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Il mulino del Piano, noto come mulino Varesio, affonda le sue origini nel tardo medioevo. L’anno in cui fu impiantato ed iniziò a funzionare è ignoto, ma di certo precedente alla costruzione della cinta muraria, risalente alla seconda metà del XIV secolo. Il fabbricato si affaccia sulla strada pedonale che percorre il centro di Bussoleno, corrispondente ad un tratto dell’antica via francigena.
Il mulino, unitamente a Casa Amprimo, sede della locanda quattrocentesca della Croce Bianca, e alla vicina Casa Aschieri, forma un complesso monumentale d’indubbia rilevanza storica, che fu oggetto di studio da parte di Alfredo D’Andrade che usò Casa Amprimo e Casa Aschieri come modello per il Borgo medievale del Valentino, realizzato a Torino per l’Esposizione generale del 1884.
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Il mulino del Piano fu di proprietà dei signori feudali fino al 1797, quando l’ultimo Marchese di Bussoleno lo cedette, insieme ai diritti sulle acque che lo alimentavano, al Comune di Bussoleno, che non lo gestì mai direttamente ma lo diede in affitto. Nei locali del mulino ebbe anche inizio l’era dell’elettricità a Bussoleno: la Ditta Ajnardi e Garrone vi installò infatti nel 1890 una centralina elettrica per l’illuminazione pubblica del centro del paese.
Tra la fine dell’Ottocento ed i primi del Novecento Michele Varesio (1859-1929) affittò il mulino di Bruzolo e poi nel 1905 quello di Bussoleno, che condusse fino al 1911, quando si spostò a Condove. Il figlio di Michele, Secondo, nel 1913 ritornò a Bussoleno ed affittò il mulino che gestì fino alla morte nel 1949, apportandovi notevoli migliorie: sostituì le vecchie macine con nuove macine francesi La Fertè , fece costruire, in sostituzione delle tre ruote precedenti, un’unica grande ruota idraulica di ferro a cassette del diametro di 4 m. ed aprì nei locali attigui una nuova attività di falegnameria.
All’inizio degli anni ’20 Secondo iniziò a progettare e costruire macchine per mulini, e nel 1930 acquistò dal Comune il mulino, i locali adibiti all’attività artigianale e l’abitazione di servizio. Alla sua morte, nel 1949, il figlio Giuseppe, riprese la gestione del mulino, che per qualche anno era stata affidata al cugino Camillo. Progettò e realizzò il nuovo mulino pneumatico a cilindri (laminatoi), un impianto industriale moderno ed efficiente al passo con i tempi. Negli anni ’70 avvenne l’ultima ristrutturazione: per sopperire alla cronica carenza d’acqua della canalizzazione integrò la forza motrice con un potente motore diesel.
L’attività del Mulino Varesio cessò definitivamente l’11 maggio 1988, dopo oltre ottanta anni di gestione familiare e tre generazioni di mugnai: Michele, Secondo e Giuseppe, che morì improvvisamente il 17 giugno dello stesso anno.
Il Mulino Varesio di Bussoleno è ora diventato un Museo, che inizia con una saletta dedicata all'acqua, da cui si possono osservare la ruota del mulino in movimento e la turbina funzionante, da cui si raggiunge il cuore storico del fabbricato: tre piani in cui si possono osservare tutte le componenti originali del mulino ligneo.
Testo tratto da: Il Mulino Varesio, Storia di un mulino e della sua comunità, di Sergio Sacco e Dino Varesio.
Maggiori informazioni possono essere scaricata da questa pagina del sito del Comune di Bussoleno.
Indirizzo
- Mulino Varesio
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