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Ciò che lega Pinerolo con quella una delle squadra di calcio più forti dell’America Latina è una storia di emigrazione, di lavoro, di integrazione e di riscatto sociale, e la somiglianza tra i due nomi non è casuale.
Tra i tanti europei che tra il 1700 e il 1800 partirono per l’America in cerca di fortuna ci fu anche Giovan Battista Crosa, latifondista pinerolese che acquistò dei terreni ad oriente del Rio de La Plata, a 15 km da Montevideo. Volendo ricordare la sua città d'origine, Crosa scelse proprio il nome di Pinerolo, riadattato in Penãrol, per ribattezzare quegli ampi possedimenti.
Quando l'Uruguay ottenne nel 1830 l'indipendenza, trasformandosi in Republica Oriental de Uruguay, anche le terre di Crosa furono inglobate nel nuovo stato. Uno stato dinamico ed intraprendente, che tuttavia necessitava di industrializzazione e sviluppo; contribuirono ai lavori gli inglesi, abili costruttori nel campo ferroviario, che scelsero come uno dei poli di sviluppo proprio la zona intorno a Penãrol.
Così, tra le poco frequenti pause di operai e tecnici giunti dall'Europa a Villa Penãrol per lavorare, iniziò la storia del calcio in Uruguay. Tra gli oggetti trasportati nelle loro valige spuntò un pallone, ed imparare a giocare fu semplice per quei lavoratori, che intesero da subito il calcio come un modo per esprimersi, integrarsi, distrarsi dalla fatica e dalla nostalgia.
Il 18 settembre 1891 venne fondata la prima associazione calcistica dell'Uruguay, la Central Uruguay Railway Cricket Club. Caratteristica principale della CURCC era di essere mista, costituita da 18 soci inglesi e 45 "nuovi uruguayani", diversamente dalla Albion (creata un anno dopo) il cui accesso era riservato soltanto ai britannici. Nel 1913 la denominazione dell'associazione mutò in Club Atletico Penãrol, in ricordo del quartiere a 15 km da Montevideo in cui nacque la passione per il calcio. I colori scelti per le maglie dei giocatori furono il giallo e il nero, ispirati alla locomotiva The Rocket utilizzata dalla compagnia britannica durante i lavori in Uruguay.
Folle di tifosi euforici e commossi giunsero a Villa Penãrol per assistere alle partite di quella squadra divenuta simbolo della rinascita e del riscatto sociale: “Il Penarol è l’espressione sociologica dell’Uruguay che viene costruita dall’immigrazione tra la fine dell’ottocento e l’inizio del novecento, alla quale appartiene la maggior parte della popolazione del paese. È la squadra degli immigrati ed è nata in un’officina”, raccontò il politico uruguayano Julio Maria Sanguinetti.
Diventata negli anni una delle squadre più forti del Sud America, vinse 50 titoli nazionali, 5 coppe Libertadores (la Coppa Campioni del Sud America) e 3 coppe Intercontinentali. I primi mondiali di calcio nel 1930 si tennero in Uruguay proprio perché in questo stato il calcio si avviava a diventare uno degli sport nazionali. Giocò in Italia, allo stadio di Milano San Siro, al Mundialito per Club (conosciuto come Coppa Super Clubs). In quell'occasione gareggiò contro il Milan, l'Inter e la Juventus: la prima edizione (1981) fu vinta dall'Inter e la seconda (1983) dalla Juventus.
Nel 2016 il Club Atletico Penãrol ha festeggiato l'inaugurazione di un nuovo stadio, con un'area museo dedicata alla sua storia: qui è conservata simbolicamente anche una zolla di terra della nostra Pinerolo, raccolta dai dirigenti e dai tifosi del Penãrol venuti in Italia per ricordare con orgoglio e commozione la città piemontese. La squadra stessa, a Torino nel 2007 in occasione del centenario della società granata, è stata ricevuta dal Sindaco di Pinerolo.
Giovan Battista Crosa ha senza dubbio fatto parte della storia del calcio in Uruguay, ma non fu l'unico italiano. I primi grandi giocatori del Penãrol furono figli e nipoti di italiani che, come il latifondista piemontese, emigrarono in America Latina in cerca di fortuna: tra questi Ernesto Vidal, Alberto Schiaffino, Alcides Ghiggia, Ernesto Mascheroni, Rafael Sansone.
Per ulteriori informazioni: Medium - Quando i piemontesi inventarono il futbol in Uruguay