Laboratorio Alte Valli - Cuore innovativo
Mi chiamo Gianni Olivo, sono un medico con la passione del volo. La mia famiglia ha radici montanare, ed è naturale che la montagna sia sempre stata per me una calamita potente. Dapprima sulle orme di mio padre, e poi per conto mio o con amici, le montagne della Val di Susa e della Val di Lanzo sono state parte della mia vita.
Su queste montagne ho passato momenti bellissimi (e preso qualche spavento della malora), ma una cosa è certa, sono parte di me, per cui, dopo averci scarpinato, sciato ed arrampicato per decenni, la passione per il volo si è inevitabilmente fusa con quel “Mal di montagna” che non è ipossia da alta quota ma qualcosa di simile al Mal d’Africa (altra malattia che contrassi a suo tempo) e che ti spinge inesorabilmente a tornarci, anno dopo anno.
Il volo in montagna è affascinante e regala momenti e viste mozzafiato, ma richiede anche una attenta preparazione ed una certa esperienza, che ci si fa, all’inizio, volando con qualcuno già esperto. La meteo va studiata attentamente prima di ogni volo, poiché un vento che in pianura sarebbe magari solo fastidioso, sulle montagne può assumere caratteristiche ben più pericolose: correnti discendenti impreviste possono “tirarti giù” di 1000 piedi in un attimo, il fenomeno Stau, che genera il famoso vento di discesa, Foen, può essere pericolosissimo, le onde orografiche, spesso segnalate da quelle strane nubi a forma lenticolare o di pesce, possono generare rotori devastanti.
Ma se si prendono le dovute precauzioni, un volo sulle cime diventa un’esperienza da sogno, che ripaga delle ore impiegate a studiare ed imparare.
Spero che queste fotografie, molte delle quali tratte da filmati, possano far piacere a chi ama la montagna e questa Valle in particolare.
Le valli di Bardonecchia. La città è visibile in basso a destra: da lì si vede, verso sinistra, la valle che scende verso Beaulard ed Oulx. Verso l'alto invece è visibile la valle che sale a Melezet e Pian del Colle.
L'altro versante della conca di Bardonecchia: il vallone di Rochemolles, la diga e la Pierre Menue.
La cima del Rocciamelone (al centro).
Le Gorge di Susa. In basso a destra Gravere (borgata Fontanella), l'uscita della ferrovia e in alto Susa. Al centro le gorge della Dora e a destra la Val Cenischia, con in alto Mompantero.
Le borgate della montagna di Vaie, in inverno. Da sinistra il Folatone, poco più il alto al centro la Mura e a destra i prati di Prese Tridan e Prese Cattero. Sotto la linea della carrozzabile Prese Pic, al limite dei boschi. Più in alto le spianate del Truc e di Prese Garel (seminascosta dalla struttura dell’aereo) e la Cima, lo spartiacque con il comune di Coazze, in Val Sangone.
Non poteva mancare: la Sacra di San Michele.
Le montagne costituiscono, per l'uomo, un ambiente molto particolare, che, da millenni, in varie maniere, ha condizionato la vita di molte popolazioni e, da appassionato di serpenti, mi viene spontaneo un paragone, anche se a molti potrà parere un po’ azzardato.
I serpenti hanno instillato, nell’uomo, sin dalla più remota antichità, sentimenti contrastanti; paura, orrore ed odio, a causa non solo del potere di uccidere silenziosamente con un semplice “bacio della morte” che quasi non lascia il segno, che alcuni di essi possiedono, ma anche del loro modo quasi sovrannaturale di apparire e sparire all’improvviso, di scivolare su erbe, rocce ed arbusti senza un suono, senza apparente sforzo, come se volassero.
"Qualche anno fa venni morso da un black mamba e sopravvissi, tanto che ora quel serpente, disegnato sul muso del mio aereo, è il mio portafortuna".
In molte popolazioni, civiltà e religioni, il serpente è stato ed è venerato come un dio o come simbolo di saggezza, basti ricordare il serpente di Esculapio simbolo della medicina, il serpente piumato Quetzacoatl, o il cobra indiano, sacro perché riparò il Buddah dal sole col suo “cappuccio”.
Ebbene, le montagne possono presentare un certo parallelismo: aspetti negativi, rappresentati dal freddo, dai pendii scoscesi, dalle valanghe e dalla difficoltà oggettiva a superarle, elementi che hanno ispirato paura e superstizioni, ma, dall’altra, un rifugio facilmente difendibile da predoni ed eserciti invasori, vallate coltivabili o adatte alla pastorizia e, almeno nella bella stagione, fonti di cibi alternativi, con la caccia, la raccolta di frutti e funghi ecc, come testimoniano i numerosissimi ritrovamenti.
La Valle di Susa non fa eccezione, ovviamente, ed è certo che sia stata colonizzata fin dalla preistoria o comunque da ere molto lontane. In ogni caso, una cosa è certa: come i serpenti non hanno mai lasciato l’uomo indifferente, così è per le montagne, ed il loro fascino, spesso accresciuto dall’aura di pericolo, ha sempre tentato generazioni di avventurosi, per cui, al di là del semplice usufruirne come ambiente per viverci, l’esplorazione dei suoi mille recessi e la scalata delle sue mille cime ha spinto migliaia di uomini ad osare e, a volte, a lasciarci la pelle.
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Chi volesse saperne di più può andare sul mio sito Storie di volo, avventure tra cielo e terra, dove ho pubblicato parecchi filmati, ovviamente non solo sulla Valsusa, ma anche su altre montagne ed in giro per l’Europa, fino a Capo Nord. L’anno prossimo ho invece in programma il giro del mondo, via Russia e poi sulla rotta artica: Baffin, Groenlandia, Islanda, Faroer...
Finché un uomo sogna qualcosa di nuovo, diceva la mia nonna, non invecchia e resta bambino.