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Quelli che hanno attraversato l’orrore della guerra hanno maturato atteggiamenti opposti. Alcuni sono diventati irriducibili testimoni e hanno raccontato le violenze viste e subite perché le nuove generazioni sappiano cos’è successo e come evitarlo. Molti altri hanno seppellito in fondo all’animo questa esperienza di dolore e spesso di coraggio per chiudere un capitolo tragico della propria vita.
È il caso di Cristina Carola Rolando. La “maestra Cristina” : nata il 6 febbraio 1908, impavida staffetta partigiana, tradita e arrestata, condannata a morte e poi a una vita in carcere, liberata e subito tornata in Val Chisone con i partigiani del comandante Marcellin. Ma, finita la guerra, ha calato il sipario su questa fase della sua vita ed ha proseguito la sua carriera scolastica, insegnando a lungo a Forno di Coazze, dov’era nata e dove ha voluto essere sepolta.
Solo recentemente, indagini e ricerche di archivio hanno portato alla luce ciò che pochi intimi sapevano e alcuni documenti custodivano. La collaborazione delle pronipoti Elena ed Elisabetta Ferraud Ciandet e la tenacia di Elio Ruffino, che l’ha conosciuta da scolaro, hanno fatto in modo che questa “silente eroina”, come l’ha splendidamente definita Daniele Ribetto, venisse degnamente ricordata.
Rolando Carola Cristina era nata a Forno il 6 febbraio 1908. Diplomatasi maestra e conseguita l’abilitazione magistrale nel 1938 a Pinerolo, insegnò fino al 1944 a Chasteiran nel Bourcet. Dopo il carcere e la liberazione, fu poi ancora maestra a Talucco di Pinerolo e a Bibiana. Poi tornò a Forno dove insegnò per vent’anni, tanto stimata. Morì il 7 dicembre 1984 a Casa Serena a Sommariva del Bosco (CN) e – come desiderava – fu sepolta nel piccolo cimitero di Forno.
Maggiorino Marcellin, Comandante della Divisione Autonoma Val Chisone “Adolfo Serafino”, con Giulio Nicoletta, comandante della Divisione Autonoma “Sergio De Vitis” in Val Sangone. Marcellin era nato il 16 luglio 1914 a Pragelato da una famiglia socialista assai povera. Divenuto sottufficiale degli alpini per la sua abilità di sciatore, dopo l’8 settembre trasforma i partigiani della val Chisone in una delle migliori formazioni della Resistenza. Ferito due volte e decorato, dopo la guerra fa il maestro di sci. È scomparso nel 2001.
Il 25 aprile 2023 Coazze le ha intitolato un sentiero ma, prima ancora che a Forno, la maestra Cristina è stata ricordata alcuni anni fa a Bourcet, la località della Val Chisone dove insegnava quando venne arrestata. Il 26 settembre 2010 le è stata intitolata la piazzetta antistante la scuola di borgata Chasteiran, dove aveva insegnato per una decina d’anni.
Nell’occasione il pittore Daniele Ribetto aveva scritto un articolo, che non è più reperibile su internet, che riproponiamo nei suoi passaggi essenziali:
Cristina Rolando, donna piccola e minuta ma energica e volitiva, dotata di una rara intelligenza e di una inesauribile forza d’animo, ha allevato ed istruito intere generazioni di bambini nelle borgate più sperdute delle nostre montagne (oltre Bourcet, Podio di Pinasca, Talucco, Bibiana, Forno di Coazze) ed ha fornito loro, con il suo esempio, i valori fondanti della vita e la capacita di resistere nelle avversità.
Le sue profonde radici cristiane e contadine le hanno dato la forza e la costanza di combattere contro le più ignobili malvagità umane ed anche sotto tortura non abbassò mai la testa e non tradì mai i suoi ideali.
Quando venni a conoscenza di questa singolare storia, subito mi appassionai perché mi tornò alla mente la mia prima maestra elementare. Anch’ essa esile e minuta, tutta pelle e nervi, ma con un carattere deciso e determinato. Trentadue anni prima era già stata l’ insegnante di mia madre e, con il trascorrere del tempo, non era mai cambiata.
Sempre presente, mai ammalata; severa all’inverosimile (ricordo ancora la bacchetta in legno di nocciolo appoggiata minacciosamente sulla cattedra), ma nel contempo dolcissima e comprensiva.
Come la nostra maestrina di Bourcet, la mia maestra non si sposò mai, insegnò fino all’ ultimo e morì in un’anonima stanza d’ospizio quasi dimenticata da quella società per la quale aveva speso totalmente la sua esistenza.
Abilitata all’insegnamento magistrale nel 1938, Carola Cristina Rolando insegnava da diversi anni a Bourcet (qui con una sua scolaresca) quando venne tradita e arrestata dai fascisti a Pinerolo e poi tradotta nella famigerate carceri di via Asti a Torino.
