Laboratorio Alte Valli - Cuore innovativo
C'è un filo comune che lega gli archi rampanti della Sacra di San Michele, la parrocchiale di San Giovanni di Avigliana, la precettoria di Sant'Antonio di Ranverso, Casa Aschieris e la locanda della Croce Bianca di Bussoleno, la fontana di Oulx e quella di Salbertrand, nonchè il Borgo e la Rocca medievale di Torino (nella foto sopra al titolo la ricostruzione di Casa Aschieris all'interno del borgo).
Già, perchè i primi portano la firma di Alfredo d'Andrade, l'architetto portoghese che dette un importante contributo al territorio piemontese e valsusino, gli altri lo hanno ispirato nella costruzione del Borgo Medievale del Valentino a Torino. Un puzzle architettonico che si compone di molteplici pezzi, disseminati qua e là ma ben evidenti a chi li voglia e li sappia scoprire.
Il Borgo Medievale del Valentino visto dal Po
Alfredo Cesar Reis Freire de Andrade, più noto come Alfredo d'Andrade, nacque a Lisbona il 26 agosto 1839. Nel 1912, tre anni prima della sua morte, avvenuta a Genova il 30 novembre 1915, ottenne la cittadinanza italiana. A soli 6 anni iniziò a frequentare lo studio del pittore ed incisore spagnolo Trifon de Avilez e, anche se il padre lo mandò in seguito a Genova con il fratello Julio per introdurlo nel mondo degli affari, dimostrò immediatamente una certa propensione all'arte ed alla vita intellettuale.
Nel 1855, durante l'esposizione universale di Parigi, rimase estasiato dalle opere del paesaggista svizzero Alexandre Calame. L'anno dopo, sempre in compagnia del fratello, fu stregato dalle perle della nostra penisola: Civitavecchia, Roma, Napoli e Firenze. Fu costretto a tornare in patria a causa di un grave problema di salute, ma nel 1857 rientrò a Genova e da lì in poi alternò molti soggiorni all'estero ad altri rientri nella cittadina ligure.
Fu proprio a Genova che, nel 1861, entrò a far parte di un gruppo di pittori, i Grigi, che riproducevano dal vivo paesaggi naturali. Alla morte del nonno Bento, il padre gli permise di trasferirsi stabilmente in Italia, dove, per nostra fortuna, lasciò numerose testimonianze del suo passaggio. Dopo un breve periodo a Ginevra, Alfredo nel 1865 rientrò definitivamente in Italia, dove iniziò ad insegnare ornato e si dedicò al rilievo di edifici storici.
Fu in quel contesto che approfondì gli studi sugli edifici piemontesi, con particolare attenzione a quelli di epoca medioevale. Divenne sovrintendente alle Belle Arti di Liguria e Piemonte e diresse tuti i restauri di chiese e castelli fino al 1915: tra questi anche quello della Sacra di San Michele. Curò la realizzazione del borgo medioevale di Torino al Parco del Valentino, in seno all'esposizione generale italiana del 1884.
Chiesa del Borgo Medievale al Valentino
Si adoperò per ricreare un nucleo urbano dell'epoca rifacendosi alle esperienze architettoniche sulle quali si era documentato in quegli anni. Prese casa Aschieris e la Locanda della Croce Bianca di Bussoleno come modello per alcune abitazioni, mentre per la chiesa del borgo si ispirò alla parrocchiale di San Giovanni ad Avigliana ed alla precettoria di Sant'Antonio di Ranverso. Per le fontane invece, assieme a numerosi altri riferimenti, il modello sono state quelle di Oulx e Salbertrand.
Fontana quadrangolare nel Borgo Medievale del Valentino, ispirata a quelle dell'alta valle
Dal 1872 al 1911, per il d'Andrade fu un continuo fiorire di incarichi di prestigio, nomine, recuperi, restauri, che lo portarono a più riprese in giro per l'Italia. Nel 1911 si dedicò ai lavori di restauro della Sacra di San Michele: l'abbazia necessitava infatti di un consolidamento della parete sud della chiesa.
Il risultato dei lavori, ultimati soltanto nel 1937, lo possiamo vedere uscendo dallo Scalone dei Morti: una volta superato il Portale dello Zodiaco ora incontriamo gli imponenti archi rampanti da lui progettati.
Il terrazzino con gli archi rampanti alla Sacra di San Michele (foto di Franco Borrelli)
A fine ottocento infatti l'abbazia non era come la vediamo oggi: non esisteva il terrazzo scoperto e, al suo posto, erano presenti una serie di ambienti coperti che conducevano alla chiesa. L'architetto portoghese introdusse degli elementi neoromanici: progettò la scalinata in pietra verde e gli archi rampanti, permettendo il necessario consolidamento della struttura con un suggestivo impatto visivo.
Insomma, un lungo trait d'union fatto di studio, accortezza dei lavori e senso estetico unisce la valle di Susa a Torino. Un patrimonio tutto italiano, realizzato anche grazie all'ingegno e alla competenza di un architetto portoghese.