Laboratorio Alte Valli - Cuore innovativo
Il Papaver rhoeas, comunemente noto come papavero comune o rosolaccio, è una pianta erbacea largamente diffusa in tutta Italia, che cresce nei campi e sui bordi di strade e ferrovie ed è una infestante dei cereali (la foto sopra il titolo è di Alexia Panizza).
È una pianta annuale, alta fino a 80 – 90 cm e con il fusto eretto e coperto di peli rigidi che, se tagliato, emette un liquido bianco.
Tre diversi stadi del fiore di Papavero: bocciolo, fiore, frutto (Fonte: Wikipedia).
I boccioli sono verdi a forma di oliva e penduli, mentre il fiore è rosso, con petali delicati, spesso macchiato di nero alla base in corrispondenza degli stami di colore nero. La fioritura avviene in primavera, da aprile fino a metà luglio: la fragilità dei petali è tale che restano sulla pianta poco più di un giorno, ma una pianta vigorosa può produrre durante l’estate più di 400 fiori in successione!
Papaveri e insetto (foto di Fulvio Giorgi)
Il papavero comune è parente stretto del papavero da oppio, da cui si estrae la morfina. Petali e semi possiedono leggere proprietà sedative: contengono infatti degli alcaloidi (il principale è la rhoedina). Un tempo un infuso fatto con i petali della pianta veniva somministrato per indurre un sonno migliore; oggi però questa pratica è sconsigliata in quanto gli alcaloidi presenti sono blandamente tossici.
Nonostante il suo colore (gli insetti non riconoscono in maniera efficace il colore rosso) è una pianta molto visitata dalle api, che vi raccolgono abbondante polline dall'insolito colore grigio scuro.
Il papavero in cucina
Le foglie giovani della pianta in varie zone del mondo vengono utilizzate crude oppure preventivamente sbollentate come gli spinaci, e contribuiscono alla composizione di zuppe o insalate.
In Friuli per esempio il cespo di foglie che si sviluppa attorno alla radice all'inizio della primavera, quando la pianta è ancora poco sviluppata ed è lontana dalla fioritura, viene consumato lessato ed eventualmente saltato in pentola come verdura nota sotto il nome di "confenòns".
La pianta giovane, che non abbia emesso il fusto fiorale, si può consumare cruda, soprattutto le foglie, tagliata sottile e frammista ad altre verdure, per fare insalate condite con sale, succo di limone e olio di oliva, che in Veneto sono chiamate "rosoina" o "pevarel".
Anche in Salento le piantine tenere sono consumate sotto il nome di "paparina fritta", sbollentate e passate in padella in un soffritto di aglio con l'aggiunta di olive nere (celline) alcuni gherigli di noce ed aromatizzate con buccia d'arancia e barbe di finocchio.
In Romagna sono conosciute con il nome di "Rosole", utilizzate in cucina triturate finemente e lasciate macerare sotto sale, come ripieno al famoso "Crescione" o "Cassone" (o Cascione).
Papaveri e Sacra (Foto Giuliano Sibille)
Nella tradizione e nell’arte
Nel mondo anglosassone il Papaver rhoeas è tradizionalmente dedicato alla memoria dei soldati caduti in battaglia durante la prima e la seconda guerra mondiale. Ad esempio, in Regno Unito, durante il Remembrance Day, è diffusa la tradizione di appuntare un papavero rosso all'occhiello.
A questa simbologia è collegato anche il richiamo ad un campo di papaveri rossi che Fabrizio de André fa nel testo della canzone La guerra di Piero, che racconta appunto di un soldato che muore sul campo di battaglia: “Dormi sepolto in un campo di grano /non è la rosa, non è il tulipano /che ti fan veglia dall’ombra dei fossi /ma sono mille papaveri rossi”.
Al simbolo del papavero rosso è legata la locuzione "alto papavero", che sta a indicare una personalità altolocata o di potere. Il modo di dire deriva dall'aneddoto raccontato da Tito Livio: Sesto Tarquinio chiese al padre, Tarquinio il Superbo, consiglio su come impossessarsi di Gabii. Il re rispose con un'allegoria, recidendo i papaveri più alti del giardino nel quale aveva accolto il messaggero inviato dal figlio.
Un campo di papaveri rossi è un richiamo all'occhio che è impossibile ignorare. Molti pittori e fotografi hanno cercato di cogliere e riprodurre la sensazione di stupore che si prova davanti alla brillantezza del rosso del papavero. Famosi sono i verdi campi di grano dipinti dai macchiaioli e dagli impressionisti: Claude Monet, ad esempio, dipinse più volte questi fiori nei suoi quadri.
Claude Monet, I papaveri (Les Coquelicots), 1873.