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La prima gara automobilistica italiana si corre il 18 maggio 1895: Torino-Asti e ritorno. Un percorso di 93 km definito un “esperimento di corsa di veicoli automotori” e proposto nell'ambito dell'esposizione del Ciclo di Torino. I concorrenti sono cinque: 3 giungono al traguardo.
Il 1900 è iniziato e tutto fa presupporre che sarà il secolo dell'automobile. In Piemonte si disputano anche le prime prove in salita: il 21 aprile 1900, in occasione del primo Salone dell'Automobile di Torino, la Madonna del Pilone-Pino Torinese, di 5 km. L'anno dopo, sulla collina torinese e su una distanza simile, la Sassi-Superga.
Il 27 aprile 1901 prende il via da Torino il Giro d'Italia in automobile, organizzato dal Corriere della Sera e dal Touring Club Italiano: si vuole propagandare, per chi può permetterselo, l'uso dell'automobile.
Alle 7,30, con condizioni atmosferiche pessime, partono 32 iscritti, tra cui Giovanni Agnelli, nonno del più famoso Avvocato. L'arrivo è a Milano l’11 maggio dopo 1.642 km percorsi: tagliano il traguardo in 30.
Infine il 27 luglio 1902 la Susa-Moncenisio. La prima vera corsa in salita della storia.
La gara è indetta dal periodico la Stampa Sportiva come evento di contorno e chiusura dell'Esposizione Internazionale dell'Automobile e del Ciclo di Torino.
Così scrive il giornale il 6 luglio: “... ci siamo persuasi di organizzare prima della chiusura della nostra Esposizione internazionale dell'Automobile e del Ciclo una prova di salita e di praticità sul percorso Torino-Susa-Moncenisio. Il primo tratto Torino-Susa (km 52) dovrà farsi in passeggiata (en balade come dicono i francesi) e il secondo tratto Susa-Moncenisio (km 23) si farà in velocità...".
Il percorso si snoda su 22,5 km, un dislivello di 1.605 m. e una pendenza media del 12%: dalle porte di Susa al rettilineo precedente l'Ospizio, passando per una cinquantina di tornanti, detti tourniquets, le rampe delle Scale e il Villaggio della Gran Croce.
Una delle prime edizioni della Susa-Moncenisio (foto dal gruppo Susa-Moncenisio 1902).
Tutto questo ne fa la competizione più impegnativa e prestigiosa dell'epoca: ottiene l'alto patronato della Principessa Letizia di Savoia Napoleone, Duchessa di Aosta, che offre al primo classificato la Coppa Principe Amedeo realizzata dallo scultore Calandra, e di sua Altezza Reale il Duca di Genova.
L'edizione del 1902
Dei 50 concorrenti iscritti solamente 38 prendono il via e 37 giungono al traguardo. Sono divisi in due classi: velocità e turisti, con quattro categorie: motocicli, vetturette, vetture leggere e vetture pesanti.
Per ognuno dei primi tre classificati, di tutte le classi e categorie, è previsto un premio. La Gran Coppa Nazionale è destinata alla vettura di fabbricazione italiana.
Il ristorante dell'Esposizione, il Molinari di Torino, destina una cassa di 12 bottiglie di Moet- Chandon al vincitore della categoria velocità.
Premi a sorteggio anche fra le gentili signore rimaste in piedi ad aspettare l'apparizione dei corridori. Chi desidera pranzare si accomoda, al prezzo di 5 lire, al ristorante del Cenisio.
Vince Vincenzo Lancia, al volante di una Fiat 24 HP, di proprietà dell'avvocato biellese Angelo Mosca: compie il percorso in 30 minuti e 10 secondi, alla media strepitosa, per l'epoca, di 44,3 km/h: le diligenze a cavalli impiegano, sullo stesso tragitto, 7 ore.
Tra i partecipanti della classe turistica, categoria vetture leggere, c’è Gregorio Pivano, un biellese autista della famiglia Marsaglia di Torino. La FIAT che Pivano e Vincenzo Marsaglia vogliono utilizzare è pesantissima: smontano tutta la carrozzeria lasciando solo telaio e motore. I freni sono anch’essi eliminati: la corsa è in salita.
La scelta si rivela vincente: Pivano e Marsaglia raggiungono per primi il traguardo, in 50 minuti e 20 secondi, con una media di 27 km orari. Il problema si presenta nell'affrontare il viaggio di ritorno: “strisciando l'auto contro i muri e terrapieni a monte” come scriverà anni dopo, il 7 aprile 1960, L'Eco di Biella.
Vincenzo Marsaglia.
L'affluenza del pubblico, attratto dalla competizione e dalla bellezza del paesaggio è tale da convincere gli organizzatori a dare una scadenza annuale alla gara.
Nel 1903, purtroppo, la corsa è soppressa in seguito alle vicende luttuose della Parigi-Madrid: a nulla vale il parere favorevole del Ministero dei Lavori Pubblici contro l’irremovibile no del Marchese Guiccioli, prefetto di Torino.
Si ricorre a un “escamotage”. La competizione viene classificata come “gita”, con la definizione di “esperimento di salita a velocità regolamentare per macchine automotrici”: il percorso è quello dell’anno precedente.
1905, Presenziano Agnelli e Margherita di Savoia
Il 10 luglio 1904, invece, partono da Susa circa 40 piloti e un folto pubblico si inerpica in ogni modo sulla salita del Moncenisio, a piedi, a dorso di mulo, in bicicletta e i più facoltosi, un centinaio, in automobile, ad applaudire il nuovo successo di Vincenzo Lancia, al volante di una FIAT 75 HP.
