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La Valle di Susa è un territorio ricco di curiosità e di testimonianze storiche: questa volta vi accompagnamo a Borgone, alla scoperta di un sito di scarso interesse turistico ma dal fascino incredibile.
Prende il nome di Roca Furà, che fa parte del geosito “Rocce montonate di Borgone”: contrafforti rocciosi che si innalzano a gradinata alle spalle dell'abitato e rappresentano uno degli esempi meglio conservati della potente azione modellatrice e levigatrice esercitata dal grande ghiacciaio quaternario della Valle di Susa. Questi contrafforti presentano una sommità marcatamente arrotondata, con i fianchi esposti a Sud ripidi e levigati, mentre quelli esposti a Nord si raccordano a fertili ripiani.
Sulla strada che sale a Roca Furà: le"rocce montonate" sono diventate una palestra di roccia.
Roca Furà è una grotta che si addentra nella roccia per circa una ventina di metri, situata sopra la bella frazione Chiampano di Borgone, raggiungibile con una mulattiera ed un sentiero a tratti esposto, da cui si gode una vista decisamente suggestiva su tutta la vallata sottostante.
Ma cosa caratterizza questo luogo davvero singolare? La particolarità risiede nel fatto che sulle pareti sono presenti profondi solchi lasciati dalla lavorazione degli scalpellini e diverse macine da mulino incompiute, che affiorano dalla roccia come opere d’arte lasciate a metà.
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Il sito di Roca Furà è infatti stato oggetto di intensa attività estrattiva, documentata già in età romana. Ma come si lavoravano le macine in tempi così lontani?
Si iniziava sbozzando la macina sulla roccia con lo scalpello, per poi staccarla tramite l’infissione di cunei di legno, che venivano imbevuti nell’acqua. Un occhio attento potrà notare che sulle pareti della cava sono ancora ben visibili le tracce delle diverse fasi di lavorazione descritte.
Una macina ancora incompiuta.
C’è chi dice che queste macine siano rimaste incompiute ed ancora “intrappolate” nella roccia in quanto frutto dell’addestramento dei “picapera” (termine con cui venivano designati gli scalpellini) e la loro lavorazione sia stata abbandonata perché non ritenuta di qualità. Una seconda spiegazione plausibile è che non siano state ultimate a causa della dismissione della cava.
Una curiosa testimonianza di un analogo trascorso è visibile nella vicina località di Banda, vicino a Villar Focchiardo: qui, nel mezzo di un castagneto, è possibile imbattersi in un enorme blocco non terminato, che avrebbe dovuto dare forma ad una delle colonne della chiesa della Gran Madre a Torino.
Insomma, la Cava abbandonata di Roca Furà è un luogo suggestivo e ricco di storia, caratterizzato da uno splendido panorama e da un sentiero un po’ difficile da percorrere. Come raggiungere questo sito?
Un itinerario non per tutti
L’itinerario è particolarmente interessante ed a tratti impegnativo: per raggiungere la cava bisogna letteralmente arrampicarsi sulla roccia. L’accesso è quindi sconsigliato ai bambini ed a tutti coloro che non vantano esperienza in ambito escursionistico. Va comunque affrontato con prudenza e non effettuato in caso di pioggia o neve.
Ecco tutti i dettagli: imposta sul navigatore la frazioncina di Chiampano, a Borgone Susa. Continua sulla strada (molto stretta!) che attraversa la borgata e prosegui fino ad un piccolo parcheggio con un pannello informativo in legno. Lascia qui l'auto e prosegui a piedi lungo la strada.
Ad un certo punto sulla sinistra troverai un cartello indicante “Roca Furà”, segui le indicazioni. Al bivio, prosegui sulla strada principale e inizia a salire dentro il bosco, fino a quando ti troverai di fronte a una scaletta in ferro che sale sulla roccia.
Oltre alla scaletta, non adatta a tutti, si dovrà affrontare un piccolo pezzo ripido e scivoloso, per poi trovare poco dopo, tra gli sfaciumi, l’entrata della cava. Buona escursione!
L'interno della grotta.