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In Valle di Susa forse non tutti conoscono la storia di Ilse Schöelzel, ballerina ed attrice tedesca il cui impegno nei mesi dell’occupazione nazista fu molto importante per il nostro territorio, ed in particolare per la comunità di Sant'Antonino.
Nata a Dresda nel 1914, fu prima ballerina del Balletto dell’Opera della città già a 17 anni. Conobbe l’attore e capocomico italiano Vittorio Manfrino durante una tournée, lo sposò nel 1932 a Roma e lasciò la Germania per seguirlo nei teatri italiani ed europei. Viveva a Torino con il marito, con cui nel frattempo aveva avuto una figlia, Giovanna, quando l’Italia entrò in guerra (1940). Vittorio fu costretto a sciogliere la Compagnia Teatrale, formata da una ventina di persone, ma mantenne il suo mestiere di attore seguendo le truppe al fronte e mettendo in scena piccoli spettacoli.
Vittorio Manfrino in scena con Ilse e, a destra, con Totò
Quando Torino divenne pericolosa a causa dei frequenti bombardamenti, Ilse decise di trasferirsi con la famiglia in Valle di Susa, nella frazione Cresto di Sant’Antonino. In seguito all’armistizio dell’8 settembre 1943 ed all’occupazione tedesca del territorio italiano, cominciò a lavorare come interprete e segretaria presso il Comando tedesco. Fu proprio durante il lavoro che scelse di proteggere ed aiutare la popolazione e la resistenza, talvolta riferendo informazioni, altre volte cercando di mediare tra tedeschi e partigiani (nella foto sopra al titolo la vediamo con il partigiano Lino Bressan).
Nei venti mesi di occupazione nazista i tedeschi non sospettarono mai di lei; affrontò le situazioni più pericolose mettendo in campo anche le sue abilità di attrice, come nell’episodio in cui, dopo aver accompagnato il cugino di suo marito sulle montagne di Condove a curare un partigiano, incontrò dei soldati tedeschi. Finse di star facendo un pic nic ed iniziò a scherzare in piemontese, ed i soldati allora si allontanarono.
Un’altra volta a casa sua, al Cresto, riuscì a nascondere in cantina i partigiani appena scesi dal Colle Bione, mentre intratteneva in cucina i soldati tedeschi che, di passaggio, erano passati a trovarla. Un altro episodio lo racconta la figlia Giovanna: “Un giorno arrivò a casa nostra una suora, che le chiese di andare a Susa per testimoniare a favore di un uomo messo sotto accusa dai tedeschi. Mia mamma era a letto con la febbre molto alta: la suora la avvolse con una coperta e percorsero su di un carro più di venti chilometri. Ma la sua testimonianza salvò l'accusato”.
Con l’aiuto di un medico, il dottor Salina, che aveva il compito di segnalare ai tedeschi gli invalidi al lavoro, salvò molte persone dalla deportazione e nel frattempo passava ai partigiani le informazioni sui rastrellamenti.
Nel maggio 1944 con l’allora parroco don Bonaudo intervenne per salvare 17 partigiani imprigionati. Purtroppo questa volta l'esito fu negativo, e i giovani vennero fucilati nel vecchio cimitero, dove oggi ci sono i campi da tennis. Un’altra volta si adoperò per aiutare una donna ebrea, rifugiata al Cresto. Stava male e portarla all’ospedale era rischioso: Ilse fece venire al Cresto un medico tedesco, che la operò.
I partigiani di Sant'Antonino festeggiano la Liberazione in Cooperativa
Fu tra le persone che il 29 aprile del 1945 si recarono al Comando tedesco intimandolo ad abbandonare il paese: un ultimo gesto rischioso prima di tornare alla “normalità”. Continuò il suo lavoro di attrice condividendo la passione per lo spettacolo con suo marito, che interpretò ruoli importanti nei film di Michelangelo Antonioni e comparve nella scena finale de “Il Gattopardo” di Luchino Visconti.
Ilse Schöelzel morì la vigilia di Natale del 1978 ed i partigiani che aveva tanto aiutato durante la resistenza portarono la sua bara al funerale. Una lapide la ricorda in frazione Cresto di Sant’Antonino, dove le è stato anche intitolato un parco.
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Per ulteriori informazioni: 25 aprile, la storia di Ilse, Bruno Andolfatto, Puntovalsusa.