Laboratorio Alte Valli - Cuore innovativo
Incrociare una vipera sul proprio cammino durante un'escursione in montagna, non è certamente un incontro piacevole, anche se, specie nella stagione estiva, non è da escludere.
La vipera, serpente velenoso appartenente alla famiglia Viperidae, è un ofide caratterizzato dalla testa di forma triangolare ed a punta, ben distinta dal collo, mentre il corpo è tozzo, con la coda che si restringe bruscamente. Gli occhi della vipera hanno pupille verticali, molto simili a quelle dei gatti. Anche questa caratteristica permette di distinguerle dai serpenti innocui, quali ad esempio le bisce, che hanno invece la pupilla rotonda.
La sua lunghezza è compresa tra 70 centimetri ed un metro e le squame sono carenate, con un disegno dorsale differente a seconda della sottospecie di appartenenza, ma sempre molto simile ad uno zig-zag. Il colore può variare dal bianco degli esemplari albini al grigio, rossiccio, marrone e verde, finanche al nero negli esemplari melanici. Abitualmente vive nelle zone assolate ai margini dei boschi, nelle pietraie e zone aride, ma non è escluso di incontrarla in aree dalla fitta vegetazione o nelle praterie alpine (addirittura fino ad un’altitudine di 3 mila metri).
In queste immagini sono evidenziate le tre caratteristiche principali che ci aiutano a distinguere la vipera dagli altri serpenti, innocui, che vivono nelle nostre zone: la coda che si restringe molto bruscamente, la testa triangolare e le pupille verticali.
In Italia ne sono presenti cinque specie: la vipera comune, diffusa ovunque ad eccezione della Sardegna, il marasso, frequente nell’Italia settentrionale, la vipera dell’Orsini, presente esclusivamente sull’appennino abruzzese ed umbro-marchigiano, la vipera dal corno, diffusa nell’Italia Nord-orientale ed infine la vipera dei Walser, ospitata da un areale ristretto, dell’ampiezza di 500 kmq a nord di Biella, di cui si è avuta notizia solo ad inizio 2016.
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Il veleno è potente e simile a quello di molte specie di cobra, tuttavia la quantità secreta è molto ridotta (circa 8-20 mg) mentre la dose letale per un uomo adulto è di 40-100 mg. Non sono inusuali i cosiddetti "dry-bite" o "morsi a secco": non essendo l'uomo una preda e considerato che il veleno è un mezzo fondamentale di caccia e sopravvivenza, la vipera tende a conservarlo. La quantità di veleno inoculata, nel caso di un morso, dipende anche dalla profondità dello stesso e se questo è stato inferto attraverso indumenti, più o meno spessi. Le lunghe zanne mobili della vipera entrano nella pelle ed iniettano il veleno, lasciando sulla cute un segno di due piccoli fori ravvicinati e profondi, posti alla distanza di 6/8 mm uno dall’altro.
Cosa fare per evitare gli incontri
La vipera è un animale timido, ed abitualmente scappa all’avvicinarsi dell’uomo. Per questo si consiglia di camminare battendo con un bastone sul terreno, per annunciare la propria presenza, di calzare scarpe alte idonee alle passeggiate e, se possibile, calzettoni spessi al ginocchio.
Evitare poi di sedersi su pietraie, sassi o muretti a secco esposti al sole, che potrebbero celare la presenza di una vipera, così come di infilare le mani nelle cavità di alberi, in buchi o sotto il fogliame.
Infine, una raccomandazione utile in tutti i casi, non solo per evitare le vipere: nei boschi non si va da soli. Mai. Una persona ferita, assalita da un animale, caduta in un dirupo o anche soltanto colpita da malore, ha decisamente maggiore possibilità di salvarsi se accompagnata da qualcuno che può chiamare i soccorsi.
In media ogni anno in Italia si verificano 257 morsi di vipera. Va comunque detto che, benché doloroso ed in grado di provocare ecchimosi, nausea, vomito ed abbassamento della pressione, mediamente uno solo di questi risulta poi mortale: i soggetti più a rischio sono i bambini (a causa della massa corporea limitata) e le persone con cardiopatie e malattie debilitanti.
...e in caso di morso?
In caso di morso le cure debbono sempre essere prestate in ambiente ospedaliero, da personale qualificato. Proprio per tale motivo il siero antivipera che fino ad una quindicina d’anni fa era acquistabile in farmacia, ora non è più disponibile. Si trattava di una sorta di antiveleno in versione monodose: un kit con siringa, laccio emostatico e fialetta contenente immunoglobuline di origine equina, che non è più in commercio in quanto era alto il rischio che provocasse uno shock anafilattico, spesso più pericoloso del morso stesso.
Nell’attesa dei soccorsi, che vanno allertati chiamando il 112, il numero telefonico di emergenza unico europeo, esistono comunque una serie di provvedimenti da adottare per non complicare la situazione. Innanzitutto bisogna cercare di calmare la persona morsa, ponendola sdraiata a terra e coprendola per ridurre la dispersione di calore corporeo. Al contempo è necessario monitorarne costantemente le funzioni vitali. Il fatto di farla restare immobile è importante, in quanto l’attività dei muscoli favorisce la circolazione del veleno. Da evitare anche la somministrazione di alcolici, che sono vasodilatatori e l’applicazione di ghiaccio, non idonea in questo caso. Meglio non incidere, succhiare veleno od applicare lacci emostatici.
I serpenti, le vipere in particolare, suscitano da sempre una grande paura. Per questo su di loro circolano molte leggende, come quella delle vipere gettate dagli elicotteri per ripopolare le zone boschive, una storia assolutamente priva di fondamento ma diffusa in gran parte d'Europa.