Laboratorio Alte Valli - Cuore innovativo
La Val Sangone raccontata ai ragazzi... dalla bisnonna Livia Picco: i giocattoli.
Tutto sommato i giochi non erano poi molto diversi da quelli di oggi, una volta eliminati i videogiochi, le macchinine elettriche, i trattori, le bambole parlanti, l’esercito dei puffi, dei mostriciattoli, dei personaggi dei fumetti che poche volte diventano giochi di gruppo.
E se i giocattoli erano per pochi, la fantasia era di tutti. Costruivano, inventavano, giocavano perfino con le nuvole del cielo...
I giocattoli
Erano pochi. Alcuni fabbricati dagli stessi ragazzi, come gli zufoli, altri dai genitori o dai nonni, come le bambole di pezza o di legno, le trottole, i cavallucci a dondolo, i fucili di legno.
Cavallo a dondolo. Grazie per la foto a Ada Giacone.
In paese pochi possedevano giocattoli ‘comprati’. Una volta la bisnonna è stata invitata a giocare con una compagna, figlia di un albergatore. Essa possedeva una bambola alta mezzo metro con un vestito di pizzo, la cuffietta e perfino la culla. Una meraviglia!
Nelle borgate non era così:il regalo di un giocattolino, modestissimo, era un avvenimento! E questo capitò alla bisnonna quando non andava ancora a scuola, in una giornata indimenticabile. I nonni la portarono alla festa di Trana! A piedi fino a Giaveno al ‘tranvai’, che di per sé era già uno spettacolo, una novità.
La bisnonna felicissima si chiedeva con stupore perché le case e gli alberi fuggissero all’indietro e non avrebbe voluto scendere dal trenino. Ma Trana era così vicina!
Dopo la Messa al Santuario, i nonni con i loro amici pranzarono sotto gli alberi poi le comprarono dell’uva bianca dolcissima e una girandola! Magnifica con i colori vivaci. Le girandole degli altri bambini erano belle, ma la sua era la più bella di tutte e girava, girava!
Al ritorno sul ‘tranvai’, la girandola tenuta ferma con le mani, girava velocissima fuori dal finestrino, tanto che non si vedevano più i colori. Oh, bella! Quando ‘il tranvai’ si fermò sotto la tettoia della stazione, i colori della girandola tornarono tutti. Oh, bella! Sulla salita di Coazze le gambette della bisnonna si rifiutavano di camminare, ma la gioia di arrivare a casa con la girandola la spingeva...
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L’occasione di vedere tanti giocattoli insieme arrivava con le feste patronali. A Coazze, per l’Assunta, in piazza c’erano tante bancarelle di dolci e di giocattoli e un grosso banco di sole bambole, piccole e grandi vestite da principessa.
La bisnonna e le sue amichette di scuola ‘perdevano le bave’ per quelle bambole! Ma costavano tanto…(allora i ragazzi non ricevevano la ‘paghetta’ dai genitori, solo qualche soldino alle feste più importanti per comprarsi i dolcetti). Le amiche contavano le monetine e sospiravano.
Ma non avevano perso tutte le speranze, perché il padrone delle bambole organizzava ogni anno una lotteria e il premio era una grossa bambola, a scelta, tra le più belle.
Un anno le bambine rinunciarono eroicamente ai dolci, investirono tutto il loro capitale nei biglietti della lotteria, quindi, in estasi davanti al banco, manifestavano le loro preferenze. “Io vorrei quella con i riccioloni biondi, il vestito celeste con i pizzi bianchi”.
“Sì, è bella, ma più di tutte mi piace quella con i capelli neri lunghi, il vestito giallo a fiori, con le farfalle intorno all’orlo”.
“La più bella per me è quella con i capelli tirati su, il vestito verde e la cintura d’oro. Anche di faccia è la più carina”.
“Sono tutte bellissime. A me basterebbe una qualunque. E’ difficile scegliere. Quella grande, al centro del banco, una nuvola rosa non la guardo neppure!”
Le madri dicevano di non farsi illusioni: “Le lotterie fanno vincere soprattutto il padrone del banco”.
Le bambine rispondevano: “Uno deve pur vincere!”
Ada Giacone (grazie per la foto) con una grande bambola.
