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Ogni anno a inizio febbraio ritorna a Mompantero “Fora l’Urs”, tradizionale manifestazione ricca di significati ma dalle origini incerte.
Questa antica leggenda narra di un barbaro dalle sembianze di un orso che, giunto alle pendici del Rocciamelone, terrorizzava le popolazioni locali. Il barbaro, catturato dai cacciatori ed addomesticato con il vino, dopo aver ballato con la ragazza più bella del paese si sarebbe poi integrato con gli abitanti.
Questo episodio è interpretabile come metafora della vittoria della primavera (la ragazza più bella del paese) sull'inverno (l'orso).
Ma si pensa anche che i festeggiamenti, celebrati il 1 febbraio in onore di Santa Brigida (Patrona di Mompantero), in concomitanza della ricorrenza cristiana della Candelora, potrebbero derivare da quelli in onore della divinità pre-cristiana Brigit, di origini irlandesi.
IL PROGRAMMA 2024: 2-4 febbraio, a Mompantero è tempo di "Fora l'ours"
Il nome Brigida è infatti tipicamente celtico e significa “persona eccelsa, splendida, meravigliosa”. Santa Brigida, la seconda patrona dell'Irlanda assieme al vescovo san Patrizio, ricevette lo stesso nome di una delle più potenti divinità pagane: la Dea Brigit infatti era la dea del fuoco, le cui manifestazioni erano il canto, l'arte e la poesia, che gli irlandesi consideravano la fiamma della conoscenza.
Un ulteriore significato della manifestazione è poi legato al proverbio "Se l'urs u büta fora 'l paiùn a soé / a'nt l'invern tornoma a intré": Se l’orso mette fuori il suo "paiùn" (la paglia su cui dorme) ad asciugare / nell'inverno torniamo ad entrare.
Secondo questo detto, se il giorno della manifestazione il tempo sarà bello, e il sole seccherà la paglia, allora l'inverno si protrarrà ancora per 40 giorni. Se al contrario la paglia non seccherà, la primavera non tarderà ad arrivare.
La sera prima della festa lungo il paese si snoda un percorso enogastronomico, denominato "Mingia e Beiva" (mangia e bevi), che permette di rifocillare i cacciatori prima che partano per la caccia all'orso.
Ricercato tutta la notte dai cacciatori, il giorno dopo l'orso, rappresentato da una persona con un costume di pelli di capra, accompagnato dalle note della banda musicale viene condotto in catene nella piazza principale. Durante il tragitto lancia urla tremende, la cui eco è amplificata dall'imbuto usato per somministrargli il vino, con cui si cerca di abbassare le sue difese.
Una volta che l'animale sarà reso inoffensivo, potrà infatti danzare con la più bella del paese, prima di essere nuovamente liberato sulle pendici montane.
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Fondamentale è anche la figura dei cacciatori: dettano i tempi del ballo e partecipano alla vestizione dell’orso, e sono gli unici a conoscere l’identità del personaggio travestito da orso.
Per perpetrare questa tradizione di generazione in generazione, nel 2011 si è costituito il "Comitato dei cacciatori dell'orso", associazione che sovrintende alla riuscita della festa in tutti i suoi aspetti.