Laboratorio Alte Valli - Cuore innovativo
Complice lo snellimento burocratico dettato dalla situazione di emergenza, alcune aziende valsusine hanno deciso di mettere a disposizione della collettività la loro capacità produttiva, riconvertendo la produzione per destinarla, in toto o parzialmente, alle mascherine riutilizzabili.
È il caso della Areding di Avigliana, della Duevi di Sant'Ambrogio, entrambe già produttive in campo tessile, ma anche della Editur Promotion di Salbertrand, novizia nel settore poichè fino a poco tempo fa si occupava esclusivamente di grafica e pubblicità, personalizzando con ricami, scritte e loghi, capi di abbigliamento, cuscini, cappelli e quant'altro.
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Tutte e tre si sono rapidamente attivate per garantire la produzione di mascherine che rispettano l'art. 16 comma 2 del D.L. 18 del 17/3, che specifica le proprietà che questi dispositivi devono avere: sono mascherine filtranti lavabili e riutilizzabili, prodotte con materiali che non hanno effetti collaterali.
"La diffusione del virus - precisa Roberto Patella, titolare della Areding S.a.s. – ha aumentato le abituali richieste di elastici e tessuti da parte dei nostri clienti. Così ci siamo detti: perchè non produciamo noi le mascherine? Il lavoro era fermo e io e Fabio, un mio collaboratore, ci siamo messi a tavolino per dare forma all'idea. Da questo confronto sono nate due tipologie di mascherine, in tessuto filtrante e lavabile o in tnt, ovvero tessuto non tessuto".
Roberto e Fabio sono rimasti gli unici due in azienda a produrre, con un ritmo intenso che permette loro di far uscire dalla sede aviglianese 500 mascherine al giorno. "Avevamo attivato la cassa integrazione fino a Pasqua – precisa Roberto – ma gradualmente, garantendo il rispetto del distanziamento previsto dalle normative, contiamo di reintrodurre al lavoro il personale. Abbiamo 8 dipendenti nelle nostre due sedi di Avigliana e Ferriera e pensiamo che, anche una volta che questa emergenza sarà conclusa, continueremo a produrre articoli legati al settore medicale, quali ad esempio separatori per gambe e cunei sanitari. Producevamo già cuscini con bretelle destinati a persone che, avendo problemi di salute, hanno necessità di portarli sempre appresso. Ora abbiamo visto che possiamo spaziare anche in questo settore, quindi ben venga la novità".
Areding Avigliana
Dello stesso avviso, anche se la produzione di mascherine non chirurgiche era già effettiva ante virus, Davide Battagliotti, titolare della Duevi S.a.s. "Le nostre mascherine sono prodotte con materiale antibatterico sterilizzato, che rispetta i requisiti richiesti. Sono realizzate in cotone 100% sulla pelle ed esternamente al 50% in poliuretano e al 50% in poliestere impermeabile, traspirante e antibatterico. Possono essere sanificate ponendole in una bacinella e versandovi sopra acqua bollente, lasciando la mascherina a bagno nell'acqua per 10 minuti. Dopo averla strizzata e fatta asciugare, è nuovamente pronta all'uso. Questa procedura si può effettuare fino a 1000 volte".
Battagliotti si sofferma anche sull'aspetto dei costi, illustrando la differenza tra la mascherina di sua produzione e quelle usa e getta. "Io metterei in luce la differenza di questo prodotto rispetto ad una mascherina chirurgica, che va bene se utilizzata in ambiente sanitario. La cittadinanza non deve usare mascherine usa e getta, perchè non ha l'accortezza necessaria per lo smaltimento. Se io sono infetto, utilizzo la mascherina e i guanti e li getto in un cestino dell'immondizia o nel sacco della spazzatura che poi il vento strappa e la mascherina svolazza ovunque, il rischio di diffusione del contagio aumenta a dismisura.
Le mascherine usa e getta vanno bene in ambiente sanitario, dove i rifiuti vengono sottoposti ad un trattamento speciale, non tra la gente comune che poi le getta via senza curarsi delle conseguenze. Ma questo è difficile da far capire alle persone, guardano al prezzo singolo senza fare altre valutazioni, incluso il volume di rifiuti prodotti, dato che dovremo usarle sicuramente ancora a lungo".
Duevi Sant'Ambrogio
Le macchine lavorano a pieno ritmo anche in alta valle di Susa: alla Editur Promotion di Salbertrand si produce senza sosta, per soddisfare i numerosi ordini che, con il passaparola, stanno arrivando da ogni dove, anche dalla zona rossa lombarda. Questa è la seconda riconversione dell'azienda, nata nel 1991 come tipografia e poi specializzatasi, stante la crisi del settore, nella produzione di cartellonistica, striscioni, attività di promozione e ricami su capi di abbigliamento.
"Abbiamo tantissime richieste – precisa Sonia Carta, titolare con il marito Piero Camandona – in due settimane abbiamo prodotto 25 mila mascherine. Un numero che sinceramente mi spaventa, ma la richiesta è altissima. Vorremmo dare di più, ma è materialmente impossibile.
Mi preme specificare che non possiamo venderle ai privati, non ce la facciamo proprio. Stiamo soddisfando le richieste di Protezione Civile, Aib, ambulanzieri, Comuni, enti locali. Non lucriamo assolutamente: il prezzo di vendita è politico, copre il costo della pura stoffa e delle fettuccia, oltre a garantire lo stipendio alle nostre due dipendenti, che ci sentiamo in dovere di ringraziare pubblicamente, perchè senza di loro non potremmo far fronte a questo picco di lavoro. Si prodigano ogni giorno e producono sempre con il sorriso sulla faccia".
Editur Salbertrand
Un sorriso che Sonia riesce a vedere nonostante indossino la mascherina, che probabilmente è proprio la caratteristica che accomuna i tre produttori e le loro maestranze: la consapevolezza di lavorare per fornire un aiuto importante nel momento dell'emergenza. "Non pensiamo di salvare il mondo – puntualizza Sonia – ma lavoriamo a pieno regime per dare il nostro contributo. Avevamo già i macchinari, abbiamo fatto un piccolo investimento e anche se la sera, dopo ore di lavoro intenso, siamo stravolti, crediamo che l'impegno di tutti possa dare risultati".
Ognuno dei tre produttori garantisce l'efficacia del proprio prodotto. E dalla Areding fanno anche sapere che, volendo, le mascherine sono disponibili in formato baby. "La mascherina di nostra produzione – precisa Patella - ha un elastico cucito su un lato che rimane fisso, mentre sull'altro lato è regolabile, proprio per adattarsi al viso di ogni persona. Però i bambini e ragazzi hanno necessità di misure inferiori, che siamo pronti a mettere in produzione".
Dalla bassa all'alta valle di Susa, ad ognuno la sua mascherina, che probabilmente saranno da utilizzare anche in quella che viene chiamata "fase 2", quando il picco dei contagi sarà ormai alle spalle ma non si dovrà abbassare la guardia.
Ma attenzione: non si tratta di dispositivi medici o DPI (dispositivi di protezione individuale), ma di strumenti di prevenzione, da usare con intelligenza e non come un passaporto per fregarsene delle regole mettendo a repentaglio la vita propria ed altrui.