Laboratorio Alte Valli - Cuore innovativo
A guardarlo oggi transitando dinnanzi al suo ingresso principale, lo stabilimento delle ex Officine Moncenisio di Condove, già società Anonima Bauchiero, non dimostra i suoi anni. Eppure, fu fondato oltre 100 anni fa, nel settembre 1906, da Fortunato Bauchiero, di origini astigiane ma studente a Susa, cui è dedicato il viale cittadino.
La fabbrica nacque per produrre materiale rotabile, che fino ad allora veniva acquistato in gran parte dall’estero. Favorita dalla nazionalizzazione delle ferrovie appena attuata e dal conseguente programma di sviluppo, la "Bauchiero" seppe in breve tempo conquistare un posto di primo piano nella produzione del materiale ferroviario, anche destinato all'esportazione. Suoi iniziali azionisti furono una cinquantina di soci. Per convincere i proprietari, piuttosto restii a concedere i propri terreni per la realizzazione della fabbrica, Bauchiero promise che i primi operai assunti sarebbero stati proprio loro. E mantenne la parola data.
Nella primavera del 1906 iniziarono quindi i lavori di realizzazione dell’insediamento. Dapprima sorsero i capannoni destinati alla produzione e, mentre questi erano già in funzione, in virtù delle numerose commesse già acquisite nel campo del materiale ferroviario, i muratori lavoravano a fianco degli operai per completare la fabbrica.
Nei primi anni, accanto ai veicoli ferrotranviari e ed ai loro componenti, si costruivano carri per trasporti su strada e carrozzerie per autobus. Nel corso della prima guerra mondiale la società si occupò inoltre di produrre aerei: Saml/Aviatik B.I, Pomilio Pd e Saml S2, prodotti in 600 unità, assieme ad altro materiale bellico, come gli affusti su ruote, le torpedini per il blocco marittimo e boe telefoniche per i sommergibili. Queste ricche forniture militari attirarono l’attenzione, tanto da portare ad un’inchiesta per frode, ma Fortunato Bauchiero e la società ne uscirono indenni.
Nel 1917 da Condove uscì anche la vettura Temperino, prodotta per l’omonima azienda canavesana (nella foto l'esemplare esposto al Museo dell'Automobile di Torino).
Lo stabilimento condovese ebbe positive ricadute anche per il paese: Bauchiero, nella tradizione del capitalismo illuminato ottocentesco, fece di tutto per sviluppare il tessuto urbano locale. Dotò Condove di case per gli operai e villette per il personale amministrativo, di poliambulatorio e mensa aziendale, scuole professionali e dopolavoro. La Moncenisio ebbe anche una squadra di calcio che militò in terza divisione.
La fabbrica trasformò ben presto Condove in un centro industriale di grande importanza. Nella loro massima espansione le Officine Moncenisio coprivano un’area di circa 170 mila metri quadrati, e davano lavoro ad oltre 1200 operai. Lo stabilimento era alimentato da un impianto idroelettrico di proprietà, anch’esso costruito durante la gestione Bauchiero utilizzando un bacino che serviva anche da riserva idrica in caso di incendio.
Conclusa la guerra, le competenze acquisite nel settore aereo furono destinate alla riparazione e trasformazione di aerei presso il campo volo acquisito nella zona di Orbassano. E nel 1918, di concerto con la ditta Farina, di Torino, lo stabilimento condovese realizzò il caccia sperimentale Adamoli -Cattani. Nello stesso anno l’azienda cambiò nome, divenendo Officine Moncenisio già Anonima Bauchiero, denominazione che l’azienda utilizzò per essere quotata in borsa, tra il 1920 e il 1943.
Lo stabilimento della Moncenisio nel 1940
Inizialmente, il trasporto delle materie prime e dei vagoni, dalla fabbrica alla stazione, avveniva tramite i cavalli, cui venivano agganciati i carri. In un secondo momento fu realizzato un binario di raccordo, che rese obbligatoria anche la realizzazione di un nuovo ponte in cemento armato sulla Dora.
