Laboratorio Alte Valli - Cuore innovativo
La gazza, detta anche gazza ladra per l'attrazione che esercitano su di lei gli oggetti luccicanti, appartiene alla famiglia dei corvidi ed è diffusa in tutta la zona paleartica. Manca totalmente dalla Sardegna e dalla Corsica, e conta 10 sottospecie.
In alcune zone delle nostre valli viene chiamata "Berta", mentre un altro corvide, la Ghiandaia, viene chiamato "Giacu", quasi fossero marito e moglie e non due uccelli di specie diverse.
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È di colore nero su testa, becco, parte alta del petto, dorso, coda, basso ventre e parte piumata delle zampe, mentre le altre parti del corpo sono bianco candido. Lunga tra i 46 ed i 50 centimetri, di cui ben la metà solo di coda, ha con un'apertura alare di 52-62 centimetri e raggiunge un peso variabile tra i 161 ed i 268 grammi.
Da qualche tempo in tutta Italia sembra essere di molto aumentata la loro presenza. Perché? Lo abbiamo chiesto a Valentina Mangini, guardaparco del parco Alpi Cozie: “Dipende dalla modifica dell’ambiente e degli stili di vita. Un tempo le gazze venivano cacciate, ora sono diventate specie protette e rientrano solo più nei piani di abbattimento selettivo. Hanno preso piede, si sono antropizzate sempre più e in alcune zone hanno praticamente scacciato i corvi. Questi uccelli hanno capito che, stando vicino all’uomo, riescono comunque ad approvvigionarsi di cibo”.
Curiosa e molto intelligente, la gazza denota cognizione sociale, immaginazione e memoria episodica. È infatti uno dei pochissimi animali ad aver superato con esito positivo il test dello specchio, che permette di comprendere se, vedendosi riflesso, si percepisca come una minaccia o riesca a riconoscersi. La gazza lo fa, dimostrando grande autoconsapevolezza: basti pesare che l’uomo si riconosce allo specchio in genere a partire dai 18 mesi di età, mai prima.
Ha abitudini diurne ed è solita vivere in coppia o in piccoli gruppi di famiglia. Trascorre la giornata spostandosi dagli alberi al terreno, alternando attività di controllo a procacciamento del cibo. È un animale stanziale: i maschi abitualmente scelgono un luogo e vi restano per tutta l’esistenza, mentre le femmine, in genere monogame, possono abbandonarlo per mettersi alla ricerca di nuovi compagni.
Onnivora, si alimenta di tutto quanto riesce a trovare: granaglie, semi, frutta a guscio (non è raro vederle lanciare a terra noci per romperle e poi cibarsi dei gherigli), bacche, frutti, invertebrati, carogne, uova, altri uccelli e vertebrati. Sa riprodurre i suoni dell’ambiente che la circonda, inclusa la voce umana, ed emette un verso chioccolante, dato dalla stessa sillaba ripetuta più volte (3-7) a seconda dello stato di eccitazione. La riproduzione avviene di norma in primavera, ma se l’inverno è mite anche già a dicembre.
Il corteggiamento è un vero e proprio rito: il maschio, mentre emette bassi cinguettii ed arruffa le penne dei fianchi, esibisce la sua coda alzandola, abbassandola, spiegandola a ventaglio e richiudendola velocemente. I maschi con coda integra sono i favoriti, perché denotano la forza che ha permesso loro di superare indenni combattimenti e predazioni.
Nel nido, costruito dalla coppia e costituito da una coppa di base composta da un intreccio di ramoscelli, fango e fili d’erba sopra il quale viene posta una calotta di rametti intrecciati, vengono deposte da 3 a 10 uova (in genere 6-8), una al giorno. Vengono covate per circa 3 settimane solo dalla femmina che, alla schiusa, si occupa di imbeccare piccoli per i primi 7/10 giorni di vita con ciò che il maschio le procura. Trascorso questo periodo, i piccoli hanno gli occhi aperti e possono essere imbeccati anche dal maschio. Si avventurano al bordo del nido dopo un paio di settimane di vita, ma dovranno attendere fino ai 27 giorni per l’involo.
Ad un anno la gazza è matura sessualmente, ma la riproduzione in genere avviene dopo il secondo. La speranza di vita è di 4/5 anni, ma vi è testimonianza di esemplari che hanno superato i 20 anni.
Se la connotazione nel mondo occidentale è di accostare la gazza a qualcosa di negativo, anche in virtù del fatto che nella mitologia germanica la gazza era la messaggera degli dei, inseparabile compagna della dea della morte, in estremo oriente essa è invece sinonimo di prosperità e felicità. Non certo, però, per gli uccellini. Di cui, dopo il gatto, la gazza rappresenta in natura il peggior nemico.