Laboratorio Alte Valli - Cuore innovativo
In piemontese, «Avèj la bertavèla» significa “avere la chiacchiera logorroica e torrentizia”.
Ma qual è l’origine, di questa locuzione? È squisitamente francese: in questa lingua la “bertavelle” o “Perdrix bartavelle” è la coturnice (Alectoris graeca), un uccello delle nostre Alpi, parente dei fagiani e delle pernici, che emette un grido caratteristico.
La coturnice nell’opera “Naturgeschichte der Vögel Mitteleuropas” dell’ornitologo tedesco Johann Friedrich Naumann, pubblicata nel 1905.
Coturnice nel Parco Orsiera Rocciavré (Batti Gai).
La coturnice canta soprattutto all’alba o al crepuscolo, con un canto sonoro ritmato e stridulo, inconfondibile, e canta ancora più forte nella stagione degli amori, senza mai fermarsi. Dunque, nel luogo comune, la coturnice è il volatile più chiacchierone e rumoroso di tutti.
Per questo motivo, una “personne ou femme bavarde, qui parle beaucoup”, è come una persona che sembra essere preda dello spirito di una “bertavelle” in amore.
A seconda delle zone, la parola viene anche pronunciata “bërtavela” o “bartavela”. Da questo sostantivo consegue il verbo “bërtavlé” o “bartavlé”, che significa “cianciare, chiacchierare”, nonché il derivato “bërtavlada” o “bartavlada”, che significa “lunga chiacchierata”.
La pagina de “Lou Tresor dóu Felibrige” di Frédéric Mistral (1878), dov’è nominata la “bertavela”.
Nell’area dei patois francoprovenzali, sia del versante alpino italiano che francese, “mënà la bartavèllë” significa “chiacchierare a vanvera”. Nei dialetti liguri, una persona che parla troppo, si dice che sia “abertulemà”.
Nel francese regionale parlato nella Savoia, nel Delfinato e nelle regioni francesi attorno alle Alpi, “bertavelle” significa “personne ou femme bavarde, qui parle beaucoup”. Anche in tutta la Provenza la parola è ben presente (come ci testimonia Frédéric Mistral ne “Lou Tresor dóu Felibrige”) nella forma “bartavela” o “bartavelo”, sia per designare l’animale che la persona chiacchierona.
La coturnice
È un uccello della famiglia dei Fasianidi, lungo 35 cm e con un'apertura alare di 50 – 55 cm. Bluastro nella parte superiore e sul petto, ha la gola bianca con una striscia nera, le ali marroncine screziate di bianco, rosso e nero e il becco rosso. Il maschio, praticamente identico alla femmina, possiede un corto sperone ed è un poco più grande.
La coturnice si contraddistingue per agilità, astuzia e combattività: corre e si arrampica molto bene, vola in maniera leggiadra e veloce e si posa sugli alberi solo in caso di pericolo.
Frequenta versanti soleggiati e piuttosto ripidi dominati da vegetazione erbacea e ricchi di affioramenti rocciosi ed ama anche i campi terrazzati ed i pascoli dovuti a disboscamento, mentre evita le praterie con erbe alte ed i campi invasi da alberi e cespugli. Il declino dell’agricoltura montana e della pastorizia si è rivelato quindi negativo per questo fasianide, che ha subito negli ultimi decenni una spiccata riduzione dell'areale di diffusione, ormai ristretto alle Alpi, all'Italia e alla penisola balcanica.
D'estate si spinge sino alle più elevate praterie alpine interrotte da pietraie, mentre in inverno la persistenza della neve al suolo la costringe a scendere sulle balze rocciose che dominano il fondovalle.
È una specie monogama: in inverno vive in grandi colonie ma in primavera le coppie si isolano e la femmina depone 12-15 uova giallastre in cumuli al di sotto dei cespugli o in rupi scoscese.