Laboratorio Alte Valli - Cuore innovativo
C’era una volta Giaveno TV, un’emittente più unica che rara. S’era ritagliata un’ora sulle frequenze di Quartarete e ogni sera trasmetteva nelle nostre valli solo notizie ed eventi di interesse locale. Era sorretta dalla professionalità di Roberto Pallard, dall’entusiasmo di Antonella Grossi e dal coinvolgimento di tanti collaboratori.
Giaveno TV nacque alle 19,30 del 18 ottobre del 1983, dopo la sporadica esperienza di Tele Bergé, una goliardica emittente che nei primi anni ‘80 trasmetteva nelle settimane del carnevale. Per ben 26 anni tenne accesi un’ora al giorno, dalle 19,30 alle 20,30, i riflettori sulla Val Sangone, fino al 2009, quando l’avvento del Digitale Terrestre la costrinse alla chiusura.
Il notiziario, “Lo sport” di Fratel Carlo, gli auguri di Ivana, il patuà di “A nostra moda” erano appuntamenti fissi e attesi, ma a spopolare erano soprattutto ”Giacu e Pinota”. Una coppia anche nella vita che ogni settimana portava la propria quotidianità davanti alle telecamere, la condiva di bonarietà ed ironia e di un innato senso dello spettacolo.
L’appuntamento settimanale con Giacu e Pinota è stato un filo rosso che ha accompagnato Giaveno TV fin dagli esordi di Telebergé. Oltre 300 scenette, costruite con arguzia e brio, recitate a braccio.
Un incredibile esercizio di inventiva e presenza scenica: le loro scenette settimanali, una ventina per ogni stagione, hanno accompagnato Giaveno TV dagli esordi al 1995. Oltre a sceneggiarle, per ogni stagione inventavano qualche nuovo quiz con cui interagivano con i telespettatori.
Nel giugno del 1995 una rapida brutta malattia si è portata via Giacu, al secolo Renzo Gatti, la coppia si è spezzata, il filo rosso anche. Il 5 luglio 2024, dopo quasi trent’anni, anche Pinota, Luigina Tartaglini, ci ha lasciato. O meglio, è tornata a far coppia col suo Giacu: lassù, da qualche parte, magari c’è qualcuno che sorride alle loro rinnovate scenette di coppia, alle loro battute argute, al loro bonario borbottare.
Luigina Tartaglini e Renzo Gatti, in arte “Giacu e Pinota”, in una delle immagini più emblematiche della loro capacità di mettersi in gioco con ironia e simpatia.
Con Giacu e Pinota riviveva la commedia dell’arte
Le scenette di Giacu e Pinota sarebbero diventate centinaia, distribuite settimanalmente ad accompagnare per dodici anni la vita di Giaveno TV. Ma fin dagli esordi ero rimasto affascinato dall’affiatamento scenico e dalla fantasia produttiva di due persone comuni, capaci di inventarsi, sceneggiare e recitare ogni settimana un nuovo sketch.
E non un prodotto banale, ma di qualità, efficace nell’accendere e appagare l’aspettativa che ormai s’era creata nel pubblico che li seguiva fedele, non solo per scoprire gli enigmi nascosti nelle scenette, ma anche per rilassarsi con qualche risata.
Avevo soddisfatto la mia curiosità con una lunga chiacchierata con la coppia: non c’erano segreti particolari dietro alla produzione delle scenette, ma tanta fantasia e un talento innato nel trasformare in spettacolo i casi della vita. Avevo trasformato questo scambio di battute in un’intervista e in un articolo, uscito su Luna Nuova il 25 febbraio 1984. Ne ripropongo alcuni passi significativi:
“… Diamo a Giacu e Pinota ciò che è indubbiamente loro: una carica di simpatia innata e il talento di cogliere e proporre con spontaneità l’umorismo che spesso c’è nelle vicende di tutti i giorni.
E pensare che molto è stato dovuto al caso, dice Pinota: “Siamo giavenesi d’adozione, come tanti che prima vengono in villeggiatura e poi finiscono per fermarsi; come spesso capita, la nostra carriera di “attori" è cominciata per gioco, da un’idea che non si sa come nasce e che poi trova il modo di concretizzarsi. Abbiamo cominciato per scherzo a improvvisare qualche dialogo per Telebergé e ci siamo accorti di divertirci e di divertire e allora abbiamo continuato, da dilettanti”.
Dilettanti in senso attivo però, che dilettano e attraggono il pubblico proprio perché propongono ciò che vive ogni giorno, i problemi, i litigi, le battute, i borbottamenti che caratterizzano il vivere quotidiano.
Hanno successo perché la gente si riconosce in loro, ripropongono davanti alla telecamera, con naturalezza, vicende che possono capitare a tutti e aiutano a cogliere il lato comico di ciò che nella realtà ci angustia.
Ma il segreto è la naturalezza, un “segreto” che Giacu non esita a svelare: “Le scenette le giriamo di settimana in settimana, ad esempio adesso non so ancora cosa faremo mercoledì prossimo. Lo spunto ci viene da qualcosa che vediamo, da qualcosa che ci capita: buttiamo giù qualche appunto, pensiamo agli errori da inserire e poi giriamo la scenetta, approfittando degli ambienti che ci mette a disposizione Mobili Nino. Ci muoviamo a braccio, a volte la situazione ci spinge a battute non programmate, a varianti che fanno impazzire il regista …”
Siamo in piena “commedia dell’arte”, quella tanto criticata e riformata nel Settecento da Carlo Goldoni, ma detta “dell’arte” perché occorreva tempra d’artista per sostenere in scena parti inventate sul momento, dialoghi germoglianti su se stessi.
Occorrevano anche prove e specializzazione e infatti anche Giacu e Pinota sembrano essersi divisi le parti: lei chiacchiera, spiega, regge il discorso, lui si inserisce nel dialogo con la mimica e la battuta arguta.
Ma tutto questo non è preparato, viene spontaneo, come conferma Giacu scuotendo il capo e il cappelluccio dalla lunga penna: “È una parte a cui mi fa allenare tutti i giorni, lei parla e quando intervengo io mi dice che sbaglio, così mi ha quasi convinto che nella vita come sulla scena meno si parla, meno si sbaglia.”
Nell'articolo pubblicato da "Luna Nuova" il 25 febbraio 1984, compare anche la programmazione di Giaveno TV.
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Giacu con Pinota, di nuovo