Laboratorio Alte Valli - Cuore innovativo
Se ci attende un appuntamento importante all’aperto, un’occhiata al meteo la diamo sempre. Volete dirci di non essere tra quelli che, ogni anno, almeno 15 giorni prima di Pasquetta o di ferragosto consultano il web per vedere se potranno organizzare la tradizionale grigliata? Non ci crediamo.
Le previsioni, data tutta la strumentazione oggi disponibile, abitualmente sono al limite dell’infallibile. Eppure, talvolta, l’incognita fa capolino e rovina le aspettative.
Ognuno di noi ha i suoi metodi per corroborare le previsioni "ufficiali", a partire dalle prerogative fisiche legate alle condizioni atmosferiche. C’è chi “sente arrivare il vento” con un giorno d’anticipo percependo anzitempo il mal di testa, chi avverte l’imminente nevicata quando ha freddo ai piedi, chi è tutto un dolore quando l’umidità si protrae un po’ più a lungo. Pochi, eccezion fatta per chi soffre di pressione bassa e patisce molto il caldo, si lamentano invece quando splende il sole, che ha effetti benefici anche sull’umore.
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Molte persone, invece, basano le loro aspettative meteorologiche osservando le abitudini animali: a loro avviso le mosche sono particolarmente fastidiose quando si avvicina la pioggia, così come “quand le furmije a fan la procession, ël temp a l’é pì nen bon”, ovvero quando le formiche camminano in processione, il tempo sta per guastarsi.
Sacra di San Michele (Bruno Loi)
In valle di Susa circola un proverbio che la dice lunga sulla capacità di previsione di ognuno di noi: “Quand che la Sacra a l'ha 'l capel o ch'a fà brut o ch'a fà bel", che in alcune versioni prosegue con: "Quand che la Sacra a l'ha nen dël tut o ch'a fà bel o ch'a fà brut”.
La traduzione alla lettera sarebbe “Quando la Sacra ha il cappello, o fa brutto o fa bello. Quando la Sacra non l’ha del tutto, o fa bello o fa brutto”. Una sorta di filastrocca, anche canzonatoria, per dire che nessuno può prevedere con certezza il tempo che farà. E comunque, anche fosse, non si può certamente pensare di cambiarlo a piacimento.
Un detto personalizzato per la valle di Susa, perché il proverbio originario sembra arrivare dal torinese, dove non contempla la Sacra di San Michele ma la basilica di Superga. Ovviamente ne esistono anche altre versioni locali, come quella che, con le stesse modalità, fa riferimento al Rocciamelone.
Rocciamelone col cappello (Lauretta Olivero)
Qualunque sia il luogo o la costruzione religiosa citata, se essi sono sovrastati da un cumulo di nubi, a mo’ di copricapo, le possibilità sono soltanto due: o le nuvole se ne andranno e tornerà a splendere il sole, oppure cadrà la pioggia.
Se le previsioni vi lasciano indifferenti, state pure a guardare se la Sacra o il Rocciamelone abbiano il cappello o meno. Ma siate altrettanto certi che, trovandoveli di fronte, sarete voi a togliervi il copricapo in segno di riverenza dinnanzi a tanta maestosa bellezza.
(La foto accanto al titolo è di Elio Pallard)