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«Je suis cioch ce soir...» (Sono ubriaco, questa sera) cantava Gipo Farassino nel 1970, in una canzone inserita nel disco “Gipo a sò Turin”. Con questo titolo, Gipo voleva parodiare scherzosamente una vecchia canzone francese, “Je suis seul ce soir”, struggente slow fox del 1941 con parole di Jean Casanova e musica di Paul Durand.
Uscita nel 1941, proprio nel periodo in cui Parigi era sotto occupazione tedesca, questa canzone divenne celebre in tutta Europa. «Je suis seule ce soir, avec mes rêves / Je suis seule ce soir, sans ton amour…» cantava la cantante Léo Marjane, vittima di un amore infelice; «Je suis cioch ce soir», cantava Gipo, con cuore molto più leggero. Farassino, che aveva esordito come orchestrale sulle navi, conosceva molto bene il pezzo originale, cavallo di battaglia di tutti i pianisti di piano bar.
Ubriacone, Pittore anonimo della fine del XIX secolo.
Anche se alle orecchie dei Piemontesi il verso di Gipo poteva sembrare una espressione scherzosa in francese maccheronico, essa è al contrario una frase che in Francia potrebbe essere pronunciata realmente.
Spesso le parole del piemontese vengono condivise dai linguaggi dei territori circostanti: è il caso di “Cioch”, che troviamo nei patois francoprovenzali della Val d’Aosta, della Savoia, del Brianzonese, del Cantone svizzero di Giura e nel provenzale di Nizza.
In Francia quasi più nessuno parla le lingua locali, ma i termini dei patois sono entrati nel “Français Régional”, ossia nella variante di francese standard parlata in quel luogo. Questa è una buona notizia per gli ubriachi piemontesi, che sanno di non essere soli.
Honoré Daumier , “Fisiologia del Bevitore”, Disegno, 1862.
E dunque, il nostro “Cioch”, dopo essere diventata “Tchouc” nel patois valdostano, la ritroviamo al di là delle Alpi come “Tchouk” o “Tchouc” nel patois della Savoia, nei patois francoprovenzali della zona di Briançon e nella parlata francoprovenzale del Cantone svizzero dello Jura.
Troviamo riscontro di ciò, oltre che nei vari dizionari dei patois locali, anche ne “Le Patois de Tignes”, ricerca sull’idioma del villaggio di Tignes, in Savoia, pubblicato nel 1998 da Célestin Duch, Henri Béjean e Madeleine Béjean per i tipi dell’Università di Grenoble, e ne “Le Djâsaie de Tchie Nos – Glossaire Patois des Franches Montagnes”, testo curato nel 2006 da Marie-Louise Oberli-Wermeille, sul patois parlato nel Cantone svizzero dello Jura, con particolare riguardo al villaggio di Saignelégier, paese natale dell’Autrice.
Saignelégier è un comune del canton Giura di 2.500 abitanti, capoluogo del distretto delle Franches Montagnes. L'ambiente è quello di un altipiano ondulato, dal clima piuttosto rigido, poco adatto all'agricoltura, caratterizzato da boschi di abeti e grandi pascoli. Le attività economiche si dividono fra l'orologeria e l'allevamento di cavalli e bovini, con la collegata produzione di formaggi.
Un appuntamento molto importante, che attira a Saignelégier decine di migliaia di visitatori, è costituito dal Marché-Concours National de Chevaux, l'annuale fiera dei cavalli - la maggiore in Svizzera - che si svolge nel secondo weekend di agosto
Ma è il francese régional parlato a Nizza che ci risulta particormente simpatico, perché è lì che scopriamo che il “Tchouc”, se ama particolarmente il vino, deve stare particolarmente attento a non trasformarsi in un “Tchoucatoun”, un ubriacone.
Superciuk, il supercattivo dalla fiatata alcolica
Il termine "Ciuch" non è però solo un retaggio della lingua francoprovenzale: ha anche caratterizzato un famoso personaggio a fumetti: Superciuk, creato da Max Bunker per la serie Alan Ford. Fu disegnato per la prima volta da Magnus e rappresenta, fin dalla sua prima apparizione nel n. 26 dell'agosto 1971, una delle figure di maggior successo della testata.
La serie, pubblicata a partire dal 1969, è incentrata sulle avventure umoristiche, con tratti grotteschi e di denuncia sociale, di uno scalcinato team di agenti segreti, il "Gruppo T.N.T." Dopo un inizio non esaltante, la serie raggiunse un considerevole successo di pubblico e di critica, arrivando a oltre cinquant'anni di vita editoriale con oltre 600 numeri pubblicati.
Il personaggio di Superciuk è l'alter ego di Ezechiele Bluff, un povero spazzino irascibile e dedito all'alcol che, a causa dell'esplosione di una distilleria, acquisisce una sorta di superpotere: una fiatata alcolica dall'odore nauseante che gli consente di mettere fuori combattimento qualsiasi avversario.
Sfruttando questa caratteristica, che alimenta con continue bevute di barbera di pessima qualità, diventa un criminale, camuffando la propria identità con un costume composto da una maschera, una mantellina e un corsetto che rende irriconoscibile la sua altrimenti pingue figura; inoltre ha con sé un fiasco e un palloncino che gli consente di volare.
Superciuk, coniugato con Beppa Giosef, della quale subisce le continue angherie, “ruba ai poveri per donare ai ricchi”. È infatti convinto che siano i poveri a sporcare le strade, complicando il suo lavoro di netturbino, mentre i ricchi sono a suo dire educati e rispettosi della pulizia. Un'ironica inversione rispetto al personaggio di Robin Hood.