Laboratorio Alte Valli - Cuore innovativo
L’abitato di San Pietro Val Lemina è situato ad un paio di chilometri da Pinerolo, sul basso di una modesta valle. Il toponimo deriva dalla primitiva chiesa dedicata a San Pietro e dal torrente Lemina, corso d’acqua che scorre in fondovalle.
Il più antico documento che fa riferimento alla Val Lemina è il testamento del Marchese Abbone, potente Governatore della Moriana e di Susa, che nel 726 fondò in Val di Susa il monastero della Novalesa.
Nel 739 Abbone fece testamento lasciando ai monaci le sue immense proprietà: tra i molti luoghi citati nell’atto figura la "cella Tollatecus" situata nel regno dei Longobardi, che gli studiosi identificano con Talucco, in alta Val Lemina.
In seguito il territorio passò ai Savoia e nel 1064 la Contessa Adelaide promosse la fondazione dell’abbazia di Santa Maria nel luogo di San Verano (attuale Abbadia Alpina), assegnando ai monaci benedettini una congrua dote di terre contigue, tra cui la Val Lemina, dove gli abati eressero una cappella attorno alla quale si sviluppò l’abitato di "San Petrus de Limina".
Rimane molto poco della storia di San Pietro: i suoi archivi sono andati dispersi a varie riprese nel corso delle guerre che hanno coinvolto il pinerolese. Fino al XVII secolo l’alta valle era abitata da famiglie valdesi, che furono poi in gran parte scacciate nelle successive persecuzioni religiose, soprattutto nel 1655.
Nel 1536, Francesco I Re di Francia invase il Piemonte, il Duca di Savoia Carlo III non aveva sufficienti mezzi per contrastarlo ed il 5 aprile 1536 anche Pinerolo capitolò. I francesi se ne andarono solo nel 1574 ma tornarono ancora nel 1630, quando il Cardinale di Richelieu occupò il Piemonte: il pinerolese e la Val Chisone rimasero francesi fino al 1696.
Nel 1693, durante le operazioni di assedio contro la piazzaforte francese di Pinerolo, le truppe alleate di Vittorio Amedeo II di Savoia occuparono l’abitato di San Pietro: durante i combattimenti la valle fu devastata, il paese incendiato e la chiesa distrutta insieme ai documenti che conteneva.
San Pietro rimase feudo degli abati fino al 1748, anno in cui Pinerolo fu elevata a sede episcopale e tutte le parrocchie dell’abbazia di Santa Maria passarono sotto la giurisdizione di G. Battista d’Orliè, primo vescovo di Pinerolo.
Per secoli l’economia della zona restò basata essenzialmente sull’agricoltura ma nell’ottocento le risorse erano poche e molti abitanti emigrarono in terre lontane in cerca di lavoro.
Solo dopo la seconda guerra mondiale si vide un rilancio dell’economia locale, nel pinerolese si stabilirono importanti industrie e San Pietro divenne una ricercata località residenziale; parallelamente la parte alta della valle, un tempo coltivata, venne progressivamente abbandonata: da decenni è ormai coperta di fitte foreste e gran parte delle frazioni più lontane sono disabitate oppure occupate saltuariamente da villeggianti.
La chiesa di San Pietro e Paolo
La Chiesa Parrocchiale, dedicata ai Santi Pietro e Paolo, è in assoluto la più antica di tutta la valle. Fu fatta costruire dai monaci benedettini della Sacra di San Michele e la sua presenza è menzionata in un documento del 1 marzo 1131 del conte di Savoia Amedeo III, in quanto chiesa alle dipendenze dell’abate dell’Abbazia di San Verano.
Il 1 agosto 1693 l’esercito piemontese della Lega di Augusta provocò gravi danni alla chiesa e alla attigua casa canonica costruita nel 1640 (pare su antico cenobio/monastero del 1200).
Nel 1703, data tuttora leggibile sul primo pilastro entrando a sinistra, iniziarono i lavori di ricostruzione della chiesa nell’aspetto in cui la vediamo ora, in stile barocco, a tre navate e con la navata sinistra più ampia.
Sopra il coro un quadro di Edoardo Calosso raffigura l'Assunta ed ai lati dell'Altare maggiore ci sono due dipinti del pittore Baretta: la Madonna con il Bambino e l'Ultima Cena.
Attorno alla Madonna sono dipinti i Santi protettori della Parrocchia ai quali sono dedicate cinque cappelle rurali: San Bernardo, San Giovanni e San Rocco si trovano sulla strada che porta a Talucco, quella di San Grato è situata sulla strada che va a Prà Martino, quella di San Defendente è sulla strada di Costagrande.
Il monumento ai “Piemontesi nel mondo”
Il "Monumento ai Piemontesi nel Mondo", collocato in Piazza Piemonte e fortemente voluto dall’associazione che porta il suo nome, è il simbolo dell'emigrazione piemontese.
L’opera dello scultore Gioachino Chiesa venne inaugurata il 13 luglio 1974 e rappresenta tre figure asciutte, due uomini e una madre che regge in braccio il piccolo. Visi scavati, senza sorriso, ma pieni della dignità che solo il lavoro può dare.
I due uomini sono impegnati nella fatica quotidiana: uno scava la terra con un badile, l'altro lavora la pietra. La donna sta fra loro, in piedi. Le tre figure sono appoggiate ad una base i cui contorni ricordano la geografia del mondo; il tutto poggia su di un blocco di cemento la cui forma simboleggia la prua di una nave.
Accanto al monumento dei Piemontesi nel Mondo si possono vedere le targhe in bronzo donate dalla citàa di Cordoba (Argentina) e dalla Regione Piemonte.
Il MONUMENTO AI CADUTI
Posizionato accanto alla scalinata che dal Cimitero raggiunge la Chiesa Parrocchiale, ricorda i cittadini di San Pietro che hanno sacrificato le loro vite per permetterci di vivere in libertà e democrazia. Il monumento fu costruito nel 1968 dall'artista Gioachino Chiesa di Bra.
LA FONDAZIONE CHIARA RASETTO
La struttura, che un tempo ospitava una colonia estiva ed ora diventerà un centro per chi vuole vivere la malattia oncologica in modo sereno, è in via Frassati, una strada tranquilla che porta nei boschi.
“La Casa di Chiara” nasce dal ricordo di Chiara Rasetto, che nel 2010, a soli 35 anni, è mancata a causa di un tumore.
Sulla montagna che abbraccia la città è stata inaugurata una grande opera figurativa in bronzo dell’artista braidese Gioachino Chiesa, una statua in bronzo alta circa 4 metri che rappresenta la poetica trasformazione da donna ad angelo, ulteriore dimostrazione della capacità e sensibilità artistica dello scultore.
Testi tratti dai siti del Comune di San Pietro Val Lemina (Roberto Rochon) e Pro Val Lemina, immagini di Sergio Spolverato.
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