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È un panorama di incredibile bellezza quello che si osserva salendo lungo la via Ferrata Carlo Giorda, in particolar modo nelle giornate limpide. Il tracciato consente consente infatti di raggiungere la Sacra di San Michele partendo da Sant’Ambrogio, conquistando roccia dopo roccia la sommità del Pirchiriano.
L'intero habitat offre numerosi spunti interessanti dal punto di vista naturalistico: regno dei camosci che si sono stabiliti sulle sue pendici e che è facile incontrare durante la salita (o vedere scendere dabbasso verso il tramonto), il Pirchiriano vanta anche un'oasi di rare orchidee spontanee che affascinano gli appassionati di botanica.
Camoscio sulle rocce del Pirchiriano (Foto Elio Pallard)
La via ferrata deve il suo nome all'alpinista santambrogese Carlo Giorda, classe 1946, istruttore nazionale di alpinismo della sezione Cai di Alpignano, che morì in un tragico incidente durante la scalata della via Gervasutti-Gagliardone, ad est delle Grandes Jorasses, il 17 agosto 1985.
Via ferrata di media difficoltà, prende avvio dalla località “Gir dl’Ora”, al confine tra Sant’Ambrogio e Chiusa San Michele, ove si trova un ampio parcheggio nel quale è possibile lasciare la propria vettura. Se si giunge in treno, la stazione di Sant’Ambrogio dista poco più di un km.
Al momento in loco non vi è possibilità di noleggio dell’attrezzatura, quindi è a carico degli ascensionisti dotarsi di caschetto, idoneo abbigliamento ed equipaggiamento di sicurezza. Se non si dispone di preparazione adeguata, si consiglia l’accompagnamento di una guida esperta.
La Valle di Susa vista dalla ferrata (Foto Falabraktrips)
Il punto di arrivo coincide con la cima del Pirchiriano, ad un’altitudine di 962 metri, raggiungibile dopo un dislivello di circa 600 metri, che abitualmente viene percorso nell’arco di 5 ore.
La via ferrata Carlo Giorda, dagli inconfondibili speroni rocciosi, è molto esposta al sole ed al vento, e nel 2016 si è arricchita di un ponte tibetano, lungo 80 metri e posto circa a metà della salita. Affacciato a strapiombo sulla Valle di Susa, ai piedi della Sacra di San Michele, simbolo della Regione Piemonte e spettatrice millenaria della storia valsusina, il ponte è divenuto l’attrazione principale del percorso.
Il ponte tibetano (foto Claudio Allais)
La via ferrata è fruibile tutto l’anno, eccezion fatta per i periodi di ghiaccio ed innevamento, e dispone di due vie di fuga qualora si accusi la stanchezza e non si intenda concludere l’impresa.
La prima si trova a Pian Cestlet, un ripiano proprio sul confine tra Sant’Ambrogio e Chiusa che fu nascondiglio dei partigiani, da cui, prima ancora di affrontare ponte tibetano, si può raggiungere la mulattiera per ritornare a Sant’Ambrogio.
Più in alto si trova “U saut du Cin”, ovvero il salto del cane, da cui si può raggiungere la frazione di San Pietro. Questa cengia infatti è attraversata da un sentiero che collega questa borgata, a monte, con l’abitato di Chiusa San Michele, a valle.
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Una volta giunti al termine della via, che termina contro i muri dell’abbazia, si può ridiscendere a piedi utilizzando l’antica mulattiera che, in circa 1 ora e 30 minuti, conduce nel centro storico di Sant’Ambrogio, alle spalle della chiesa parrocchiale.
Maggiori informazioni sul sito ufficiale Ferrata della Sacra di San Michele