Laboratorio Alte Valli - Cuore innovativo
Il processo di industrializzazione che prese avvio nella seconda metà del XIX secolo ebbe in Valle di Susa caratteristiche importanti e peculiari, e fu favorito da diversi fattori: oltre alle agevolazioni fiscali concesse dai comuni ebbero un ruolo decisivo l'abbondanza di manodopera disponibile, la presenza di forza idraulica in grado di alimentare i macchinari e l'apertura dei trafori ferroviari.
A Sant'Ambrogio si assistette quindi nel 1871 all'edificazione di un enorme stabilimento che utilizzava il canale Cantarana, originariamente creato per fini irrigui, per generare invece forza idraulica. Nacque così su un'area di ben 10 mila metri quadri proprio ai piedi della Sacra, ad opera dei fratelli Pietro ed Augusto Bosio, l'omonima Manifattura: un imponente complesso il cui nucleo originario fu via via modificato nel tempo, come ancora oggi è evidente osservando i differenti stili architettonici che si riscontrano nell'insediamento.
Alla fabbrica, composta da quattro corpi a due piani con tetto a due falde, intervallati da tre corpi più bassi a tetto piano, si aggiunse nel 1924 un ulteriore edificio ad un piano solo, realizzato in mattoni rossi, che venne adibito a magazzino.
Nello stesso anno fu edificata una torretta in cotto a vista, alta circa 15 metri, situata a ridosso della statale e avente la funzione di segnalare la fabbrica ai viaggiatori. Fu realizzata richiamando lo stile neogotico dello stabilimento, era decorata con lo stemma del maglificio e sormontata da un grande orologio, con una campana il cui suono serviva per avvisare le maestranze dell'inizio e della fine del turno di lavoro. Fu abbattuta nel 1984.
Il Maglificio in una foto del 1906
Nella Manifattura il cotone entrava a bordo di camion per poi essere filato ed utilizzato nella tessitura delle maglierie od impiegato nella produzione dei cucirini (ossia di filati per cucire). Ma ci fu un periodo in cui parte del ciclo produttivo fu anche destinato alla realizzazione di teli tenda per i soldati.
Nel 1889, 18 anni dopo la sua nascita, la Manifattura Fratelli Bosio occupava 550 donne e 150 uomini. Era equipaggiata di 130 telai meccanici e 20 manuali, 2 caldaie a vapore, 2 motori a vapore ed altrettanti idraulici, in grado di garantire una potenza di 125 cv. La produzione giornaliera era di 1500 kg di maglie di cotone, di cui il 50 per cento prendeva la strada dell'estero.
Numeri destinati in breve tempo a crescere, come testimonia la documentazione storica che attesta, nel 1896, l'impiego di 1000 dipendenti ed una forza complessiva di 300 cv vapore, in grado di permettere la produzione di circa 18 mila articoli al giorno. Nel 1884, all'esposizione di Torino, la Manifattura Bosio ottenne due medaglie d'oro per i suoi tessuti e per le migliorie apportate alla fabbricazione dei telai. Nel medesimo contesto anche il suo direttore, Alessandro Neveux (che la coordinerà con impegno e competenza dal 1872 fino al 1905, data della sua morte), fu insignito di una medaglia d'oro.
La riconoscenza di Sant'Ambrogio nei confronti dei fratelli Bosio e del cavaliere Neveux fu testimoniata anche dal conferimento, nel dicembre del 1891 ai fratelli Bosio e nell'ottobre 1895 a Neveux, della cittadinanza onoraria santambrogese. Ad Alessandro Neveux verrà anche dedicato un busto, ancora oggi visibile nel giardino pubblico di via Caduti per la Patria, a breve distanza dall'insediamento produttivo, ma in una nuova dislocazione rispetto a quella originaria.
Busto dedicato a Neveux a Sant'Ambrogio e la Torretta (abbattuta nel 1984)
Dopo la morte di Augusto Bosio, avvenuta nel 1910, l'azienda divenne società anonima F.lli Bosio (1920), e riassunse nuovamente la denominazione di Manifattura F.lli Bosio nel 1942. Poi il nome mutò in Italtecsil e Italtexil (1953), ma le congiunture di mercato, gli scontri tra dipendenti, sindacati e proprietà, oltre ai numerosi furti di merce interna, la condannarono alla chiusura.
Di tanto fasto ed esperienza oggi resta l'edificio, via via abbandonato dai vari insediamenti produttivi che si sono avvicendati al suo interno. Tra questi ricordiamo la Itom, nota azienda produttrice di moto, che vi operò dal 1957 al 1975, e l'Imperia, produttrice degli omonimi macchinari per la pasta.
Attualmente, in una porzione dell'immobile di proprietà privata, è situato un birrificio artigianale, quasi a voler raffigurare una sorta di trait d'union con il passato, visto che Augusto e Pietro Bosio erano i figli di Giacomo Bosio, birraio svizzero trapiantato a Torino.
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Ma la volontà di restituire l'immobile agli antichi splendori, con il sogno di farlo nuovamente divenire cuore pulsante della comunità, non è stata accantonata. Recentemente il Comune di Sant'Ambrogio, di concerto con la proprietà, ha lanciato un progetto volto a puntare nuovamente l'attenzione su quella che fu una delle prime realtà industriali valligiane a superare, per notorietà e competenza, i confini nostrani. Valicandoli fino a raggiungere l'America, l'India e la Cina, oltre a conquistare numerosi conferimenti collezionati, con orgoglio e merito, nel tempo.
Dal gran diploma ottenuto all'esposizione di Melbourne (1880), alle medaglie d'oro di Milano (1881), Torino (1884), Palermo (ben 15 nel 1896), Genova (1892), Bordeaux (1895), Amsterdam, (gran diploma 1895), Guatemala (1897) e, infine, la gran medaglia d'oro di cui la Manifattura F.lli Bosio fu insignita nel 1900 alla grande esposizione di Parigi.
Medaglie che appartengono al passato, ma sfavillano ancora nel ricordo di maglie, mutande, corpetti, camicie, costumi ed altri articoli, nati dall'operosità dell'industria di Sant'Ambrogio. Industria che, con il suo logo raffigurante un'ancora sormontata dalla sigla MFB, ha lasciato il segno in gran parte del mondo.