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Erminio Macario è nato il 27 maggio 1902 in una mansarda di via Botero 1 a Torino, “quindi nei quartieri alti” celiava lui. 120 anni fa.
Sulla sua incredibile attitudine teatrale, sulla sua lunga carriera, sul suo sogno di un teatro dialettale, che Torino non ha saputo realizzare, molto si è scritto e molto si sa. Meno noto è lo stretto rapporto che il grande comico ha avuto per più anni con Coazze, che non a caso ha dedicato a lui, eterno monello, la scuola d’infanzia comunale.
Macario veniva a Coazze per passare qualche giorno di vacanza, spesso ospite dei Casaleggio nella bella villa di Viale Italia. Erano i tempi del boom economico e di una Coazze tornata ai fasti della villeggiatura: dopo quella elitaria di inizio secolo quella di massa del dopoguerra portava in Val Sangone, in luglio e agosto, migliaia di persone.
Macario e Casaleggio erano legati non solo dal lavoro ma anche da una profonda amicizia. Questa fotografia è stata scattata in occasione della festa per i 18 anni di Anna Maria Casaleggio, nel 1968. Da destra Tino Casaleggio, Giulia Dardanelli, seconda moglie di Macario, che è al centro. Alla sua destra Anna Maria Casaleggio, il fratello Mario e la madre Maria. (Foto tratta da “Coazze com’era“, fornita da Anna Maria Casaleggio)
Tra i "villeggianti" più assidui Erminio Macario, omino di teatro, di cinema, di varietà televisivi. Personaggio comico e a volte patetico, ma non drammatico.
Sul palcoscenico era un fanciullino pascoliano, e diceva che calarsi in parti come quelle di “Monsu Travet” lo faceva soffrire tanto. Un po’ Chaplin e un po’ clown, con il viso a uovo, le gote rosse e il ricciolo a virgola sulla fronte. Una faccia da monello, dipinta di furbizia e di innocenza, capace di marachelle mai cattive, di scherzi mai pesanti, di battute mai oltre il limite del buon gusto.
Nella sua lunghissima carriera ha messo in scena oltre cinquanta spettacoli, 44 film e duettato con 101 primedonne, da Wanda Osiris a Sandra Mondaini, da Marisa Del Frate a Lauretta Masiero, da Gloria Paul a Rita Pavone.
Erminio Macario sulla copertina del Radiocorriere TV con Sandra Mondaini.
Intervista a Macario (La Stampa, 28 agosto 1976)
La vita di Macario ha avuto le sue traversìe: la gavetta a pane e cipolle, l’ansia di incontrare i mutevoli gusti del pubblico, il successo e il flop dei suoi tentativi cinematografici, da ultimo la tribolata vicenda della “bomboniera”, il Teatro che non è riuscito a sopravvivergli. Ma sul palco e sul set anche a settant’anni restava bambino, lo sguardo stralunato e il ciuffo sbarazzino creavano empatia e ne facevano una birba sempre perdonabile, a cui le sue “donnine” potevano offrire una caramella con gesto assolutamente naturale.
Col prezioso aiuto di Anna Maria Rosa Brusin ho ricostruito alcuni particolari delle villeggiature coazzesi di Macario. Nella Villa Rosa Brusin, che sorge all’incrocio tra via Selvaggio e via Amprino e che aveva ospitato ad inizio secolo Luigi Pirandello, alloggiava negli Anni Cinquanta, al pian terreno, la famiglia Casaleggio. Tino, impresario teatrale, con la moglie Maria e la cognata, vedova di Mario Casaleggio, attore e autore teatrale. Pirandello aveva annotato il suo famoso "Taccuino da Coazze" dal balcone della villa e forse Casaleggio e Macario preparavano le stagioni teatrali nello stesso cortile.
La pensione Rosa Brusin era poco lontano, in cima alla “rustà d’Mulìri”. Qui alloggiava Macario con la famiglia: la seconda moglie Giulia Dardanelli e i figli Mauro (detto Mimmo) e Alberto. Era un attore di successo e quando arrivava con la Lancia Flaminia faceva scalpore.
Questa cartolina, che segnala, un'altitudine quasi cento metri superiore a quella effettiva, probabilmente riporta un’ immagine degli anni Trenta, molto antecedente al soggiorno di Casaleggio e Macario, avvenuto negli anni Cinquanta – Sessanta. Fedele Rosa Brusin aveva costruito questa grande villa a fine Ottocento e ne affittava gli alloggi ai villeggianti facoltosi.
Racconta Anna Maria:
“I figli venivano sempre giù nel nostro cortile, che si affollava dei tanti villeggianti ospitati nelle stanze della villa. Erano pomeriggi di giochi, chiacchiere e balli e la sera i Casaleggio mettevano in cortile il televisore (uno dei primi allora a Coazze) e le panche e guardavamo ‘Lascia o raddoppia’ o altre trasmissioni popolari.
Macario pur essendo un personaggio ricco e famoso era un ospite alla buona, senza i ‘capricci’ dei divi di adesso. Era goloso delle ‘margherite’, i biscotti sovrapposti con la marmellata in mezzo e lo zucchero a velo.
Sterina e Delina, le sorelle che gestivano la pensione Rosa Brusin, glieli facevano fare apposta da Vigìń, storico pasticciere di Coazze. Ricordo la sera che morì il fratello Ercole: le due sorelle erano sconvolte e in difficoltà con la cena per gli ospiti. Macario, che parlava sempre in piemontese, le tranquillizzò: «na frità rugnùsa a bàsta e avàńsa».”
Dopo l’apertura di Viale Italia, nel 1961, i Casaleggio vi costruirono una villa e le visite di Macario si fecero più brevi. Più che vacanze erano giorni di lavoro, per mettere a punto la stagione teatrale successiva, come si ricava da questo articolo di Stampa Sera:
“S. Margherita Ligure. Macario è arrivato nella sua bella villa al mare, il «Ciabòt», da Coazze, dove, con l’impresario Casaleggio, ha messo a punto il programma per la prossima stagione teatrale. Debutterà con una novità di Corbucci Amendola, dal titolo «Siamo quelli di Callianetto» … “(Stampa Sera, 3 agosto 1970)
Sempre a Coazze, ma nel gennaio del 1971, Macario lavorò con Casaleggio al progetto di un “Teatro Regionale Piemontese”. Era questo il sogno di un personaggio che aveva lo spettacolo nel sangue, che era famoso in tutta Italia, ma che era rimasto profondamente legato al suo Piemonte e a Torino, una città che però non ha saputo ripagarlo della stessa attenzione. Il suo progetto infatti naufragò tra burocrazia e indifferenza, suscitando l’amaro e inutile sfogo di Giovanni Arpino.
La Stampa, 27 ottobre 1977.
La Stampa, 28 marzo 1980.
Dopo aver recitato ancora in gennaio, Macario morì il 25 marzo 1980. Se le istituzioni torinesi lo delusero, la folla enorme che partecipò alle esequie testimoniò il profondo affetto dei torinesi per il grande attore.
La Scuola d’infanzia “Erminio Macario” a Coazze.
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Macario, dimenticato da Torino, non da Coazze
Macario “intimo”, con Tino Casaleggio a Coazze costruiva le sue stagioni teatrali