Cristina Rolando rimase a Bourcet circa un decennio ed insegnò durante gli anni terribili e devastanti della Seconda Guerra Mondiale.
Partecipò attivamente alla Resistenza facendo la staffetta nella Divisione Val Chisone di Marcellin e fornendo rifugio ai partigiani di passaggio. Durante la sua permanenza lassù, non solamente svolse il difficile mestiere di educatrice, ma aiutò fattivamente il parroco (che all’ epoca era Don Barral) ricoprendo il ruolo di perpetua e di catechista.
Catturata dalle milizie fasciste con un vile stratagemma (e grazie alla denuncia di una spia) fu processata, condannata a morte ed incarcerata alle Nuove di Torino in attesa dell’esecuzione capitale.
Raccontano alcuni testimoni ancora in vita che la maestrina, già esile e minuta di natura, in carcere divenne ancora più piccola e deperita a tal punto che venne progettata per lei un’evasione avvolta in una coperta, nella biancheria da lavare. Non fu poi messa in atto per gli alti rischi che avrebbe comportato per la sua incolumità e la donna rimase a carcere duro undici lunghi mesi durante i quali, pur ammalata, fu sottoposta a malversazioni, torture ed estenuanti interrogatori senza che mai nulla uscisse dalla sua bocca.
In seguito vi fu la revisione del suo processo che commutò la condanna a morte in ventotto anni di interdizione. Fu poi liberata dai partigiani il 25 aprile del ’45 e fece ritorno a Forno di Coazze, suo borgo natio, per curarsi nel fisico e nella mente.
Continuò in seguito a svolgere il duro mestiere dell’ insegnante nelle borgate di montagna sin quando, anziana e minata nel fisico, venne ospitata nel ricovero per anziani di Sommariva Perno, prima, e Sommariva del Bosco poi, ove mori inchiodata sulla sedia a rotelle e quasi dimenticata nel 1984. Cristina Carola Rolando incarnò nella stessa persona gli stupendi concetti della missione professionale, della dedizione cristiana e della passione politica.
(Daniele Ribetto)
Scheda personale conservata presso la Guardia Nazionale Repubblicana e sottratta con uno stratagemma e a rischio della propria vita da una “talpa” partigiana infiltrata. Si può notare la linea trasversale tracciata con la matita rossa sul frontespizio della scheda. Sta a significare che il soggetto schedato è stato condannato a morte e che è in attesa di esecuzione capitale. L’annotazione a matita, poco leggibile, riporta la commutazione della pena capitale in 28 anni di carcere. La maestra (nata il 6 e non il 5 febbraio 1908 come indicato nella scheda) verrà liberata, probabilmente non il 25, ma il 27 aprile, dai partigiani che liberarono Torino.
Il certificato di Patriota la qualifica “staffetta”, è firmato dal Maresciallo Alexander, Comandante delle truppe alleate in Piemonte, e controfirmato da Maggiorino Marcellin, Comandante della Divisione Autonoma Val Chisone.
L’odierna Casa Alpina Evelina Ostorero era la scuola di borgata Ferria a Forno di Coazze. Qui la maestra Cristina ha insegnato nel dopoguerra fino alla pensione. C’erano due aule e due classi elementari e lei abitava al primo piano, in uno degli alloggi che spesso si prevedevano nelle scuole di montagna per ospitare le maestre, in tempi in cui le auto erano un lusso.
Il sentiero “Carola Cristina Rolando”
Elio Ruffino oltre ad essere il promotore della realizzazione del sentiero, lo ha tracciato ed ha redatto questa mappa. Il sentiero si sviluppa ad anello ed è lungo circa 4 chilometri, non presenta particolari difficoltà e porta alla scoperta di alcuni luoghi significativi non solo della Resistenza, ma della storia di Forno.
Parte dal cimitero dove è sepolta, costeggia l’Ossario e passa a valle di Prialli (Sëŋ Prià) la borgata dove è nata. Con rapidi tornanti, “le vóte”, sale al Molè. Attraversa il Rio Cevrero (Ri Cëvrèi), non distante dalla Miniera di Garida, e al Colletto dell’Arià si congiunge all’itinerario del Ciargiùr.
A borgata Ruata venne ucciso Davide Mario, partigiano di Piossasco. La lapide che lo ricorda è posta a Borgata Oliva. Percorrendo la carrozzabile si toccano i luoghi dove sorgevano l’antico cimitero e la vecchia scuola e si arriva a borgata Ferria, alla scuola dove la maestra Cristina abitava e insegnava e che ora è diventata un rifugio alpino intitolato a Evelina Ostorero, la ragazza uccisa dai tedeschi nel primo rastrellamento del 23 settembre 1943.
Il sentiero è stato arricchito di cartelli e bacheche dai volontari dell’AIB Coazze, grazie all’Ecomuseo della Resistenza dell’Alta Val Sangone e al contributo della Città Metropolitana di Torino.
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A Forno un sentiero ricorda la maestra Cristina, silente eroina della Resistenza