Laboratorio Alte Valli - Cuore innovativo
Ha una bellezza ingannevole il fiore del colchico, pianta bulbosa perenne altamente velenosa che assomiglia al crocus.
Classificato, secondo recenti sistemi, come appartenente alla famiglia delle Colchicaceae (precedentemente era stato inserito tra le Liliaceae), il suo bulbo ha un diametro variabile tra i 5 e 12 centimetri.
Cresce bene in zone umide, dove il terreno è particolarmente ricco di humus: in primavera spuntano le foglie, grandi e carnose, di colore verde chiaro, che possono raggiungere i 30 centimetri. Durante l’estate le foglie seccano e cedono il passo ai fiori: talvolta essi sbocciano già alla fine della stagione, ma la maggior fioritura si verifica in autunno.
L’infiorescenza in genere è composta da un solo grande fiore a forma di calice che ha alla base uno stelo sottile il cui apice si divide in sei segmenti. Dallo stesso bulbo, con tempi differenti, possono germogliare altri fiori, in genere da uno a tre, fino a un massimo di 7.
Colchico autunnale (foto Anemone123 - Pixabay).
Ogni parte della pianta, conosciuta anche come falso zafferano, è tossica: contiene infatti un alcaloide che, in dosi molto ridotte, viene impiegato come farmaco per contrastare la gotta, come analgesico, antimicotico, antitumorale e per favorire lo svuotamento della bile.
Se ingerito, il colchico può provocare vomito, nausea, bruciore alla bocca, diarrea sanguinolenta, tachicardia, convulsioni, asfissia, e condurre in breve tempo alla morte. In alcuni soggetti anche solo il contatto con i fiori può scatenare irritazioni cutanee.
Non esiste un antidoto: pochi milligrammi, magari erroneamente impiegati per cucinare un risotto, possono essere letali. L’unica cosa da fare se ci si accorge di aver ingerito il colchico d’autunno è una lavanda gastrica.
Come distinguerlo da Crocus, Aglio ursino e Zafferano
Il colchico differisce dal crocus per il periodo di fioritura. I Crocus selvatici fanno capolino sulle nostre montagne alla fine dell’inverno, i colchici più diffusi (in Europa principalmente il Colchicum autunnale), sbocciano invece in autunno. I crochi sono inoltre più piccoli e dalle tonalità svariate: gialle, bianche, rosa, lilla.
Arriva l'autunno, ecco il colchico (foto Giulio Dolfini).
Il fiore del colchico è rosa-violaceo di tonalità molto tenue, molto simile a quello del Crocus sativus, una pianta esotica coltivata per la raccolta dello zafferano. Si tratta di una specie originaria dell’Asia minore, che in Italia è presente solo perché coltivata: assai raramente sono stati osservati dei casi di riproduzione spontanea.
La fioritura avviene in momenti diversi: il colchico fiorisce da agosto a settembre mentre il vero zafferano fiorisce verso la fine di ottobre-prima metà di novembre. Il fiore dello zafferano presenta tre stami, mentre il colchico autunnale ne ha sei.
Alla fioritura la pianta del colchico è priva di foglie, per cui dal terreno sporge solamente lo scapo fiorale; nello zafferano, invece, alla base del fiore sono sempre distinguibili foglie lunghe una decina di centimetri e larghe pochi millimetri.
Raccomandiamo inoltre la massima prudenza quando in primavera si va nei boschi a raccogliere l’aglio selvatico, noto come aglio orsino. Le sue foglie assomigliano parecchio a quelle del colchico autunnale e del mughetto, entrambi tossici e spesso diffusi nelle sue vicinanze.
Per distinguere l’aglio orsino dal colchico osservatene bene le foglie: le prime hanno uno stelo fine distinto dalla foglia e diffondono l’odore caratteristico dell’aglio. Le foglie del colchico, invece, crescono direttamente a partire dal tubero senza alcuno stelo e sono inodori.
Colchico in Valle di Susa (foto Mappamondo).
Una specie interessante per la genetica
In Italia crescono spontaneamente sei generi diversi di colchici, i cui semi sono caratterizzati da un esterno particolarmente appiccicoso. In tal modo, i semi aderiscono alle zampe degli animali, che li trasportano favorendone la diffusione.
Piuttosto comune nel nord della penisola, più raro sugli Appennini, è tipico dell’Europa centrale e meridionale, ma anche dell’Africa settentrionale e del Caucaso. Generalmente si insedia in colonie, anche su rilievi fino a 2100 metri di altitudine, ma trova habitat idoneo nei prati e pascoli.
Selvatico o coltivato in giardino, il colchico è un fiore di delicata bellezza che compare quando le altre tipologie floreali hanno concluso il loro ciclo vitale. Per questo è particolarmente apprezzato. In genetica agraria viene studiato perché è interessante per i molteplici processi che avvengono prima della divisione cellulare, che danno vita a fenomeni di poliploidismo, ovvero corredo cromosomico multiplo.
Le sue proprietà medicamentose erano già note in epoche remote, tanto che nell’antica medicina greca la pianta veniva impiegata per curare l’artrite.