Secondo classificato è Felice Nazzaro, astro nascente dell'automobilismo italiano. La medaglia d'argento dorato, offerta dal Ministero dell'Agricoltura, Industria e Commercio se la merita la ditta Matteo Ceirano & C. per il debutto della nuova marca Itala nelle autovetture leggere.
Le autorità militari di Torino vietano ad organizzatori e giornalisti di scattare fotografie dell'evento: si deve salvaguardare l'integrità dello Stato. Il divieto però non comprende gli spettatori: saranno loro a vendere le immagini ai giornali.
Alla manifestazione assistono Arturo Ambrogio e Roberto Omegna: quest’ultimo ha appena acquistato a Parigi una macchina da presa, l’Urban con rulli di 50 m, con cui filma alcune fasi dell'evento.
La monta anche direttamente su un'automobile, come una moderna camera-car: i due realizzano il primo documentario italiano del genere e la prima pellicola prodotta da quella che diventerà la Arturo Ambrosio & C. s.n.c. L'intero filmato di circa 4 minuti, in bianco e nero e senza audio, ora andato perduto, è proiettato al "Cinematofono" torinese di via Roma il 17 luglio 1905.
L'edizione del 16 luglio 1905 è un nuovo successo: 12.000 spettatori tra automobilisti, ciclisti e pedoni. L'Albergo dell'Ospizio serve 500 pasti alla “carte” e il Molinari confeziona centinaia di cestini da colazione al prezzo di 5 lire.
A Susa, alla piombatura e al controllo delle macchine, presenzia il cavalier Agnelli. Il segnale d’inizio, alle 8,30, è dato dalla Regina Madre, Margherita di Savoia, grande appassionata di automobili, qui giunta con il “nuovo automobile Sparviero”, accompagnata dalla Principessa Letizia, dal Duca di Genova su una Fiat e da tutto il resto del seguito.
Ancora una volta vince una FIAT, la 100HP, pilotata però da Felice Nazzaro che abbassa il record portandolo a 19 minuti e 18 secondi.
Felice Nazzaro.
Il Corriere della Sera per la prima volta dedica un articolo in prima pagina all’evento, commentando con enfasi l'impresa del trionfatore, rammaricandosi per la sfortuna di Lancia costretto al ritiro.
Ai premi si aggiunge la Coppa Conte di Bricherasio offerta della Contessa di Bricherasio in memoria del figlio Emanuele prematuramente scomparso.
Nonostante tutto si torna a correre solo il 9 luglio 1914, alla vigilia del conflitto mondiale: una prova riservata alle motociclette e alle vetture leggere, poi il 12 luglio 1920.
Nel 1926 anche una regata sul lago
L'edizione del 10 agosto 1926 porta con sé alcune novità raccontate sulle pagine del quindicinale L'eco di Susa del 14 agosto: l'assistenza sanitaria è prestata dalla squadra di pronto soccorso del Comitato di Torino, mentre gli organizzatori sono assistiti lungo il primo tratto di percorso degli Alpini della caserma Clemente Henry di Susa e da Bar fino al Colle, dai commilitoni della Raccagni ubicata presso l’Ospizio.
Soprattutto sul lago si organizza una regata: il comitato promotore è presieduto da Sua Altezza Reale il Principe di Piemonte, Umberto II, che in quegli anni è a Torino a prestare servizio nel 92° Reggimento di Fanteria con il grado di tenente e spesso soggiorna in Valle.
Sono invitati 9 equipaggi piemontesi e uno francese, fra cui le torinesi Società Canottieri Esperia& Torino, la Reale Società Canottieri Cerea, la Caprera e l’Armida.
La partenza è stabilita di fronte all'Ospizio, dopo l’arrivo delle vetture in gara: il Principe di Piemonte dà il via con un colpo di pistola.
La folla da riva segue i propri beniamini costeggiando come può il lago: chi a piedi, chi in bicicletta, taluni aggrappati ai parafanghi di automobili, altri a dorso di cavallo.
Vince la Cerea, seguita dall’Esperia e dall'imbarcazione francese. I primi classificati ricevono da Umberto II la corona d'alloro e la Coppa del Vincitore e cantano il breve Inno della Vittoria. Per i secondi e i terzi una targa ricordo.
Negli anni successivi la gara si disputa saltuariamente: l’edizione del 1937 è l'ultima prima del secondo conflitto mondiale, si torna nel 1949.
La Susa-Moncenisio in un Cinegiornale del 21 luglio 1937.
Anni '50, le ultime edizioni
L’ultima edizione sul percorso “classico” di 22,5 chilometri si disputò nel 1953 e fu vinta da Willy Daetwyler su Alfa Romeo 4500.
Lo svizzero non ebbe rivali, alla guida di una monoposto simile a quelle utilizzate da Nino Farina e Juan Manuel Fangio nel mondiale di Formula 1, portando il record della corsa a 13’ 51” 8, alla media di 95,647 km/h.
Nel 1954 le autorità francesi decretano la fine della cronoscalata: la corsa viene ripristinata solo il 27 luglio 1986 su un percorso tutto italiano di 8 Km, con le due formule Velocità in salita, vinta da Giuseppe Tambone su Osella, e Slalom, vinta da Giampiero Comello su Dallara.
Dal 2009 resta solo la gara di Slalom, nelle due categorie auto e auto storiche.
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