Laboratorio Alte Valli - Cuore innovativo
Questo blog ha già ospitato un bell’articolo che parla delle abitudini della vipera, e della possibilità di incontrarla sulle nostre montagne: mi farebbe piacere, sperando che a qualcuno possa interessare, approfondire un po’ l’argomento (nella foto una vipera fotografata da Dante Alpe).
I serpenti velenosi si dividono in tre grandi gruppi, a seconda della morfologia delle zanne velenifere: i Solenoglifi (viperidi e crotalidi, un tempo considerati 2 famiglie distinte, ma oggi riuniti nella stessa famiglia) sono i serpenti velenosi più evoluti: hanno zanne simili ad aghi da iniezione che, essendo ripiegabili sul palato, possono essere molto più lunghe di quelle di serpenti con zanne fisse, basti pensare che una grossa vipera del Gabon (nella foto) può avere zanne di 5 cm.
Il secondo gruppo è quello dei Proteroglifi, serpenti più primitivi, con zanne velenifere fisse nella parte anteriore del mascellare superiore, che comprende gli Elapidi (cobra, mamba, serpenti velenosi australiani) ed i serpenti marini. Il terzo è quello degli Opistoglifi, colubridi dotati di zanne rudimentali, piuttosto corte e poste molto indietro nel mascellare superiore, non scanalate, per cui tali rettili devono “masticare” sulla preda per far colare il veleno nella ferita.
Questi serpenti sono generalmente innocui per l’uomo, con alcune eccezioni: due colubridi africani, il Boomslang e il Thelotornis (serpente ramoscello), creduti innocui fino agli anni 50 perché, timidi e poco inclini a mordere, causarono la morte di due erpetologi che avevano sottovalutato l’efficacia del loro veleno, potentemente emotossico e ad azione molto ritardata, che causa imponenti emorragie.
Thelotornis capensis
A parte, poi, ci sono gli Aglifi, serpenti privi di zanne ed apparato velenifero, come le nostre Natrici, comunemente chiamate Biscie.
Parlando del veleno, e generalizzando un pochino, quelli dei viperidi sono citotossici (in grado di danneggiare o distruggere le cellule contro cui è diretto) ed emotossici (agiscono sul sangue determinando la distruzione di alcuni elementi come i globuli rossi o alterando i sistemi di coagulazione del sangue). Causano dolore violento, edema (gonfiore), a volte necrosi e cancrene, emorragie e trombosi.
Ci sono però delle eccezioni, ossia viperidi con veleni anche neurotossici, la cui tossina agisce cioè sulle cellule del sistema nervoso. I veleni degli elapidi sono generalmente di questo tipo, a volte con componenti emotossiche, mentre molti serpenti marini possiedono veleni miotossici, che attaccano cioè i muscoli.
Ma veniamo alle “nostre” vipere. In Italia sono presenti: Vipera aspis, Vipera berus o Marasso palustre, Vipera ammodytes o Vipera dal corno, Vipera ursini e, scoperta di recente come specie a sé, Vipera Walser, localizzata nel biellese e un tempo considerata una Berus.
Nella nostra Valle non mi è mai accaduto di incontrare una Berus mentre la Aspis è piuttosto comune. In particolare quella che incontriamo è la sottospecie Vipera aspis atra.
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Il colore di fondo e le macchie o striature sono molto variabili e facilitano il mimetismo, dato che la vipera è una cacciatrice abbastanza sedentaria che preferisce aspettare la preda all’agguato. La lunghezza media è di 60 - 70 cm: animali di 90 cm sono eccezionali (in tutta la mia vita la più lunga che ho misurato era di 88 cm) e quando si sente parlare di vipere di un metro o più si può essere certi che si tratta di altro serpente, per lo più la natrice tessellata, che ha pupilla rotonda anziché ellittica verticale e coda allungata e indistinta dal corpo, pur presentando colorazioni che possono far pensare alla vipera.
Vipera nella piana di Oulx
Animale ovoviviparo (donde il nome) la femmina mette al mondo (in media ogni due anni, specie in montagna) piccoli vivi e formati. La femmina, nel periodo di agosto, è ingrossata dalla gravidanza ed ha problemi ad alimentarsi (le prede dei serpenti vengono inghiottite intere, grazie alla mandibola sganciata dal mascellare che può aprirsi enormemente), oltre ad essere più vulnerabile alla predazione. Le nascite hanno luogo in settembre/ ottobre: i piccoli sono da 5 a 10, pienamente autosufficienti.
Il Veleno
E veniamo al veleno. Posto che la Aspis è animale timido e non aggressivo, i morsi possono riguardare chi le maneggia o chi mette una mano in posti dove la vista non arriva (mucchi di legna, d’erba, fessure ecc). Il veleno è una miscela complessa, con vari principi attivi (proteine, enzimi, lipidi, peptidi ecc) con azione prevalentemente citotossica (danneggiamento di cellule e tessuti) ed emotossica. Tale composizione spiega la varietà di danni e sintomi possibili: il processo di degradazione delle proteine genera vasodilatazione e aumento della permeabilità capillare, che causa edemi, caduta pressoria e possibili necrosi.
Coesiste un’azione anticoagulante (emorragie) e pro-coagulante (microtrombi), combinazione solo apparentemente paradossale. L’azione emolitica provoca distruzione dei globuli rossi, con possibile emoglobinuria (abnorme presenza di emoglobina nell'urina, che diventa scura).
Tutto ciò potrebbe far pensare ad una notevole letalità, ma nella stragrande maggioranza dei casi non è così. Innanzitutto, come per molti altri serpenti velenosi, spesso il morso può essere a scopo di dissuasione e non di predazione, in questo caso può essere asciutto (dry bite), senza inoculazione o con inoculazione di quantità modiche di veleno. Ovvio che un cardiopatico od un bimbo possono essere a rischio ma i casi mortali, di solito legati a shock anafilattico, sono piuttosto rari. Diverso è il discorso per un cane che metta il naso sull’animale: in questo caso, gli esiti possono essere ben più gravi.
In caso di morso, contrariamente a quanto spesso si legge, la prima cosa da fare è applicare un bendaggio elastico e non un laccio emostatico: trattandosi di veleno citotossico, il laccio può aggravare drammaticamente la necrosi. Bisogna ricordare che, inizialmente, la diffusione del veleno avviene soprattutto per via linfatica, più che attraverso i vasi sanguigni, ed un bendaggio ne rallenta la diffusione senza rallentare la circolazione del sangue.
Incisioni e “ciucciate” sono del tutto inutili e possono aggravare le cose: immaginate vi abbiano iniettato intramuscolo una medicina sbagliata e pericolosa, pensate forse di poterla eliminare tagliando e succhiando via il sangue? No di certo, in compenso aggravate l’eventuale emorragia e rischiate una sovrapposizione batterica che, su tessuti danneggiati, può essere disastrosa.
Il siero antivipera è raramente indicato e può causare shock anafilattico, per cui va somministrato solo sotto controllo medico.
L’infortunato va rassicurato (la paura aggrava le cose), facendo presente che le morti da vipere nostrane sono non rare, ma eccezionali, e portato al più presto in un centro medico, se possibile immobilizzando l’arto.
Bevande alcooliche sono controindicate mentre raccomanderei un richiamo dell’antitetanica (se si è a posto con la vaccinazione) oppure il ciclo completo di immunizzazione se son passati più di 10 anni dall’ultimo vaccino.