Laboratorio Alte Valli - Cuore innovativo
L'utilizzo del vischio (Viscum Album) è molto diffuso nel periodo delle festività dicembrine, mentre baciarsi sotto un rametto appeso alla porta di casa si dice che porti fortuna e, per gli innamorati, suggelli amore eterno. La vita degli ultimi mesi è però talmente stravolta dalla pandemia che anche un gesto naturale quale lo scambio di un bacio sotto al vischio potrebbe farci infrangere le regole: per quest'anno quindi la tradizione sarà riservata ai soli conviventi nello stesso nucleo familiare.
La coltivazione del vischio è praticata per fini ornamentali: un ramoscello appeso in casa o aggiunto ad un pacco regalo contribuisce a creare una bella atmosfera natalizia, ed è un simbolo di buon auspicio.
Ma perché l’amore si celebra proprio sotto ad un rametto di vischio? La risposta è semplice: provate a staccare un rametto di vischio dal suo supporto… Ci vogliono delle forbici: con le mani è praticamente impossibile e proprio questa sua collocazione, così salda e tenace, ne ha fatto il simbolo di ciò che non può essere separato.
Sempreverde, ma solo grazie all'aiuto degli altri
Il vischio è una pianta cespugliosa sempreverde ed emiparassita, ossia che completa la sua nutrizione minerale a spese di altri vegetali. Si sviluppa sui rami degli alberi ed ha origine dai semi delle bacche trasportate dagli uccelli che se ne cibano: se le bacche cadono a terra i semi muoiono, se invece si infilano nelle fessure di un ramo danno origine ad una nuova pianta. Di solito la pianta ospite non subisce danni rilevanti, a patto che le piante di vischio non siano troppe: in tal caso si dovranno recidere i rami troppo carichi.
Il vischio predilige le piante latifoglie (querce, tigli, pioppi, meli) o conifere (pino silvestre, montano e abete) a cui sottrae azoto: pur compiendo la fotosintesi clorofilliana la pianta non è in grado di approvvigionarsi da sola di questo elemento. Ha foglie oblunghe, spesse, disposte a gruppi di 2 lungo il ramo; i suoi fiori sono gialli e l'interno delle sue bacche sferiche, di colore bianco perlaceo, è particolarmente appiccicoso e gelatinoso, tanto che in passato veniva impiegato per la produzione di colle usate nell'uccellagione.
Giovanni Pascoli descrive la bacca del vischio come "una perla pallida di muco", e proprio in virtù di questa prerogativa si usano i termini vischioso per descrivere una sostanza attaccaticcia e invischiato per rappresentare una situazione in cui si è coinvolti nostro malgrado.
Molte leggende sulla nascita di questa pianta
Provengono in gran parte dalle popolazioni nordiche le numerose leggende che identificano il vischio come portatore di fortuna e prosperità. I celti, che lo chiamavano oloaiacet, lo consideravano una pianta sacra come la quercia, donata dagli dei per proteggere da disgrazie e malattie.
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Lo prelevavano soltanto per esigenze medicamentose, seguendo un particolare rituale che prevedeva la raccolta con un falcetto d'oro, a piedi scalzi, digiuni e indossando abiti bianchi. Per i druidi il vischio, essendo una pianta curativa senza radici, era la prova che gli dei vivessero in cielo e che i loro poteri divini potessero cessare al contatto con la terra umana. Lo chiamavano pianta della luna per il colore delle sue bacche che rilucevano al buio.
Nei paesi scandinavi si narra che Balder, figlio del dio Odino e signore della luce, sia morto e poi rinato trafitto da una bacchetta di vischio, elemento da cui simbolicamente proviene in quanto il padre è identificato con l'albero cosmico Yggdrasill su cui nasce questa pianta.
Balder era stato ucciso dal dio dell'inverno su ordine del cattivo fratello Loki, invidioso di lui. Alla notizia il dolore della madre Freya, moglie di Odino e protettrice degli innamorati e dell'amore, trovò sfogo in lacrime copiose: due di queste raggiunsero il dardo tramutandosi in piccole bacche dal colore di perla.
In quel momento Balder tornò in vita e Freya, piena di felicità, iniziò a baciare tutti quanti passavano sotto l'albero su cui cresceva il vischio. Da qui l'usanza di associare il bacio sotto il vischio all'augurio di buona fortuna.
Il vischio raccolto dal nostro amico Silvano Gallino.
Nella tradizione cristiana si racconta invece di un vecchio mercante ritiratosi da solo a vivere sui monti dopo una vita trascorsa a lucrare sul proprio commercio. Solo e giunto ormai al termine della sua esistenza, una notte in cui non riusciva a dormire uscì di casa e udì delle voci che lo esortavano a seguirlo.
Non si fece pregare e si unì al gruppo di persone che lo condusse alla grotta di Betlemme. Si trovò così a mani vuote al cospetto della culla di Gesù Bambino, mentre chi lo aveva preceduto aveva portato in omaggio dei doni. Preso dallo sconforto e vinto dalla vergogna di una vita trascorsa nell'avidità, il mercante pianse a lungo davanti al bambinello. L'indomani, le lacrime sgorgate dai suoi occhi erano ancora a terra ed in mezzo ad esse spuntavano due foglie: era nato il vischio.