Laboratorio Alte Valli - Cuore innovativo
Porta la firma di quattro donne determinate la nascita, nell'autunno del 2013, di CanapaValleSusa, associazione di promozione culturale volta a diffondere la coltivazione e l'utilizzo di canapa anche nel nostro territorio, non soltanto a livello agricolo. La sua sede ufficiale è a Sant'Ambrogio, ma la coltivazione avviene su più appezzamenti privati dislocati in valle: "Il nostro obiettivo - precisa Katia Zesi, presidente dell'associazione fin dalla fondazione - è quello di promuovere questa coltivazione, che ha ricadute in vari ambiti oltre ad essere un prodotto alimentare e salutistico".
Fin dai suoi albori, l'associazione si è dedicata a fare rete. Oltre che sul web (con l'attivazione del sito www.canapavallesusa.it), con la condivisione di esperienze, risorse economiche ed umane. Il fine? Uno solo: avviare una produzione di canapa nostrana per contrastare l'impoverimento e la crisi che stanno falcidiando l'economia locale.
La strada del rilancio valsusino della canapa ed è stata tracciata con un primo progetto pilota di coltivazione, avviato nel 2014, cui è seguita l'anno successivo l'estensione della superficie adibita. "Purtroppo - prosegue Katia - anche a noi la pandemia del 2020 ha giocato un brutto scherzo. Non ci potevamo riunire, gli spostamenti non erano consentiti e nell'anno che si è appena chiuso non ci sono state coltivazioni avviate sotto l'organizzazione dell'associazione. Non abbiamo una forma giuridica che ci consenta di esser proprietari di terreno, ma abbiamo la competenza associativa per scambiare tra di noi idee, soluzioni, punti di vista".
Fibre di canapa.
L'unione fa la forza e la cinquantina di soci collezionati negli anni più rosei, alcuni aderenti anche da realtà non proprio limitrofe come il biellese ed il cuneese, sono un incentivo a proseguire. Dopo aver ottenuto i primi risultati in campo alimentare, l'associazione punta al tessile per sostenere un progetto di filiera artigianale.
La coltivazione della canapa in valle di Susa avviene su un territorio piuttosto ampio, che spazia dall'alta alla bassa valle, spingendosi fino alla prima cintura (Rivoli) ed alla Val Sangone. "La canapa è coltivabile, a seconda della varietà, dall'Equatore al circolo polare artico" afferma Katia che, così come gli altri soci, ha mille idee che le frullano in testa.
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Tra i tanti obiettivi, i più ambiziosi sono la realizzazione di un mulino e di un frantoio per produrre olio e farina di canapa in loco ed un punto di conferimento comune a tutti gli agricoltori. Grandi idee che si scontrano con una triste realtà: la mancanza di sostegno economico.
Una filiera tessile di tipo industriale ha infatti costi eccessivi per le varie fasi di trasformazione necessarie, ma una lavorazione artigianale potrebbe rappresentare una valida nicchia di mercato. "Stiamo studiando una strategia attrattiva nei confronti della canapa, per fare sì che a questa fibra troppo a lungo trascurata venga restituito il giusto valore".
Fibre di canapa.
Gli ostacoli di percorso sono molteplici e non esclusivamente economici. Bisogna fare i conti con la tracciabilità delle sementi prevista dalla normativa sugli stupefacenti, che non si adatta ad un territorio frastagliato come quello montano. Inoltre, i sacchi di sementi sono venduti in confezioni da 25 kg, troppi per le estensioni territoriali a disposizione dell'associazione; forniture inferiori, da 1 a 5 kg di semi, sarebbero una valida alternativa.
Infine servirebbe una normativa uniforme che presti attenzione a realtà complesse come le zone montane, garantendo un metodo distributivo differente a realtà aggregate o associative. L'attuale regime di quasi monopolio delle sementi non gioca a favore della loro diffusione e, se si arrivasse ad una meccanizzazione della raccolta, le coltivazioni sarebero più sostenibili.
La canapa ha mille attrattive e impieghi, ma altrettanto vulcanica è l'associazione valsusina che vuole promuoverla, che si distingue per le buone intenzioni ma soprattutto per la caparbietà. E che per il 2021 si è posta un obiettivo impegnativo ma non irrealizzabile: concentrare i suoi sforzi per realizzare un importante progetto, tutto incentrato sulla filiera della bioedilizia.