Laboratorio Alte Valli - Cuore innovativo
Anche quando le temperature scendono bruscamente, capita di vedere mucche al pascolo lasciate all'aperto (sopra al titolo in un'immagine di Gilbert Pilloud scattata al Moncenisio): dall'avvistamento dei bovini al tam tam sui social per denunciare il maltrattamento degli animali, esposti al rigore invernale, il passo è breve. Eppure, non potendo chiederlo alle dirette interessate, ci siamo documentati per fornire una risposta a chi si chiede se agli allevatori sia improvvisamente dato di volta il cervello nel lasciare le bestie esposte al freddo.
"Le mucche possono essere tenute costantemente al pascolo anche durante l'inverno – recita una direttiva dell'Unione federale svizzera di Berna datata addirittura 2003 – perchè, grazie al pellame che le ricopre, esse sopportano bene anche temperature sotto lo zero, a condizione però che il freddo non sia combinato a pioggia e vento".
(Foto di Marco Cicchelli)
Talvolta può essere sufficiente una siepe fitta a garantire il riparo idoneo, senza che sia obbligatoriamente necessario garantire un ricovero artificiale. Vento ed umidità non fanno bene agli animali, ma per evitare eccessivi allarmismi basti dire che i tori da ingrasso, in giornate fredde ed asciutte, sopportano temperature che possono arrivare anche a 30 gradi sotto zero. Non vedrete i bovini sulle piste da sci, nè in Svizzera nè in Italia, ma sappiate che il contatto con la neve non li danneggia, sempre che non sia continuo e possano scegliere autonomamente di ripararsi all'asciutto alla bisogna.
Su questo tema abbiamo chiesto un parere al veterinario santambrogese Dario Fracchia, esperto di bovini, che ben esplica la funzionalità dell'organismo animale. "Il bovino è un ruminante: uno dei quattro stomaci di cui dispone, che si chiama rumine, va immaginato come una caldaia di circa 200 lt di capienza, nella quale, a seguito dei processi fermentativi del foraggio con cui l'animale si è alimentato, si sviluppa una impressionante capacità di caldo. La grande massa corporea ed il cuoio di rivestimento del corpo, riducono al minimo la dispersione di calore. Il bovino, infatti, patisce il caldo ma non il freddo".
Mucca, piuttosto perplessa, al Moncenisio (Anna Gelmetti)
Ovviamente, questo ciclo di "riscaldamento autonomo" avviene quando il rumine è pieno. L'animale deve pertanto essere ben alimentato: "Con una buona alimentazione – prosegue Fracchia – il bovino sta molto meglio all'aperto che chiuso in una stalla. Ma si tratta di un discorso che non è limitato alle mucche: anche i ruminanti selvatici quali caprioli e camosci, che oltretutto devono procacciarsi il cibo e quindi si trovano costretti a nutrirsi di erba gelata, grazie ai processi chimici del rumine di cui sono dotati, svernano con successo pur vivendo all'aperto".
Sbagliato fare eccessivo allarmismo, quindi: anche se noi umani percepiamo il fastidio del freddo sulla nostra pelle, gli allevatori che lasciano gli animali all'aperto non lo fanno per perfidia, ma perchè conoscono il funzionamento dell'organismo bovino e la sua resistenza anche a temperature ben sotto lo zero.