Laboratorio Alte Valli - Cuore innovativo
Domenica 3 ottobre 2021 ha aperto, nei locali della ex scuola elementare Anna Frank, il museo dedicato al pittore Lorenzo Alessandri (Torino 1927 – Giaveno 2000), uno dei maggiori artisti che abbiano operato a Giaveno.
La sua casa è stata demolita; i quadri, donati dalla vedova, sono un patrimonio prezioso a cui da anni la professoressa Concetta Leto cerca di dare una casa. In questa occasione propongo quanto da lei scritto per l’opuscolo delle lezioni Unitre Giaveno Valsangone del 2018-19, ed un articolo di Andrea Galli e Danilo Ghia tratto da “Luna Nuova” del 1986. Uno scritto efficace per capire un pittore spesso e falsamente circondato da un’aura demoniaca. Un’intervista cui è seguita un lettera di complimenti del pittore intervistato, che in essa si riconosce pienamente.
Dalla Donazione Foppa al Museo Alessandri
Dal 1965 sino alla morte Lorenzo Alessandri ha vissuto e lavorato a Giaveno. A soli diciassette anni ha fondato a Torino la Soffitta Macabra. Nel 1954 ha dato vita al periodico La Candela e nel ’64 ha lanciato l’idea Surfanta (Surrealismo e Fantasia).
Ha dipinto oltre tremila opere ad olio, in più tempere, acquarelli, incisioni, xilografie, litografie e serigrafie. Le sue mostre sono state allestite in Italia e nei paesi di tutto il mondo: Brasile, California, New York, Olanda, Francia e Germania.
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L’atto della Donazione Foppa, firmato nel lontano 2012 tra l’Amministrazione comunale di Giaveno e la vedova del pittore, Dina Foppa, trova la sua compiuta realizzazione nelle sale del Museo Alessandri.
Dina Foppa, vedova dell'artista.
Alessandri ideò e costruì negli anni Sessanta il suo eremo di sogni sul Trucco Surfanta, proprio all’ingresso della città che gli consente oggi d’essere ancora vivo nonostante la casa non ci sia più. (...)
“Il primo maestro del Surrealismo italiano”, come lo definisce il critico Vittorio Sgarbi, è rappresentato da oltre cento dipinti ad olio, disegni e incisioni collocati al piano terra dell’ ex scuola Anna Frank. I dipinti rappresentano in sintesi i cicli pittorici in cui è possibile suddividere l’intera produzione artistica di Alessandri, costituita dalle Bambole, Bestie e donne, Doppie, Pascal, Posti e Camere dell’Hotel Surfanta.
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Il percorso espositivo è stato studiato per ospitare anche altre mostre temporanee con i prestiti dei numerosi collezionisti pronti a collaborare per far ammirare le creazioni del maestro piemontese più discusso e più misterioso della seconda metà del Novecento.
(Testo di Concetta Leto)
Potala, olio su compensato, 122x250, 1985
Mi trovavo a Lasha davanti al Potala. Era la notte del 6 settembre 1986 (…) e le orribili costruzioni moderne tirate su dai cinesi dopo l’invasione del 1949 non esistevano ancora. Una flotta di nubi grigie, strappate e tirate dal vento, lasciava scoperte vaste zone di un cielo nero mitragliato di stelle. I sibili e i mugolii del vento erano attutiti dall’aria rarefatta e il tempo si era come fermato affinché accadesse ciò che doveva accadere (…). La spianata era piena di gente: briganti tibetani e mongoli, soldati disertori, terribili Kampa, pellegrini cenciosi, contrabbandieri, evasi… tutti morti ma in piedi.
(Dal diario inedito di Lorenzo Alessandri)
“Il diavolo è un prodotto dell’animo umano”
Intervista tratta da Luna Nuova del 10 maggio 1986
È naturalmente una serata nebbiosa e piovigginosa quella in cui giungiamo alla sua abitazione, una villa nei pressi di Giaveno su di un poggio circondato da un boschetto.
Di lui sappiamo che è pittore di ottima fama, ha esposto in numerosi Paesi europei ed extraeuropei, dipinge in prevalenza disegni di fantasia; negli anni ’60 ha lanciato il movimento “Surfanta” (Surrealismo e Fantasia) fondando una rivista omonima; e sappiamo che anche lui è stato spesso “dipinto”: satanista e sacerdote di Satana, officiante di messe nere e praticante di riti sabbatici che avverrebbero in una misteriosa cappella nei sotterranei della sua villa, si dice perfino che si sia già trovato faccia a faccia con il diavolo.
