Laboratorio Alte Valli - Cuore innovativo
Perosa Argentina, annunciata dalla sagoma della chiesa di San Genesio e del suo campanile, si trova alla confluenza del torrente Chisone con il Germanasca, e quindi all’imbocco della valle omonima.
Qui, su una rocca morenica residuo delle glaciazioni dell’era quaternaria, intorno al Mille sorse un borgo fortificato, centro motore di un nucleo abitato che si è andato espandendo col passare dei secoli.
Il termine Perosa deriva dalla parola peira, che in lingua occitana significa "pietra", Argentina ricorda invece che anticamente esistevano delle miniere di argento sulle pendici del Monte Bocciarda: tre pietre d'argento campeggiano infatti anche sullo stemma comunale. Attualmente una pista forestale, che si origina dalla borgata Serre La Croce, conduce alla località dove erano presenti le miniere. Sulla stessa pista si incontra la suggestiva Fontana degli Alpini ed in zona sono presenti delle incisioni rupestri.
Di Perosa si fa cenno per la prima volta in un documento dell’8 settembre 1064, con il quale la contessa Adelaide, vedova di Oddone di Savoia, concedeva all’abbazia benedettina di Santa Maria di Pinerolo, da lei fondata, tutti i diritti di sovranità feudale e di proprietà fondiaria sulle valli di Perosa e di San Martino.
Il piccolo villaggio era guardato da un castello e nel mezzo, già allora intitolata a San Genesio, vi sorgeva la chiesa, retta da un benedettino dell’abbazia di Pinerolo.
Alla morte di Adelaide scoppiarono dissidi tra grandi feudatari, abbazie e monasteri della regione subalpina. Ne approfittò Tommaso I di Savoia per rientrare in possesso degli antichi dominii della famiglia, compresa Pinerolo di cui fu acclamato signore.
Alla fine del XIII secolo la presenza valdese doveva costituire un fatto tutt’altro che trascurabile, se nel 1297 si decise di inviare a Perosa un inquisitore. Minacce, multe, confische di beni, torture non diedero tuttavia i risultati sperati tanto che, novant’anni dopo, nel 1387, l’inquisitore Antonio di Settimo lamentava che molti abitanti del luogo non solo aderivano all’eresia ma addirittura la diffondevano nelle valli vicine.
In questo periodo (1301-1418) i principi d’Acaja, ramo cadetto dei Savoia, con le armi e con i matrimoni estesero il loro dominio su quasi tutto il Piemonte, facendo di Pinerolo la capitale del loro Stato. Perosa aveva ottenuto nel corso del XII secolo di organizzarsi in comune rurale sotto la sovranità dell’abate di Santa Maria: gli Acaja confermarono gli statuti e le antiche consuetudini.
Tormentata terra di confine, oggetto di continua contesa fra Delfini e Savoia, la valle subirà soprattutto nel corso di secoli le tragiche conseguenze della rivalità franco-sabauda: trentotto anni di dominazione francese ad opera di Francesco I e trionfale ingresso a Pinerolo di Emanuele Filiberto, il 1° gennaio 1575.
L’insediamento in valle delle missioni cappuccine, allo scopo di porre un argine al diffondersi della religione riformata, e le persecuzioni di Carlo Emanuele I relegarono la popolazione valdese alle terre sulla destra del Chisone e la costrinsero, in parte, all’emigrazione in paesi lontani, con la conseguente nascita in Germania del villaggio di Perouse, nel comune di Rutesheim.
Perosa venne assediata per due volte dalle truppe francesi: nel 1592 dal Lesdiguières, sceso in valle per rintuzzare gli ambiziosi tentativi sabaudi di occupazione della val Pragelato (appartenente alla Francia fino al Bec Dauphin, quale eredità dei Delfini), e nel 1630 dal cardinale di Richelieu in persona, deciso ad impadronirsi del Monferrato e a contrastare le pretese dinastiche di Carlo Emanuele I su quelle terre.
Oggetto di particolarissima attenzione per la loro posizione strategica, delle fortificazioni perosine oggi non ne rimangono che pochi resti. Borgo fortificato munito di “buone e alte mura” dai duchi sabaudi, nel 1696 Perosa fu restituita ai Savoia, ma alla condizione che ne venisse completamente demolita la cittadella.
La stessa sorte era toccata nel 1601 al forte di San Giovanni, geniale opera di Ascanio Vittozzi, fatto costruire appena quattro anni prima sul roccione di Bec Dauphin, l’antico confine tra Delfini e Savoia.
Tornata ai Savoia, Perosa fu mantenuta come luogo munito fino all’occupazione napoleonica del 1796 (terza dominazione francese) e successivamente, con la Restaurazione, divenne parte del Regno di Sardegna, seguendone le sorti fino all’Unità d’Italia.
Nel 1928 i comuni di Meano e Pomaretto furono soppressi e aggregati al comune di Perosa Argentina.
Si dice che Perosa Argentina sia il luogo d'origine dell'attore francese Fernandel, indimenticato interprete di Don Camillo che, portato neonato in Francia, sarebbe stato registrato come nativo di Marsiglia per ottenere la cittadinanza francese. In borgata Coutandin, sui resti di una casa abbandonata, una targa ricorda la sua possibile nascita in quel luogo.