Laboratorio Alte Valli - Cuore innovativo
Per diciassette anni, in vecchiaia, visse a Sangano Giuseppe Filippi, operatore Lumière, un uomo dalla vita avventurosa.
Nato in una povera famiglia in provincia di Cuneo, svolse diversi lavori e si appassionò alla fotografia. Entrato in contatto con il torinese Vittorio Calcina, uno dei pionieri della cinematografia torinese, che girò il primo film italiano, una comica, si convinse ad andare a Parigi per assistere alle prime proiezioni dei fratelli Lumière, attratto dalla nuova forma di spettacolo e dalle sue enormi potenzialità.
Fu addirittura tra i 33 prescelti per assistere alla prima al Grand Café del Boulevard des Capucines di Parigi il 28 dicembre 1895.
Nel 1896 ottenne dai due francesi un apparecchio per impressionare la pellicola, stamparla e poi proiettarla, e iniziò a girare in vari teatri per le dimostrazioni. Tra i suoi primi lavori i “Bagni di Diana”, “Pompieri in azione” e “Piazza del Duomo”, tutti ambientati a Milano, dove risiedeva. Riguardo al primo, si tramanda che le scene girate in una piscina ora non più esistente, al termine della proiezione venissero fatte vedere al contrario, suscitando ilarità perché si poteva ad esempio vedere una persona che si era tuffata risalire “volando” sul trampolino.
Filippi ottenne il titolo di “Reale cinematografo” e si spostò in tutta Italia per far conoscere il nuovo strumento, allora chiamato “la macchina dei sogni” ottenendo un crescente successo di pubblico. Riprese anche Papa Leone XIII.
Ma la fascinazione per la novità non dura molto, così Filippi emigrò in Brasile ricominciando a girovagare per riprendere scene di vita quotidiana e poi proiettarle, passando di città in città. Si trasferisce poi in Argentina e successivamente in Martinica, dove filmò l’eruzione di un vulcano. Era una specie di ambulante del cinematografo.
Giuseppe Filippi: Bagni di Diana a Milano (Lumière).
In una lettera dall’America Latina scrisse: “Sempre in qualità di primo pioniere del Cinema, emigrai in Sud America dove nel 1904 offrii in un teatro di Buenos Aires un primo saggio, sia pure empirico, di cinematografia parlata; voglio dire, un film sincronizzato con un fonografo da me posto dietro lo schermo”. In pratica anticipò di molto l’avvento del sonoro, che arriverà soltanto nel 1927.
Tornato in Italia nel 1905, si spostò nuovamente a cercar fortuna in Inghilterra e Francia, fino a stabilirsi nel 1939 a Sangano. Un episodio viene tramandato dal parroco Don Giovan Battista Gioana: grazie al suo inglese fluente, durante la Seconda Guerra Mondiale Filippi riuscì a salvare otto prigionieri inglesi da un rastrellamento tedesco, istruendoli su come fuggire.
La grande attrice Sophia Loren lo andò a trovare nella sua casa di Sangano nel 1955; un articolo de La Gazzetta del Popolo titola “Commosso abbraccio della Loren al vecchio operatore di Lumière”.
Nel testo si legge: “Il vecchio Papà del Cinema e la giovane stella che il cinema ha reso celebre, teneramente si abbracciano, mentre i popolani storditi applaudono attoniti”.
Morì nel 1956 a 92 anni. La sua tomba, sulla quale c’era scritto “Pioniere del cinema”, ora non c’è più, ma il Comune di Sangano ha in programma la valorizzazione della sua figura.
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