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Il Colle del Lys è situato, a 1314 metri, sullo spartiacque tra le Valli di Lanzo e la bassa Valle di Susa: si trova sulla via più breve che unisce Viù con il Vallone di Rubiana. Come i vicini Colle Portia e Colle Lunella, prima dello spopolamento delle montagne ha avuto una funzione di collegamento non secondaria, ed è uno dei luoghi simbolo della Resistenza in Piemonte, assieme a Boves, al cascinale della Benedicta nel comune di Bosio, presso Alessandria, ed a Fondotoce, frazione del comune di Verbania.
L'Ecomuseo della Resistenza “Carlo Mastri”, inaugurato nel 2000, gestito dall’associazione Comitato di Resistenza Colle del Lys, nasce per valorizzare sia il contributo delle popolazioni montane al movimento della Resistenza sia i luoghi significativi della lotta partigiana, in particolare quelli legati alla 17esima Brigata Garibaldi “Felice Cima”, che qui opera: fu la prima in valle di Susa, costituita nel marzo 1944.
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Da qui partono in continuazione squadre che compiono azioni nella bassa valle e nell'area di Rivoli, Alpignano e Grugliasco. Per i comandi militari tedeschi la vallata ha una grande importanza strategica anche per la sua vicinanza alla zona industriale di Torino. È in questo scenario che il 2 luglio 1944 vengono rastrellati e trucidati 26 giovanissimi Partigiani e nove cadono in combattimento: di questo eccidio si fa memoria ogni anno nella prima domenica di luglio con una grande manifestazione sul piazzale del colle.
Come sostiene Georges Henry Riviére, museologo francese e uno dei padri fondatori degli ecomusei, queste strutture sono musei del tempo e dello spazio. Del tempo in quanto le conoscenze del territorio e la memoria collettiva della sua comunità si estendono e si diramano attraverso il suo vissuto, per giungere nel presente ed aprirsi al futuro. Dello spazio perché vi sono luoghi significativi dove sostare e camminare fra oggetti fisici e immagini immerse nel loro contesto originario.
Un viaggio nella memoria
Il “Carlo Mastri” racconta la storia della Resistenza sul Colle attraverso quattro luoghi principali da scoprire, da osservare e da rileggere. Arrivando al Colle il primo elemento che cattura l'attenzione è il grande piazzale con la Torre Commemorativa: punto di partenza simbolico del viaggio nella memoria.
Nel 1945 viene eretto, nei pressi del Colle, un primo simulacro di monumento a ricordo dei caduti Partigiani d'Italia su iniziativa del villardorese Attilio Badone, imprenditore torinese del settore della pelletteria sfollato, dopo i bombardamenti del 13 luglio 1943, nella sua casa di villeggiatura a Mompellato. Il comando della “Felice Cima” allestisce in una parte dell’abitazione la sua infermeria, e Badone trasferisce anche l'attività lavorativa a Villar Dora.
Presso il cippo, tutti gli anni, l'8 settembre, avvengono le manifestazioni di commemorazione.
Con il passare del tempo si costituisce un vero Comitato, formato da vari Comandanti partigiani, che nel 1954 apre una sottoscrizione popolare per costruire una torre di mattoni.
È inaugurata l’11 settembre 1955, alta 7,80 metri, con diametro di 1,80, ricorda i 2024 Caduti della lotta di Liberazione delle quattro Valli circostanti: i 718 della Valsusa, i 704 delle Valli di Lanzo, i 422 della Val Sangone e i 180 della Val Chisone (nella foto sopra al titolo un momento dell'inaugurazione).
L'artefice, l’architetto torinese Franco Berlanda, ex combattente delle Brigate Garibaldi, inserisce nel rivestimento mattonelle bianche con i nomi dei caduti. In tre nicchie colloca rilievi in bronzo dello scultore futurista, sempre torinese, Mino Rosso: la Morte del Partigiano, la Cattura dei Nazisti e l’Unità fra Popolazione Civile e Partigiani.
Basata su calcestruzzo, è rivestita in pietre a vista raccolte nel greto dei torrenti delle quattro valli: Stura di Lanzo, Dora Riparia, Sangone e Chisone. Una per ogni caduto. Sulla balaustra in ferro che circonda il monumento, opera di Mario Castagno, sono riportati sia i nomi di tutte le formazioni partigiane operanti nelle quattro vallate sia il numero dei caduti, valle per valle e formazione per formazione.
Nel 1977 la torre viene ristrutturata a causa dei danni arrecati dalle intemperie.
Al fondo dell’ampio parcheggio è stato realizzato il Giardino della Resistenza e della Pace fra i Popoli, uno spazio per sollecitare e affermare l'impegno verso i valori di pace e rispetto: un patto tra generazioni con cui ci si impegna a prendersi cura dei luoghi e dei valori fondamentali della nostra storia.
Accanto al piazzale si scorge l'Ex Casa Cantoniera, ora sede del centro ecomuseale. Le gesta e la storia dei Partigiani sono raccontate attraverso la mostra permanente sulle vicende del luogo, il cambiamento dei valori durante la resistenza e la storia proprio della “Felice Cima”, con fotografie e pannelli descrittivi che invitano a proseguire la visita nei luoghi dove i fatti narrati si sono realmente svolti. Supportano il tutto video-interviste ai partigiani e uno spazio interattivo di scoperta e approfondimento.
La ristrutturazione è stata possibile anche grazie alla generosa donazione di Anna Maria Polo, la partigiana combattente della “Felice Cima” conosciuta come Mara. Nata ad Avigliana nel 1924 e cresciuta in una famiglia di antifascisti, quando il fratello prende la via della montagna lei, che è impiegata a Torino, entra da subito nelle Squadre di Azione Patriottica e in Val Sangone diventa una delle staffette più audaci, per poi unirsi ai combattenti proprio della XVII Brigata Garibaldi.
A lei, deceduta a Torino il 7 luglio 2009, è dedicata la sala espositiva del primo piano.
Nei pressi del centro partono i Sentieri della Memoria, percorribili anche in autonomia: 6 percorsi sulle mulattiere dei partigiani. Camminare sulle loro strade, risalire i valloni dove hanno vissuto e ritrovare gli anfratti in cui si sono nascosti è un modo per ritrovarne la quotidiana fatica, le emozioni, il freddo, la paura, la fame ma anche l'allegria e le speranze.
Ultima tappa di questo percorso di scoperta e comprensione è la Fossa Comune, situata a circa 1 km sulla strada provinciale di Viù: è il luogo in cui sono raccolti e provvisoriamente sepolti i corpi dei partigiani trucidati durante il rastrellamento del 2 luglio.
Due giorni dopo il massacro alcuni compagni, aiutati da contadini locali e dai parroci di Mompellato e Bertesseno, Don Lavagno e Don Mellano, ricompongono qui le loro salme, seppellendoli in una fossa comune: saranno esumate dai familiari al termine della guerra. Oggi sono ricordati da una stele e da piccole lapidi disseminate lungo la scarpata.
A partire dal 1996, in occasione della manifestazione di luglio, si tiene per tre giorni, anche il campeggio Eurolys: meeting giovanile europeo sui temi della liberazione del continente dalle dittature, sui valori costituzionali e il senso della cittadinanza europea.
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Le foto, escluse quelle d'epoca, sono di Claudio Rosa.