Laboratorio Alte Valli - Cuore innovativo
Erano gli inizi degli anni settanta quando il Wwf e il Parco nazionale d'Abruzzo lanciarono il primo progetto di salvaguardia del lupo: gli esemplari rimasti erano appena un centinaio e la possibilità che la specie si estinguesse era concreta.
Dopo aver quasi rischiato la scomparsa, la popolazione italiana di lupo da alcuni decenni è in fase di espansione: si stima che vi siano circa 2000 esemplari di questo animale, distribuiti non solo lungo l’intera dorsale appenninica ma anche sulle Alpi. Qui hanno guadagnato man mano spazio procedendo negli anni verso nord, insediandosi stabilmente ormai da qualche decennio anche in Valle di Susa.
Le nuove aree occupate dal lupo, predatore per eccellenza di cinghiali e cervi, si sono allargate anche in zone finora poco esplorate come pianure e vallate, oggi fortemente abitate, con conseguenti incontri tra uomo e lupo sempre più frequenti.
Uno studio coordinato dall’ISPRA (Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale) ci dice che nel periodo che va da 2006 al 2012 la popolazione di lupi occupava il 18,04 per cento del territorio nazionale, mentre i dati preliminari dei sei anni successivi indicano una percentuale del 23,02%. Quasi un quarto del Paese, quindi, sarebbe interessato dalla presenza del lupo.
Un trend in costante crescita, in particolar modo in Piemonte, dove si contano circa 450 esemplari, sempre più abituati alla presenza dell’uomo. Il dilemma quindi è: “noi umani dovremmo abituarci a convivere con il lupo?”
Anche in Valle di Susa il problema esiste: è diventato sempre più frequente incrociare, anche vicino alle case, i resti delle loro predazioni. Qualche settimana fa le telecamere del Comune di Meana hanno addirittura sorpreso due lupi che, alle 2,30 di notte, terminavano la cattura di un capriolo nella piazza del paese (qui il video publicato dal “Quotidiano Piemontese”).
Arvier invece, paesino valdostano di 900 anime a 760 metri di quota, per qualche ragione ancora sconosciuta è stato eletto da un branco di lupi come luogo ideale dove trascorrere qualche tempo in compagnia dell’uomo, trotterellando sulle strade del paese, vicino alle case, e intimorendo gli abitanti del luogo (questa volta il video è di "Gazzetta Matin"). Insomma, in alcune parti della penisola la convivenza sembrerebbe ormai divenuta realtà.
Ma l’uomo deve aver paura di incontrare un esemplare di questa specie?
Pur dovendo sempre considerare il lupo come un animale selvatico dal quale è opportuno mantenersi a distanza, di norma esso è un animale schivo ed sfuggente. Solitamente non attacca l’uomo, non lo riconosce come possibile preda, bensì come una minaccia da cui allontanarsi velocemente.
Dunque, in caso di incontro con l’uomo, nella maggior parte dei casi si dilegua senza manifestare alcun comportamento di aggressività e senza palesare alcun interesse. Ciò vale sia per lupi solitari che per gli esemplari che fanno parte di un branco.
Da una recente indagine condotta su scala mondiale, emerge che negli ultimi 400 anni gli attacchi da lupo all’uomo sono eventi molto rari, e che la loro incidenza è quasi nulla negli ultimi 100 anni. La gran parte degli attacchi è da attribuirsi a specifiche situazioni: ossia quando l’animale viene in qualche modo provocato dall’uomo. Il Parco Nazionale del Gran Paradiso specifica che non ci sono state aggressioni gravi da parte di lupi nei confronti di umani negli ultimi 188 anni in tutto il Nord-Italia: “Facendo un paragone sono invece 50-70.000 le persone morse dai cani ogni anno, addirittura 8 sono state uccise nel 2008, secondo quanto riferito dal Ministero della Salute”.
Lupo e cerve (foto di Batti Gai).
La possibilità di incontrare un esemplare di lupo sui sentieri della nostra Valle è comunque possibile, ed è per questo che è bene seguire alcune norme di comportamento, per poterci godere al meglio questo spettacolo della natura senza arrecare disturbo all’animale: non avvicinarsi, evitare urla o altri rumori, evitare di seguirlo, non cercare in nessun modo di interferire con la sua azione di caccia.
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Aspetto ben diverso, invece, è quello relativo al bestiame degli allevatori, che lamentano in modo importante le problematiche relative alla presenza sempre più massiva di questa specie.
In conclusione, quindi, è bene sottolineare come i numeri dimostrino una tendenza in forte crescita, soprattutto per quanto riguarda le presenze registrate vicino ai centri urbani. Parrebbe, dunque, che dovremmo abituarci a convivere con il Lupo, al pari del cinghiale o di qualunque altro animale selvatico, senza giudicarlo eccessivamente pericoloso per l’uomo, ma facendo ben attenzione al nostro ed al suo comportamento.