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Ha suscitato grande curiosità e le ipotesi più svariate sulla sua genealogia la presenza di un animale particolare avvistato alle falde del Palon, sul territorio di Mompantero nella zona del Rocciamelone.
Simile ad uno stambecco, cui somiglia anche nelle abitudini, tant'è che pare essersi perfettamente integrato nella colonia in cui vive, ha il manto bianco corto ed è completamente privo di corna. Il colore candido con le prime nevicate potrebbe aiutarlo a mimetizzarsi, ma ora invece lo espone ad un facile e pericoloso avvistamento da parte di eventuali predatori.
Chi ha avuto la fortuna di vederlo lo ha definito simile ad una pecora se visto da lontano, ma più somigliante ad una capra man mano che ci si avvicina. I più fantasiosi, anche per l'eleganza con cui si muove, vi hanno scorto le sembianze di un unicorno o un incrocio con il corpo di un cavallo ed il muso di una capra.
Naturalmente c'è chi ha ipotizzato fotomontaggi creati ad arte, oppure ha tirato il ballo il dahu, mitico animale dalle zampe asimmetriche, la cui leggenda deriva probabilmente da animali come questo avvistati in tempi passati. In realtà non c'è nulla di particolarmente misterioso o fiabesco, e l'esistenza di questo animale è nota da almeno un paio di stagioni ai guardiaparco dei Parchi Alpi Cozie, tanto che una segnalazione – ci informa "Piemonte Parchi" - "è da tempo correttamente inserita nella banca dati regionale".
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La missione ricognitiva
Per indagare sull'identità dell'animale, sabato 21 novembre alcuni agenti faunistico-ambientali della Città Metropolitana di Torino, insieme al professor Luca Rossi della Facoltà di Medicina veterinaria dell'Università, hanno raggiunto la zona in cui era stato segnalato, a quasi 3 mila metri di altitudine, avvistandolo in mezzo ad un branco di stambecchi. Sono così state rese pubbliche anche le bellissime fotografie che corredano questo articolo, realizzate da Alberto Casse (Città Metropolitana di Torino), che ringraziamo.
L'ipotesi più accreditata è che si tratti di un esemplare adulto (probabilmente di 5 anni di età) di stambecco maschio affetto da leucismo (dal greco "leucos", cioè bianco). Si tratta di un'anomalia genetica che si differenzia dall'albinismo in quanto ne preserva le pupille degli occhi, che non sono rosse come negli esemplari albini e conservano la naturale pigmentazione.
Lo stambecco bianco del Rocciamelone potrebbe però anche essere un ibrido nato dall'accoppiamento tra uno stambecco e una delle innumerevoli capre domestiche che popolano la zona. Se ne saprà di più quando si potrà procedere con le analisi genetiche, ma l'ipotesi è certamente possibile. D'altronde il nome latino dello stambecco, Capra ibex, certifica l'appartenenza dei due animali alla medesima specie.
In genere gli esemplari a manto bianco vengono allontanati dal branco, per evitare che la loro grande visibilità, che permette ai predatori di individuarli facilmente, metta a repentaglio la sopravvivenza del gruppo. Questa volta invece è accaduto il contrario: lo stambecco bianco non solo non è stato discriminato, ma sembra divenuto il leader della colonia di cui fa parte.
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Il progetto Lemed Ibex, che ha visto impegnati vari enti, tra cui i Parchi Alpi Cozie, nel monitoraggio degli stambecchi su tutta l'area delle Alpi occidentali, non ha mai segnalato la presenza dello stambecco bianco durante la stagione estiva. Ciò fa presupporre che l'animale sopraggiunga solo con l'approssimarsi dell'inverno, che per gli stambecchi è la stagione degli amori. Un periodo che per lo stambecco bianco potrebbe rivelarsi complicato, poichè le competizioni amorose si disputano sempre a colpi di corna, di cui lui è privo.
In questi giorni lo stambecco bianco è diventato una celebrità del web, dove la scoperta della sua esistenza ha generato grandissima curiosità: a questo proposito la Consigliera metropolitana delegata alla tutela della fauna e della flora, Barbara Azzarà, invita gli escursionisti che volessero recarsi sul posto (quando sarà nuovamente possibile), "ad utilizzare tutte le tecniche conosciute per non creare disturbo, non solo agli stambecchi ma a tutta la fauna e la flora di alta quota”.