L’ultima sera della festa c’era l’estrazione! Il padrone la tirava per le lunghe. Le bambine con il biglietto in pugno friggevano. Finalmente egli mise la mano nel sacchetto dei numeri, li rimescolò con studiata lentezza, tirò fuori la mano con il pugno chiuso. Girò sul pubblico lo sguardo. Disse qualcosa che la bisnonna non ricorda, aprì la mano e levò in alto un cartoncino. Gridò il numero. Aveva vinto un giovanotto.
La delusione fu totale. Fu una vaccinazione contro tutte le lotterie.
L’anno dopo la bisnonna passò in fretta davanti al banco delle bambole, fingendo di non vederle, investì ‘il suo capitale’ in un cartoccio di torcetti e marciò sull’edicola per conoscere l’ultima avventura del Signor Bonaventura sul Corriere dei Piccoli. Non tornò a casa a bocca asciutta!
Anche i regali di Natale erano poca cosa. Solo i più fortunati trovavano qualche giocattolo sotto il cuscino. Nelle case di montagna non arrivavano gli orsacchiotti, le cucine attrezzate, le macchinine elettriche, i trenini, per non parlare dei videogiochi. Dopo un’attesa ansiosa, i bambini trovavano un sacchetto con dentro qualche arancia, delle noccioline, poche caramelle e un Gesù Bambino di zucchero, che qualche giorno dopo finiva mangiato, dopo fuggevoli leccatine.
Sentivano parlare di bambole, cerchi di legno, soldatini portati a qualche bambino del paese. Li invidiavano, poi seppellivano l’invidia nella neve che cadeva e continuavano a giocare con il gatto, il cane, gli agnellini dalla lana ricciuta.
I loro giocattoli erano vivi! E ricambiavano il loro affetto. Una bambola, sia pure bellissima, questo non lo può fare. I piccoli montanari non erano infelici. Sapevano inventarsi i giochi e i giocattoli. Utilizzavano tutto: dall’erba ai sassi, dall’acqua alle nuvole.
Anche le nuvole? Sì. Le nuvole sono sempre diverse per forma e colori. D’estate era bello sdraiarsi sull’erba a pancia in su e vederle trasformarsi in castelli, montagne di panna montata, mostri favolosi, animali preistorici, arcipelaghi di bambagia. E si potevano inventare storie meravigliose che nessuno aveva mai raccontato. A volte si giocava ad indovinare quale forma avrebbero preso le nubi dopo qualche minuto… e non si indovinava mai!
A Tortore, ai piedi del santuario di Sant’Ignazio nelle Valli di Lanzo, c’è un luogo incantato, Il museo del giocattolo dove Nicoletta e Mauro hanno raccolto giocattoli d’epoca.
Da quelli ottocenteschi, prerogativa di famiglie nobili o ricche, a quelli che ora sarebbero fuorilegge, come le macchinine di lamiera perfette riproduzioni dei modelli originali.
Proseguendo si arriva ai giocattoli del dopoguerra, vedendo come la plastica abbia rapidamente soppiantato legno e metallo.
L’infanzia della bisnonna, Anni Trenta, era dunque passata quasi senza giocattoli: solo i ceti abbienti potevano permettersi bambole, trenini, teatrini ecc. Per molti bambini il tempo libero quasi non esisteva, schiacciato tra scuola e lavoro.
Nel dopoguerra invece, col boom economico, le cose cominciarono a cambiare e almeno a Natale qualche giocattolo arrivava in molte case. La FIAT ai figli dei dipendenti e il “Natale dei bimbi” alle famiglie coazzesi portavano almeno un giocattolo. Tricicli, biciclettine, macchinine e bambole. Non una montagna di regali come adesso, magari solo uno, ma proprio per questo prezioso.
In collaborazione con Guido Ostorero, Laboratorio Alte Valli propone alcuni estratti di La Val Sangone raccontata ai ragazzi... dalla bisnonna Livia Picco, importante testimonianza sulla vita e sul lavoro delle nostre montagne: li trovate RAGGRUPPATI IN QUESTO LINK.
Per saperne di più vi rimandiamo al sito ScuolaGuido, su cui potete leggere l'articolo completo: I divertimenti: giochi e giocattoli della bisnonna