Laboratorio Alte Valli - Cuore innovativo
Ed eccoci al Domaine Christian Binner, famiglia di vignaioli alsaziani dal 1770. Christian si definisce un vigneron naturale ed è grazie al confronto con lui ed i suoi collaboratori che abbiamo potuto chiarire i nostri dubbi riguardo le differenze sostanziali tra vino biologico, vino biodinamico e vino naturale. Mentre qui per i consumatori queste tre tipologie sono ben definite, in Italia ci sembra che troppo spesso non ci sia chiarezza e venga tutto racchiuso nella parola “bio”. Per chi ne vuole sapere di più, consigliamo questo link.
Insieme a Pierrick, Christian e Philippe, i collaboratori di Binner, siamo subito partiti con i lavori all'aria aperta. Ci hanno spiegato in maniera simpatica, ma sempre molto professionale, quali sono le attività necessarie in vigna in questa stagione: dalla revisione del filare (sostituzione pali, controllo fili etc…) alla legatura dei tralci.
Abbiamo avuto anche la fortuna di lavorare fianco a fianco con Christian Binner, che ci ha insegnato a potare le piccole viti di due-tre anni: lavoro molto interessante e di grande responsabilità, perché determina la crescita futura della pianta. Christian ci ha, inoltre, spiegato come utilizza tisane di diversi tipi di erbe, fiori, olii essenziali di agrumi e preparati a base di siero del latte per il fogliame e le tecniche del sovescio con leguminose e del corno-letame per nutrire il terreno e le piante.
È stato molto bello scoprire che anche il padre di Christian a suo tempo è stato uno sperimentatore, che ha ideato un tipo di taglio, per tutti in azienda “taille Binner”, che, in base al vitigno, alla resa che si vuole ottenere e alla tipologia di terreno, può essere usato in alternativa al “Guyot double”.
Il taglio "Binner" (a sinistra) e quello classico “Guyot double”
Binner ci ha inoltre coinvolti in un'esperienza didattica e divertente: la degustazione con la commissione per l’assegnazione della denominazione AOC Alsace Grand Cru. Una tipologia di degustazione per noi completamente nuova: qui l’obiettivo non era quello di scoprire nuovi vini da proporre ai clienti, ma di giudicare alla cieca i vini che meritano la denominazione AOC Alsace Grand Cru valutandone tecnica, materia e tipicità.
Ci ha stupito il fatto che, durante i vari dibattiti sui vini, sia emerso come anche qui i vignaioli, soprattutto quelli più anziani, stentino a riconoscere la tipicità in un vino naturale. Molti sono ancora abbagliati dalla tecnologia, arrivata negli anni ottanta, che permette di semplificare il lavoro in vigna grazie al diserbo con il glifosato e all’utilizzo di pesticidi, di avere un vino tutti gli anni uguale, una maggiore produzione e la sicurezza di stabilizzare il prodotto nel tempo. Ciò rende per loro difficile accettare i profumi e sapori autentici dei vitigni senza le alterazioni dovute all’utilizzo massiccio di additivi e tecnologie in vigna ed in cantina (solfiti, lieviti selezionati, aggiunta di zuccheri, acidificanti, tannini, filtrazioni e temperature stabilizzate etc… ).
Ovviamente in questi giorni non abbiamo solo lavorato e non ci siamo fatti mancare la scoperta di locali interessanti a Colmar: l'enoteca “La sommelière” e la vineria “L’un des sens”, dove si può veramente trovare e condividere la passione per i “vins nature”.
Altra grande esperienza è stato l’avere l'onore di conoscere il vigneron Pierre Frick, un punto di riferimento nel mondo dei vini naturali ed un personaggio molto interessante per il suo approccio alla vita, oltreché alla vigna. Ci ha stappato una ventina di bottiglie e, come già sapevamo, i suoi vini sono sempre incredibilmente buoni e privi di difetti.
Abbiamo concluso la settimana con una visita all’azienda “La grange de l’oncle Charles”, dove la giovane età dei produttori si incontra con la vecchia tradizione vinicola: Jerome e Yan, dal 2014, lavorano le vigne con il solo aiuto dei loro cavalli.
La loro azienda, che lavora in maniera assolutamente naturale, è sempre ricca di personaggi curiosi poiché i loro aiutanti sono spesso Wwoofeurs, come noi, che arrivano da tutto il mondo.
Prossimo obiettivo? Degustazioni da altri due produttori simbolo dell’Alsazia: Bruno Schueller e Patrick Meyer. Cin-cin!