Ci avviciniamo chiedendoci se alla fine della chiacchierata con lui saremmo diventati fraterni compagni di burle del malvagio Belzebù, non possiamo certo dichiararci impauriti, poiché il nostro rigoroso razionalismo laico ci sorregge, ma insomma, accanto alla curiosità di conoscere Lorenzo Alessandri, un po’ di suggestione c’è.
Il primo incontro è con un grande elefante di pietra che ci accoglie all’ingresso del giardino della villa, sormontata da una torre quadrata che reca rappresentati sulle quattro facciate i grandi occhi di Budda che simboleggiano la protezione sul mondo, quindi, accanto al balcone, vediamo un manichino monco in una gabbia.
Varcato il pesante portone (immancabilmente cigolante), veniamo accolti da Lorenzo Alessandri, 60 anni portati con gran giovanilismo su di un fisico aitante, volto gioviale incorniciato da barba e lunghi capelli argentei. Ci fa accomodare in un salone in penombra, una luce rossa soffusa illumina appena la straordinaria raccolta di oggetti magici, maschere macabre, statuette misteriose, altri simboli spirituali e religiosi che il pittore possiede.
Bambola naufragata, 1960, olio su masonite, 50 x 70.
Dopo dieci minuti netti Alessandri ci ha già fatto capire che riguardo al diavolo, alle possessioni ed agli esorcismi la pensa proprio come noi e tutte le persone che crediamo fornite del dono della ragione. “Macchè Torino capitale del diavolo e delle messe nere – ci dice – queste sono tutte invenzioni di certi giornalisti. Non è vero che esistono 40.000 satanisti a Torino, esistono 40.000 imbecilli che ci credono. (...)
Quanto ai casi di possessione diabolica sono soggetti con gravi problemi psichiatrici o forme di superstizione. Io ho parlato con molti esorcisti e nessuno dì loro mi ha mai detto di aver visto quelle che vengono descritte come le manifestazioni tipiche delle possessioni: corpi che levitano, espressioni in lingue sconosciute, scritte recanti bestemmie che si formano sulla carne del posseduto. E se anche avessero assistito a tutto ciò allora saremmo davanti a fenomeni extranormali, non certo alla presenza del demonio. Il diavolo non esiste, fa parte dell’immaginazione umana che ha bisogno di identificare il male con un’entità“.
Dopo queste affermazioni iniziali siamo ormai tristemente rassegnati all’idea che anche per questa sera la nostra nascosta speranza di poter barattare l’anima con un diavoletto attento lettore di Goethe, sarebbe dovuta rimanere riposta.
Ma allora, chiediamo ad Alessandri, se il diavolo non esiste perché lei se ne occupa?
“Io sono un pittore, e dalle mie esperienze e conoscenze su questi argomenti traggo materia ed ispirazione per i miei quadri; i diavoli che dipingo sono essenzialmente frutto della mia fantasia. In genere mi affascina tutto ciò che è abnorme nell’animo umano, e per questo mi occupo di demonologia, occultismo, stregoneria, come anche degli aspetti più deteriori presenti nelle religioni”. (...)
È stato scritto di lui: “Alessandri in quei mostri ha concretizzato e visualizzato tutte le paure umane: la paura della solitudine, la paura delle malattie, e soprattutto la paura della morte”.
Altro che cappelle sotterranee e sacerdoti di Satana. Lorenzo Alessandri è un brillante conversatore ed un affascinante personaggio; ci racconta ancora singolari episodi della sua esistenza, avventure ed incontri del suo mestiere, ci parla del suo interesse per la magia.
“Io credo nel soprannaturale, nell’irrazionale, ma per me è più miracoloso vedere che premendo un pulsante si accende una lampadina che non assistere allo spostamento dì un bicchiere che si muove senza essere toccato. Tutti gli uomini hanno potenzialmente la facoltà di operare piccoli mutamenti nella materia, negli eventi regolati da leggi fisiche, quando si realizzano determinate condizioni mentali capaci di sviluppare un energia che permette di produrre un particolare fenomeno. Ecco, per me la magia è uno stato di grazia dell’animo che permette all’uomo di superare i cinque sensi e produrre accadimenti che sfuggono alle leggi fisiche ordinarie”.
Non senza inappagate curiosità ci congediamo dal pittore Alessandri, “e quindi uscimmo a riveder le stelle”. “Pape Satan, pape Satan aleppe!”
(Articolo di Andrea Galli e Danilo Ghia)
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