Laboratorio Alte Valli - Cuore innovativo
Il cormorano in Italia un tempo nidificava soltanto in Sardegna ma ora è diffuso quasi ovunque. Nelle nostre valli questo uccello acquatico si può osservare facilmente nel Parco dei Laghi di Avigliana, specie nella zona del Rio Freddo, sulle sponde del Lago Piccolo, dove verso l’imbrunire grandi colonie di cormorani si raggruppano sugli alberi che hanno eletto a dormitorio.
In Italia è presente il cormorano comune (Phalacrocorax carbo sinensis), dalle grandi capacità migratorie, in grado di spostarsi anche di 2 mila km dal luogo di origine.
Lungo da 80 centimetri fino a raggiungere al massimo un metro, pesa poco più di 3 kg e mezzo e vanta un’apertura alare compresa tra 120 e 150 centimetri. La sua livrea è scura, praticamente nera, con testa e collo contraddistinti da piccole penne bianche, che scompaiono durante l’inverno. Gli esemplari giovani hanno parti inferiori biancastre, destinate a scurirsi verso il secondo anno di vita.
Cormorano al lago piccolo di Avigliana (Alessandro Serafino).
Quando insegue le prede in acqua, il cormorano è particolarmente rapido. Grazie alle sue zampe palmate, che gli permettono grande slancio, ed alla coda utilizzata alla stregua di un timone, cambia destinazione con estrema agilità. Può immergersi a grandi profondità, raggiungendo anche i 9 metri, in virtù di una capacità respiratoria che gli permette apnee fino a un minuto e mezzo.
Si nutre di pesce e ha una vista eccezionale
L’alimentazione del cormorano è esclusivamente ittica e spesso pesca le prede in gruppo. Ogni giorno mangia circa mezzo kg di pesce, catturato a pochi metri dalla superficie agguantandolo con l’uncino posto in in cima al suo becco.
La pesca lo impegna per minima parte della giornata, nemmeno il 20 per cento. Subito dopo, l’uccello risale in superficie e ingoia la preda intera: si nutre di lucci, trote, persici, anguille, ma predilige barbi, cavedani e carpe.
Se il pesce è particolarmente grosso viene adagiato sul terreno e fatto a pezzi con il becco per evitare problemi durante l’ingestione, che potrebbero portare al soffocamento.
Nei suoi paraggi spesso si vedono i gabbiani, pronti ad approfittarsi del cibo altrui. Infatti, se disturbati durante la digestione, i cormorani rigurgitano il contenuto del loro stomaco, in genere spine e squame non ancora digerite, di cui i gabbiani sono molto ghiotti.
Cormorano intento ad asciugarsi le ali (Elio Pallard).
Il cormorano vede molto bene sia in volo che sott’acqua, grazie al suo occhio protetto da una sorta di terza palpebra trasparente, chiamata membrana nittitante. Il suo piumaggio permeabile a causa dell’atrofia della ghiandola uropigea, che in altri uccelli secerne un olio protettivo impermeabilizzante.
Per questo, una volta uscito dall’acqua, deve sostare con le ali ben spiegate per fare asciugare penne e piume. Quello che potrebbe sembrare un difetto diventa un’agevolazione in fase di immersione: l’aria resta infatti trattenuta fra le piume e l’uccello non viene sospinto verso l’alto.
Tanto agile in acqua, è piuttosto goffo in fase di decollo, a causa delle sue zampe arretrate. Animale gregario non solo durante la pesca, vive in colonie che durante la fase riproduttiva arrivano a contare centinaia di coppie ed è piuttosto abitudinario, tanto da svernare generalmente nelle stesse aree, spesso anche sullo stesso albero.
Decollo del cormorano al lago Orfù di Oulx (Giorgio Dalla Valle).
Non è raro vedere gruppi di cormorani riuniti nei pressi di specchi d’acqua e fiumi, così come è facile individuare, durante la notte, i dormitori, ovverosia grappoli di uccelli posati sui rami degli alberi dove restano dal tramonto fino a notte fonda. In questi dormitori si manifestano le gerarchie, con maschi adulti che hanno supremazia su femmine e giovani non ancora maturi sessualmente.
Quando si alzano in volo, gli stormi si dispongono a cuneo: così facendo la scia dell’uccello alla guida del gruppo, che turna regolarmente, agevola la percorrenza.
Parate nuziali per mettere su casa
I primi cormorani raggiungono l’Italia a gennaio: spesso è ancora inverno quando avviano le loro parate nuziali, propedeutiche all’attività sessuale che avviene alle soglie della primavera, tra marzo e aprile.
In questo periodo il piumaggio acquisisce sfumature brillanti dal riflesso verde, porpora o bronzo, differente a seconda dell’esposizione al sole. Sulla testa e sul collo compaiono piume biancastre: il cormorano indossa quella che viene chiamata livrea nuziale e, emettendo lunghi richiami, attira l’attenzione della femmina.
Cormorano in livrea nuziale (Batti Gai).
Piega la testa ripetutamente all’indietro, lasciando penzolare le ali. La femmina si avvicina e lo imita: durante l’accoppiamento il maschio apre il becco e pizzica all’interno il collo e il becco della compagna, dopodiché avviene la toeletta reciproca.
Il nido viene preparato sugli alberi o nei canneti, vicino agli specchi d’acqua dove c’è disponibilità di cibo. Il maschio procura il necessario, la femmina lo allestisce e continuerà ad occuparsene anche dopo la prima deposizione.
Frequentemente i nidi vengono riutilizzati e non è raro vedere cormorani litigare per il loro utilizzo: nelle colonie i nidi sono spesso molto vicini gli uni agli altri ed anche di dimensioni considerevoli.
Le uova vengono deposte da metà aprile fino al massimo ad inizio giugno. Ogni femmina ne depone 3 o 4, con intervalli di un paio di giorni, così che fratelli della stessa covata possono schiudersi anche con 10 giorni di distanza.
Le uova sono di colore azzurro pallido tendente al verdastro e l’incubazione dura circa un mese. I piccoli pulli saranno assistiti dai genitori fino alle 13 settimane di vita. Conclusa la stagione della riproduzione, ovvero nel mese di luglio, ha inizio la muta delle penne della coda, che perdura fino a dicembre. Il piumaggio di testa, collo e corpo muta invece prima di nidificare, ovvero da gennaio ad aprile.
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I pulcini sono molto impegnativi per i loro genitori, che si alternano nel ruolo sia per quanto concerne la cova che nella ricerca di cibo. Voraci e impazienti, i pulli vengono nutriti in media due volte al giorno. La nutrizione dei piccoli avviene con l’inserimento della testa del pulcino direttamente nel gozzo del genitore, al fine di approvvigionarsi di pesce già predigerito. L’alternanza nella cova è preceduta da una parata di saluto nella quale il partner appena giunto si fa riconoscere dall’altro.
I pulli spiccano il primo volo dopo circa 50 giorni, ma vengono accuditi e nutriti ancora per un mese, dopodiché sono indipendenti. Raggiungeranno la maturità sessuale soltanto verso i 4/5 anni, ma con l’arrivo dell’autunno saranno pronti, come i loro genitori, a migrare verso sud.