Laboratorio Alte Valli - Cuore innovativo
Sicuramente, nell’inverno appena concluso, avrete usato poco guanti, sciarpe e cappelli. Anche senza necessità di statistiche, infatti, ognuno di noi ha percepito le anomalie termiche che hanno interessato non soltanto l’intera penisola italiana, ma anche zone abitualmente più gelide quali Russia e Scandinavia.
Nimbus, il sito ufficiale della Società Meteorologica Italiana, ci dice che si è trattato, per quanto riguarda il nord Italia, dell’inverno più caldo mai registrato nell’arco del periodo di osservazione iniziato tra Settecento ed Ottocento, con una media delle anomalie compresa tra i +2° C ed i + 6° C.
Se si prende in esame l’intera penisola, invece, l’inverno italiano più caldo dal 1800 è stato registrato nel 2006/2007.
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La causa di questo rialzo termico è da ricercare nei persistenti anticicloni contraddistinti da aria calda subtropicale, che si sono posizionati sull’Europa meridionale, persistendo più a lungo che in passato tra Spagna ed Italia. Intanto, nella parte settentrionale del continente, profonde depressioni atlantiche originavano drammatiche tempeste, tra cui ricorderete Ciara (o Sabine per l’istituto di Meteorologia dell’Università di Berlino), che ha segnato, dal 9 all’11 febbraio 2020, molte nazioni dal Regno Unito alla Slovenia, lasciando sul campo danni consistenti ed anche alcuni morti.
Tornando al nord Italia, per quanto concerne le precipitazioni si evidenzia una marcata siccità concentrata su gennaio e febbraio 2020, meno evidente se si esamina il trimestre da dicembre a febbraio, falsato dalle persistenti piogge dicembrine.
Il record di inverno più tiepido, che era appannaggio del 2006/2007, è stato pressoché battuto quasi ovunque, e sono molto alti gli aumenti rispetto alla media del periodo 1981-2020. Ad Aosta la temperatura media di questo inverno è stata di 4,1°C, con uno scarto di +2,9 °C sulla media degli ultimi 40 anni, così come a Torino (7,2°C, scarto di +2,7 °C) e Moncalieri (6,3 °C, scarto di +2,8 C)
La serie delle temperature medie invernali a Torino conferma il primato di caldo, con media stagionale di 7,2 °C che supera il precedente del 2006-07 (7,0 °C). La linea grigia rappresenta la media mobile calcolata su un periodo di 9 anni (Grafico da Nimbus)
Gli inverni italiani quindi proseguono sulla rotta già intrapresa da tempo e stanno diventando sempre più tiepidi: le temperatura minime assolute registrate nel nord Italia non scendono mai oltre i -5°. Nella nostra valle, poi, i frequenti episodi di foehn caldissimo hanno contributo ad accentuare la già preoccupante anomalia termica.
All'eccezionalità dell'inverno 2019-20 hanno contribuito le temperature nettamente sopra la media di febbraio, quando l'anomalia termica è stata ulteriormente accentuata da frequenti episodi di foehn caldissimo. Storico l'evento del 3 febbraio 2020 in Piemonte (27 °C nel Torinese!), ma punte di tepore esagerato si sono avute anche il 10-11 e 24 febbraio.
Purtroppo il trend, esaminando i grafici, è in crescita. Una vera manna per chi trema all’idea di affrontare la stagione invernale, ma non altrettanto per la salute e le colture. Le fioriture precoci che tutti abbiamo modo di notare sono la testimonianza di una preoccupante situazione che si ripercuote su più fronti. Il deficit pluviometrico di inizio anno, così come anche le precipitazioni nevose, quasi assenti in pianura, non sono un buon segnale.
Fortunatamente, sulle Alpi oltre i 1500 metri, nel tardo autunno si è depositata un’abbondante coltre nevosa, che ha resistito al tepore invernale. Mostrando una situazione ben differente da quella dell’inverno 2006-2007 dove l’arco alpino, anche a 2 mila o 2 mila 500 metri, era totalmente privo di innevamento.
La conca di Bardonecchia dopo l'abbondante nevicata di inizio dicembre 2019 (Foto Consorzio Turismo Bardonecchia)
Gli appassionati di meteorologia e di statistiche possono trovare l'intero approfondimento su Nimbus, il sito ufficiale della Società Meteorologica Italiana: Inverno 2019-2020, tra i più caldi al Nord Italia