Laboratorio Alte Valli - Cuore innovativo
In Val Sangone ci sono segreti custoditi meglio che al Pentagono: non sono informazioni militari, ma le coordinate dei posti in cui nascono i funghi, tramandate di padre in figlio con il divieto assoluto di rivelarle a persone estranee alla famiglia. Dietro il terzo castagno, di fianco a quel preciso tappeto di muschio, sotto quell’altro preciso ciuffo di erica: ricordi di infanzia, imprinting fin da bambini, conoscenza e cura del bosco.
Il fungo è stato scelto ormai da quarant’anni come il prodotto tipico di eccellenza di Giaveno, che ama definirsi la sua “capitale”, e “Fungo in festa” ha ottenuto dalla Regione Piemonte il titolo di Fiera regionale, accanto alla Sagra del Peperone di Carmagnola e alla Fiera del Tartufo di Alba.
Giaveno è l’unica città piemontese ad avere una fiera regionale dedicata al fungo, che si svolge la seconda domenica di ottobre.
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“Stiamo lavorando molto sul prodotto fungo affinché diventi davvero il nostro marchio caratteristico e faccia distinguere e riconoscere la nostra Città – afferma il Sindaco, Carlo Giacone – Il riconoscimento regionale è il punto di approdo di tanto lavoro svolto in passato, ma anche il punto di partenza per obiettivi e traguardi ancora più alti. Abbiamo un prodotto di eccellenza che deve essere valorizzato sempre più, in modo da diventare volano di sviluppo economico e attrattiva per i nuovi tipi di turismo”.
I "bulajur"
I bulajur sono persone strane: si svegliano all’alba e si fiondano nei boschi, con qualsiasi tempo atmosferico, magari persino prima di andare al lavoro. Figure nere, al buio, con pastrani vari, alcuni incappucciati, si muovono con fare cospiratorio nei boschi, in compagnia soltanto di bastoni. Sono silenziosi e circospetti, cercano la solitudine assoluta, cambiano strada quando incontrano un loro simile: sembra la trama di un film horror.
Qualcuno, negli anni d’oro, prendeva le ferie proprio in autunno, per dedicarsi alla ricerca. Altri ne hanno fatto in un certo senso “lavoro”, anche numerose donne. Può essere una passione smisurata, è stata anche una grandissima risorsa economica.
Perché il fungo di Giaveno è così rinomato? Semplice: perché è davvero buono. Perché i boschi sono generosi: certo, dipende dall’annata, ma la particolare combinazione di terreno, componente arborea, esposizione fa della Val Sangone un territorio speciale per la crescita dei funghi, in particolare dei porcini. Nell’Atlante dei Prodotti Agroalimentari Tradizionali del Piemonte (PAT) nella categoria “Funghi delle vallate piemontesi” si legge: “I funghi venduti e ricercati al mercato di Giaveno sono perlopiù porcini, chiaro, moro o estivo a seconda della stagione. Sulla piazza giavenese si vendono anche le “garitule”, in italiano i finferli, le “famiole”, in italiano chiodini, e il “mùtun”, in italiano grifola frondosa”.
I porcini sono rinomati da secoli, e sono denominati Fungo Porcino di Giaveno per distinguerli da quelli di altra provenienza che non hanno le stesse caratteristiche organolettiche. In archivio comunale è conservata una ricevuta del 1628, a pagamento di una ragazza di Giaveno che aveva portato funghi alla famiglia Savoia; nell’Ottocento ci fu il massimo di sviluppo con i primi copiosi carichi destinati a Torino e il mercato di via della Breccia, poi spostato in piazza Molines.
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Il mercato negli anni è stato regolamentato. I venditori devono aver seguito corsi appositi, e c’è anche un micologo esperto, che certifica la commestibilità (e offre anche gratuitamente consulenze ai privati). I bulajur devono inoltre dichiarare che il fungo è di provenienza locale.
L’Unione dei Comuni Montani Val Sangone ha predisposto anche un voucher giornaliero per la raccolta dei funghi, che permette anche a chi non vuole fare la tessera per tutta la stagione di poter raccogliere i funghi con la sicurezza di aver pagato la propria quota e di evitare le multe.
Il fungo, prodotto di eccellenza intorno al quale si costruisce l’identità enogastronomica della città di Giaveno e della sua valle, è il punto di riferimento per la costruzione di un mondo di sapori autentici in cui sono contemplati anche il pane (con la manifestazione Giaveno Città del Buon Pane, a inizio settembre), la patata di montagna biologica (con la manifestazione dedicata a fine settembre), il miele, i formaggi, il cioccolato e recentemente anche il vino.
Manca ancora un’industria di conservazione e con essa la possibilità di allargare il periodo in cui i turisti cerchino Giaveno per la carta a base di funghi. Forse perché quando ci sono, i porcini finiscono subito nei piatti e nei congelatori, e non ce ne sono abbastanza per pensare di metterli via in altra maniera.
A proposito di menù: i ristoratori sono l’anima della festa, con menù dedicati, e da qualche anno si organizza anche nella giornata conclusiva della manifestazione uno spettacolo di show cooking con cuochi stellati che preparano in piazza le loro prelibatezze a base di porcini.
La Pro loco è presente in piazza con menù degustazione a prezzi popolari.
Nel tempo sono arrivate altre novità, a costruire intorno al fungo occasioni che durino al di là della presenza fisica di Sua Maestà il Porcino.
Da alcune edizioni durante la Festa si svolge un convegno sul tema del fungo nella nutrizione, nella natura, nella salute, in cucina. Un modo per rendere culturale un momento enogastronomico.
È del 2021 la prima edizione di “Alla ricerca del fungo misterioso”, una caccia al tesoro per trovare i 24 cartelli segna-fungo posizionati su quattro sentieri: un modo per conoscere, in sicurezza, valloni da recuperare a un turismo lento, di prossimità e ambientale. Negli ultimi anni, nelle giornate della Festa si organizzano passeggiate guidate alla scoperta del territorio. .
Infine, visitabile su richiesta presso l’Ufficio Turistico, è allestito in via Stazione il Museo del Fungo che fornisce al visitatore le informazioni sul prodotto principe di Giaveno e della valle.
Aggiornamenti e info sul sito www.visitgiaveno.it
Per informazioni, Ufficio Turistico 011 9374053 infoturismo@giaveno.it