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Incontrare un orbettino italiano (Anguis veronensis) durante una passeggiata, specialmente dopo la pioggia, non è affatto raro. Ma quello che a prima vista può provocare spavento perché ci ricorda un serpente, in realtà è un sauro appartenente alla famiglia delle Anguidae, ovvero una lucertola che evolvendosi ha perso le zampe.
Il particolare che lo accomuna alle lucertole è la perdita della coda in caso di necessità, fenomeno che si chiama autotomia. Si tratta di un metodo di difesa che gli consente di fuggire abbandonando al suolo circa il 60 per cento della sua lunghezza. La coda successivamente non si rigenera in toto, ma viene rimpiazzata da un moncone tozzo.
L’orbettino difficilmente supera i 35/40 centimetri di lunghezza, benché alcuni esemplari possano raggiungere il mezzo metro, per un peso complessivo variabile dai 30 ai 60 grammi. Inoltre si differenzia dagli ofidi, genere cui appartengono i serpenti, per la pelle più robusta, per il possesso di palpebre che si chiudono e per un numero di vertebre inferiori, oltre che per il fatto che la testa è un tutt’uno con il corpo.
Orbettino (foto da Wikipedia).
Come i serpenti, però, non ha gli orifizi auricolari visibili. La sua pelle lucida copre una struttura di placche ossee (gli osteodermi) che lo rendono più rigido nei movimenti, benché gli agevolino l’opera di scavo, giacché è solito nascondersi sotto terra.
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Diffuso in tutta la penisola italiana, l’orbettino assume colorazioni differenti a seconda dell’età e del sesso: generalmente è grigio scuro o marrone, con ventre totalmente nero, ma può avere fianchi e linea dorsale più scuri. Gli esemplari giovani sono invece forniti di riflessi argentei o dorati.
Abita zone contraddistinte da climi freschi e umidi, in special modo è a suo agio nei pascoli e nei frutteti, ma colonizza anche gli orti ed i territori nei pressi dei boschi. D’inverno si rifugia sotto terra, dove resta fino a primavera. Particolarmente longevo, può vivere fino a 50 anni.
Si credeva fosse cieco, ma non è così
Non morde l’uomo e non presenta denti veleniferi. Si nutre di insetti, lumache, vermi e lombrichi, ma anche di uova. Non necessitando di molto calore, nelle ore più calde resta riparato in cavità del terreno od in anfratti naturali, dai quali esce solo al tramonto o al mattino presto.
Un tempo si credeva che fosse cieco e più velenoso della vipera, tanto che un noto proverbio recitava: “Se l’orbettino ci vedesse e la vipera ci sentisse al mondo non ci sarebbe più nessuno”. Nulla di più falso: l’orbettino ci vede ed è molto utile per tenere lontani gli insetti e i molluschi che infestano gli orti.
Animale ovoviparo, si accoppia nel mese di maggio ed i piccoli vengono partoriti circa tre mesi dopo, da 6 a 12 per volta. Le uova si schiudono subito dopo essere state deposte: alla nascita i piccoli, già formati, sono lunghi dai 7 agli 8 centimetri; dopo tre anni avranno all’incirca triplicato la loro lunghezza e saranno già in grado di riprodursi, mentre le femmine saranno sessualmente mature dopo i 4 anni di vita. Spesso i maschi si scontrano fra di loro per conquistare il diritto ad accoppiarsi con una femmina.
Fino a una decina di anni fa si considerava l’orbettino appartenente alla specie Anguis fragilis, diffusa in gran parte d’Europa. Studi più approfonditi hanno invece permesso di accertare che gli esemplari presenti in Italia e nella Francia sud-orientale appartengono ad una specie ancora diversa, che ha pertanto assunto la denominazione di Anguis Veronensis, prendendo il nome dall’area geografica da cui provenivano i primi esemplari esaminati.
Benché sia innocuo, l’orbettino viene spesso ucciso dall’uomo senza alcun motivo, il che corrisponde a reato, essendo la specie tutelata dall’allegato 3 della Convenzione di Berna. A mettere a rischio la sua sopravvivenza sono anche i suoi predatori naturali (serpenti e mammiferi) e l’abuso di pesticidi chimici che riducono progressivamente il suo habitat ideale.
Orbettino (foto di Federico Pregnolato).