Laboratorio Alte Valli - Cuore innovativo
Diuretico, diaforetico, lassativo, antifibrillante, emetico, antinevralgico, depurativo, stimolante della secrezione bronchiale, il sambuco è consigliato in caso di tosse, riniti, infezioni delle vie respiratorie, emorroidi, stitichezza, infezioni delle vie urinarie, gotta, problemi dermatologici e molte altre affezioni. Tuttavia, oltre a molteplici proprietà terapeutiche, va consumato con grande attenzione, in quanto ha anche degli effetti collaterali, essendo una pianta altamente tossica.
Utilizzabile come infuso, decotto, tintura madre od estratto liquido, non va assolutamente assunto sotto forma di foglie e semi, che contengono sambunigrina, un glicoside velenoso. Le sue foglie ed i fiori freschi, se applicati sul derma, scatenano violente irritazioni. Appartenente alle Caprifoliacee ed originario dell'Europa e del Caucaso, il sambuco è diffuso in Italia ed in gran parte d'Europa. Cresce spontaneamente in montagna e nelle campagne e può raggiungere un’altezza che va dai 5 ai 10 metri.
Si caratterizza per fiori piccoli ed odorosi, bianchi o bianco-crema, con frutti di forma sferica, molto piccoli, delle dimensioni di una bacca, di colore nero violaceo. Il succo contenuto nelle bacche, che maturano da inizio agosto a metà settembre, nell'antichità veniva impiegato per la tintura del cuoio e delle fibre naturali o come inchiostro. I fiori si raccolgono tra maggio e giugno e vengono essiccati all'aria, divenendo giallastri e sprigionando un odore tipicamente aromatico. Dal loro distillato, cui vengono aggiunti anice, finocchio, menta, liquirizia, si ottiene la Sambuca, noto liquore digestivo.
I rami del sambuco sono rivestiti internamente da un caratteristico midollo spugnoso bianco, facilmente scavabile. Questo ha fatto sì che in passato siano stati utilizzati per realizzare dei flauti o dei giochi per bambini, come la cerbottana o una piccola arma, una sorta di fucile in miniatura, ottenuto scavando il midollo di un rametto ed inserendo al suo interno un altro rametto di dimensioni inferiori, in grado di fungere da "detonatore" per lanciare fuori una piccola pallina.
I fiori, utilizzati in erboristeria, vengono anche usati in cucina e si gustano fritti in pastella. In Sicilia, vengono impiegati quale ingrediente di un pane tipico, chiamato appunto pane con il sambuco.
I frutti vengono invece trasformati in confettura, il cui consumo deve essere limitato in quanto hanno forti proprietà lassative.
Dicevamo poc’anzi che bisogna prestare molta attenzione alla tossicità: molto simile al sambucus nigra, infatti, è il sambucus ebulus (Ebbio), ancora più velenoso: basta infatti una quantità minima per intossicare pericolosamente l’organismo. I fiori e le bacche sono simili, ma queste ultime nell’ebbio restano rivolte verso l’alto, mentre nel sambuco, arrivate a maturità, si piegano verso il basso.
La pianta però è molto diversa: mentre per il sambuco parliamo di un arbusto dal tronco lignificato, che in condizioni ottimali raggiunge i 10 metri, l’ebbio è una specie erbacea che arriva a malapena il metro e mezzo.
Anche il sabuco comunque è da maneggiare con attenzione: la pianta, ad eccezione dei fiori e delle bacche mature, contiene cianuro e vari alcaloidi, che però, stranamente, non hanno alcun effetto su particolari specie di pesci. Lo prova il fatto che le bacche vengano usate come esca per i cavedani, senza alcuna conseguenza.
Nessun problema, comunque, se si utilizzano le piante per la preparazione di confetture. La cottura contribuisce infatti alla volatilizzazione della parte tossica, evitando conseguenze problematiche derivanti dal consumo alimentare.
Sciroppo di sambuco
Se anziché sotto forma di confettura, preferite gustare una preparazione differente, vi proponiamo una ricetta di facile esecuzione, dal gusto delicato: lo sciroppo di sambuco.
Vi serviranno:
-
10 grappoli di fiori di sambuco
-
1 kg di zucchero
-
30 gr di acido citrico
-
1/2 limone
Lavate accuratamente i grappoli di fiori di sambuco, per rimuovere eventuali insetti. Nel frattempo, fate cuocere un litro e mezzo d’acqua con lo zucchero, lasciandolo sciogliere lentamente.
Fate raffreddare il liquido, poi aggiungete i fiori, l'acido citrico (lo trovate in farmacia od erboristeria) e mezzo limone tagliato a fettine.
Versate il tutto in un contenitore di vetro a chiusura ermetica e riponete in luogo fresco per una settimana. Trascorso questo tempo, filtrate con un colino con garza e riempite le vostre bottiglie, tenendo presente che lo sciroppo si conserva per 6 mesi.
La foto dello sciroppo è di Cristina Davì