Laboratorio Alte Valli - Cuore innovativo
Il nome dice già molto di questo splendido volatile: la Ghiandaia (Garrulus Glandarius) è un uccello appartenente alla famiglia dei corvidi che osserva una dieta prevalentemente composta da ghiande. Questi frutti le forniscono circa la metà del suo fabbisogno alimentare, che viene poi completato da bacche, insetti, uova di altre specie e invertebrati.
Anche quel “Garrulus”, che corrisponde a canterino, sta ad indicare una sua vivace prerogativa: questo volatile è infatti in grado di spaventare i suoi predatori imitando il verso di altri rapaci. Non solo: la ghiandaia sa riprodurre perfettamente altri suoni e rumori, ingannando l’ascoltatore che avrà difficoltà a capire se quello che sta udendo sia il miagolio di un gatto o il pianto di un neonato.
In piemontese si chiama ël ghé, ma in vaste zone della Valle è conosciuto come ël giai (o ël giacu).
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Ghiandaia (Anna Gelmetti).
Se il suo verso è piuttosto stridulo, la ghiandaia si fa notare per il suo piumaggio variopinto. Il dorso e l’area intorno agli occhi, così come il sottocoda, sono bianchi; la parte inferiore del corpo è rosa fulva. Fronte e vertice hanno penne bianche dalla punta scura, mentre ai lati del becco tozzo e nero è posizionato un lungo mustacchio, anch’esso di colore nero, che si propaga fino al margine superiore del collo.
Scure sono anche la coda e le ali, le cui piume copritrici sono striate di un vivace azzurro ceruleo, che si alterna a bande orizzontali nere dal bordo bluastro. Le zampe sono grigio-nere, gli occhi sono grigio-azzurri, il capo è massiccio e tondo.
Queste splendide tonalità sono facilmente osservabili durante la stagione degli amori, nel mese di aprile, quando la ghiandaia si esibisce in veri e propri voli danzanti in cui il maschio corteggia la femmina proponendole del cibo, accompagnando l’offerta ad un canto piuttosto sgraziato. Rigidamente monogama, la ghiandaia si caratterizza per la stabilità dei rapporti: una volta formatesi, le coppie restano infatti insieme per molti anni, vivendo in sintonia.
"Giacu" sul fico (Francesca de Leo).
La femmina depone covate da 5 a 7 uova, che vengono accudite alternativamente dai due genitori fino alla schiusa, che in genere avviene dopo una quindicina di giorni. Una volta nati i pulli, ciechi e implumi, resteranno nel nido ancora più di un mese prima di essere in grado di spiccare il volo da soli.
Un uccello schivo, che vive fino a 1800 metri
La sua vita trascorre tra le fronde ed è difficile scovare la ghiandaia in campi aperti, a meno che questi non si trovino in prossimità di boschi dove possa rifugiarsi in caso di pericolo. Non di rado colonizza i giardini, i parchi e le aree alberate cittadine, nelle quali si addentra alla ricerca di cibo e acqua.
Lungo poco più di 30 centimetri, l’uccello ha un’apertura alare di circa 53 centimetri ed il suo peso si attesta generalmente sui 170 grammi. Ha un aspetto robusto, con testa grande e becco forte.
Le penne del vertice sono erettili: se la ghiandaia è eccitata o interessata le alza formando una cresta. Considerevole anche la lunghezza della coda, poco meno della metà dell’animale, con estremità cuneiforme.
Ghiandaia in volo (Batti Gai).
In Italia la ghiandaia è sedentaria, ed è diffusa lungo tutta la penisola, ad eccezione del Salento: abita nelle vallate alpine, dove vive fino ai 1800 metri di altitudine, ma si trova perfettamente a suo agio anche nelle zone collinari e perfino sulle isole.
D’inverno nasconde le sue provviste, specialmente ghiande, nel terreno, oppure sotto la corteccia e nelle cavità degli alberi. Ha una memoria eccezionale che le permette di ritrovare anche a distanza di tempo ciò che aveva opportunamente accantonato.
Durante queste fasi di nascondiglio l’animale presta molta attenzione a non essere osservato da altri esemplari, per evitare che i suoi rifornimenti alimentari vengano predati. I nascondigli possono anche essere a 20 km di distanza dal luogo ove la ghiandaia raccoglie il cibo, ma non avrà alcun problema ad individuarli anche in seguito.
Ghiandaia (Maria Laura Verdoia).
Proprio questa attività – tenendo conto che ogni esemplare è in grado di seppellire circa 1000 ghiande annualmente – ha contribuito alla diffusione di boschi di farnia e leccio al termine dell’ultima area glaciale.
Tra le curiosità che vedono protagonista la ghiandaia figura indubbiamente la tecnica del “bagno di formiche”, operazione cui il volatile si presta lasciando che il suo piumaggio venga ripulito dal via vai di formiche rosse.