Laboratorio Alte Valli - Cuore innovativo
La miniera di argento del Rugèt, a Gravere, è un sito potenzialmente molto importante per comprendere la profondità storica delle attività minerarie in Piemonte.
Secondo i documenti, lo sfruttamento della miniera, che si apre nelle dolomie del versante soprastante la borgata Arnodera, a pochi metri dalla strada Susa - Frais, sarebbe iniziato tra la fine del XIII e l’inizio del XIV secolo, proseguendo poi, con interruzioni alternate a periodi di funzionamento, negli anni 1589-1590, 1742-1765 e 1824-1825.
Le analisi effettuate verso la fine dello sfruttamento riferiscono che il minerale, una volta concentrato, rendeva circa 60% in piombo, 3-6% in rame, 0.0015% in argento, con infinitesime parti d’oro.
Grazie ad un contributo della Fondazione Compagnia San Paolo di Torino e del Comune, sono stati eseguiti lavori di messa in sicurezza e di studio, grazie alla collaborazione con l’ AIPSAM, il Dipartimento di Studi Storici e il Dipartimento di Scienze della Terra dell’Università di Torino e con la Sovrintendenza archeologica
Durante la pulizia, sono stati rinvenuti reperti databili nei primi anni mille. Una antica chiave medioevale, di circa dieci centimetri, ed una perlina in vetro hanno dato certezza di tali ritrovamenti. Inoltre una moneta romana dell’Imperatore Tiberio del 35-36 d.C., ritrovata nei pressi dell’accesso della miniera argentifera, ha reso ancora più interessanti gli studi ancora oggi in corso.
La miniera si sviluppa in sotterraneo con un complesso reticolo di gallerie, traverso-banchi, camere e cantieri, estesi per diverse centinaia di metri su di una superficie di 2 ettari. Gli scavi, in gran parte effettuati senza uso di esplosivo e perciò anteriori alla metà del XVII secolo, si sviluppano per una cinquantina di metri di quota, seguendo l’inclinazione del filone.
L’esplorazione archeologica sotterranea è stata iniziata nel 1996 da Marie-Christine Bailly-Maître del Centre National de la Recherche Scientifique, su invito del Comune di Gravere.