Nello stabilimento, che per i condovesi fu sempre “la Monce”, furono realizzate le carrozze per la ferrovia Ciriè - Lanzo e per la Aosta - Pré Saint Didier, i carri merci per la Intra - Premeno e le ferrovie del Sud Est. Per quanto concerne i tram, a Condove furono fabbricate le motrici della rete tranviaria di Cagliari e le due carrozze costruite per la funicolare Como-Brunate, senza dimenticare i tram articolati (serie 2500 e 2800) dell’Atm di Torino.
Durante la seconda guerra mondiale la fabbrica entrò a far parte del gruppo Falck, e nuovamente ricevette numerose commesse militari. Negli anni ‘60, pur essendo tra i più grandi stabilimenti metalmeccanici valsusini, iniziò una fase di declino, che sembrò risolversi tramite commesse giunte dall’estero (Romania, Polonia e Unione Sovietica): nel 1965 ottenne così un finanziamento di 700 milioni dall’Istituto mobiliare italiano. Tuttavia nel 1971 lo spettro della crisi si paventò, e l’azienda dovette chiedere la cassa integrazione per 450 dipendenti.
La produzione fu riconvertita, destinandola alla costruzione di macchinari per maglierie e calze, ma nonostante ciò l’azienda dovette arrendersi al fallimento, la cui istanza fu presentata a giugno del 1974.
Parte dello stabilimento fu allora affittato alla Egam, Ente gestione attività minerarie, che ribattezzò l’insediamento Moncenisio Matec. Nel 1977 esso fu ceduto alla Teksid Siderurgica, facente parte del grupppo Fiat, e fu riconvertito alla produzione di acciai speciali. Passò poi in seguito alla Vertek, del gruppo Lucchini.
Recentemente lo stabilimento è stato acquisito da un altro marchio storico del panorama industriale valsusino, il gruppo CLN: fondato da Mario Magnetto a Caselette il gruppo è oggi uno dei protagonisti internazionali nel panorama mondiale dell’acciaio e dell’assemblaggio di componenti per l’industria automobilistica.
Lo stabilimento della Moncenisio passò alla storia anche per un altro motivo: nel gennaio del 1971 gli 850 operai dell'epoca approvarono un documento contro l'assunzione di eventuali commesse militari. La Moncenisio aveva smesso da tempo di avere commesse di questo genere, ma la presa di posizione, unanime, fu significativa: “La Gazzetta del Popolo”, ne diede notizia a pagina 3 del giornale che andò in edicola 15 gennaio 1971 a firma di Piero Bianucci, allora giovane giornalista.
Impossibile che tanta storia non venisse tramandata ai posteri: dalle pubblicazioni librarie alle rappresentazioni teatrali, la Monce ha fatto spesso parlare di sé.
Negli scorsi mesi è stato realizzato un docu-film a cura del Valsusa Filmfest per la regia di Luigi Cantore, intitolato “Noi siamo figli della Monce. Storia e storie di una fabbrica paese del Novecento”. L'opera cinematografica, che ha coinvolto un gran numero di attori e figuranti di Condove e dei paesi vicini, verrà proiettata in anteprima venerdì 3 e sabato 4 luglio 2020, all'interno dello stabilimento Magnetto Wheels di Condove, storica sede delle Officine Moncenisio.
"I condovesi di oggi - afferma un comunicato del Valsusa Filmfest - sono un po' tutti figli e nipoti delle Officine Moncenisio. Le esistenze di tante famiglie hanno ruotato per anni intorno alla vita della fabbrica, ed i loro tempi sono stati scanditi, ancor più che dall'orologio, dal suono della sirena che faceva aprire e richiudere il grande portone di Via Torino, dove entravano ed uscivano i lavoratori e le lavoratrici, come il soffio d'aria di un "mantice" che li aspirava ed espirava a ritmo regolare. Il 3 e 4 luglio gli spettatori del film accederanno alla proiezione proprio da quello storico portone".
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