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Gino Bartali è noto a tutti, Giovanni Valetti se lo ricordano in pochi. Eppure la maglia rosa finale del Giro d’Italia del 1939 la indossò il ciclista aviglianese, con Bartali staccato di 3 minuti. E il Giro d’Italia lo aveva vinto anche l’anno prima, subentrando proprio al corridore toscano.
Era amato dai tifosi, ma poco dai giornalisti a causa del suo carattere schivo e poco disponibile. Inoltre la sua carriera fu breve, troncata dalla Seconda guerra mondiale, discontinua e quasi solo italiana. Ottimo a cronometro, buon passista scalatore, gli mancava la volata e questo ne limitò il numero di vittorie e contribuisce a spiegare l’ingiusto oblio in cui è caduto.
Nato a Vinovo nel 1913, vive gran parte della sua vita ad Avigliana, dove è morto nel 1998. Si fa notare a vent’anni vincendo a sorpresa il Giro del Lazio per dilettanti.
Dopo un anno critico, vince nel 1935 il campionato piemontese dilettanti e ottiene un contratto professionistico dalla “Frejus”. Inizia così una carriera professionistica piena di soddisfazioni che si concentreranno però in appena quattro anni, dal 1936 al 1939. Dopo resterà in secondo piano e nel 1948 lascerà il professionismo, lavorando alla Lancia fino alla pensione.
Nel 1936, al suo primo Giro d’Italia, Valetti diventa capitano della “Frejus” terminando la corsa al quinto posto. Vince Gino Bartali, all’epoca ventiduenne. Nel Giro d’Italia del 1937 arriva secondo dopo Bartali. Nel 1938, Bartali assente perché spinto dal fascismo a privilegiare il Tour de France, vince il Giro, anzi lo domina: il secondo classificato si troverà a 9 minuti di distacco in classifica generale. Nello stesso anno vince anche il Tour de Suisse.
Il Giro del 1939 segna il culmine della carriera di Valetti. Epico il duello con Bartali, che gli sfila la maglia rosa sul traguardo di Trento, dopo una tappa in cui l’aviglianese è andato in crisi. Ma la Trento-Sondrio segna il suo riscatto: tra scatti e forature scala il Tonale e l’Aprica assistito da Bizzi, splendido gregario, e infligge un distacco finale di oltre 6 minuti a Bartali.
Per la stagione successiva Valetti viene ingaggiato dalla Bianchi, ma inizia il suo declino. Nel giro vinto da Coppi arriverà solo 17°, l’anno dopo la Bianchi lo licenzia e anche il tentativo di riprendere la carriera dopo la guerra fallisce. Un documentario, un monumento ad Avigliana e l'intitolazione della salita al Colle Braida hanno recentemente riproposto all’attenzione questo campione dimenticato.
(Tratto da Guido Ostorero, Articolo pubblicato sul libretto dei corsi Unitre Giaveno Val Sangone, A.A. 2019-20)
Avigliana nel 2019, in occasione del passaggio del Giro d’Italia, ha dedicato un'area a Giovanni Valetti, la rotatoria sulla Provinciale 589 dei Laghi di Avigliana. Una targa ed una gigantografia ricordano le sue vittorie, i due Giri d’Italia, 1938 – 1939 e il Giro della Svizzera del 1938.
Quattro anni dopo, il 18 maggio 2023, in occasione del passaggio della tappa Bra-Rivoli del 106° Giro d’Italia, è stata inaugurata invece la valorizzazione della salita al Colle Braida, anch'essa dedicata al ciclista aviglianese.
Su tutto il percorso, dalla rotatoria Valetti sino al Colle, sono stati posizionati cartelli che riportano informazioni tecniche - pendenza, distanza, ecc. - della salita.
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L’assessora aviglianese Fiorenza Arisio, il consigliere Arnaldo Reviglio, i figli Carlo e Nory ed alcuni familiari il 18 maggio 2019 inaugurano l'area dedicata a Valetti (Foto di Alberto Tessa, tratta da LaValsusa).
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Chi si ricorda di Giovanni Valetti, l’aviglianese che vinse due Giri d’Italia e sconfisse Bartali?