Laboratorio Alte Valli - Cuore innovativo
Cerea, ovvero un Comune italiano in provincia di Verona, una pianta (la santoreggia domestica), una famiglia di chef, una società di canottieri ma, per i piemontesi, innanzitutto un saluto.
“Cerea madamin!” al giorno d’oggi è difficile da udire e, se lo si sente, è facile sia pronunciato da qualcuno un po’ in là con gli anni. In passato, invece, riecheggiava spesso nell’aria quando un uomo, magari togliendosi il cappello, salutava una giovane donna. Oppure, era manifestazione di entusiasmo quando due torinesi si incontravano dopo un certo periodo di tempo, scambiandosi un reciproco “Cerea monsù”.
Si tratta di un tipico saluto regionale, meno confidenziale del classico “ciao” ormai ampiamente diffuso. Ha un che di reverenziale, tanto da caratterizzare un rapporto di grande rispetto tra gli interlocutori. È ambivalente, nel senso che viene impiegato sia quando ci si incontra che quando ci si congeda, rappresenta molto più di un bondì (buongiorno), è più intenso di un arvëdse (arrivederci), manifesta la gioia dell’incontro ma mantiene la rigorosa discrezione reciproca.
La sua origine? Qualcuno dice dal greco, ma non tutti sono d’accordo
Pur non esistendo una traduzione letterale di cerea, è curioso conoscere l’origine di questo termine. A tal proposito esistono due teorie: la prima, benché sia la meno accreditata, evoca un aspetto gioioso e collega cerea al greco chaire, imperativo del verbo chairo che corrisponde al rallegrarsi.
Grecia e Piemonte, tuttavia, sono parecchio distanti tra di loro. Come sarebbe arrivato fino a noi? Grazie ad un cadetto di casa Savoia che, per farsi bello agli occhi di coloro che incontrava durante la giornata, si vantava di conoscere il greco pronunciando a destra e manca la parola “chairo”. Per imitarlo, i piemontesi che lo udivano presero l’abitudine di inserirlo nel loro vocabolario. Ma, come spesso accade, Roma diventa toma e, nel passaggio da uno all’altro, il chairo divenne cerea.
La seconda versione – tra l’altro quella più credibile – si rifà invece alla frase “saluto alla signoria vostra”, dove la parola signoria assume un’accezione popolare trasformandosi appunto in serei, serea e da qui cerea.
A Torino Cerea solca le acque del Po
Come ricordavamo in apertura, Cerea a Torino è anche un’antica e gloriosa società sportiva di canottaggio. Nata lungo il Po nel lontano 1863 la Reale Società Canottieri Cerea, attiva ancora oggi, è la più longeva d’Italia. Nel 1868 quattro vogatori della società, in soli cinque giorni, percorsero per la prima volta il Po da Torino a Venezia, per celebrare la riunione di Venezia all’Italia.
Soci della "Reale Società Canottieri Cerea" nel 1875.
E visto che, come si suol dire, tutto il mondo è paese, vi riveliamo anche una curiosità che riguarda gli scozzesi. Saprete sicuramente che indossano il kilt, ma meno noto è il fatto che il loro saluto quando si incontrano è “cheerio”, che suona fonicamente come cerea, ed è la contrazione di "cheer you", auguri a te, usato come equivalente ad un incitamento.
Cerea, insomma, suscita simpatia e buonumore ovunque. Lo sanno bene i comici piemontesi, primo fra tutti l’indimenticabile Erminio Macario, che lo hanno spesso impiegato per chiudere le loro scenette prima dello scroscio di applausi.