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La Madonna della Neve viene celebrata il 5 agosto ed è una ricorrenza molto diffusa e sentita. Evoca immagini di alte vette e bianche distese e in Valle di Susa tende le sue mani protettive dalla più alta cima, dai 3.538 metri del Rocciamelone.
Sulla vetta del Rocciamelone (3538 metri) sono stati portati il busto di Vittorio Emanuele II (1891) e la statua della Madonna il 28 luglio 1899. Dopo varie costruzioni in legno, nel 1923 viene inaugurata la prima cappella in muratura, radicalmente risistemata nel 1988 con annesso rifugio Santa Maria.
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La cima del Rocciamelone all'alba (Claudio Gaijin).
Ma questa attribuzione della Madonna si deve ad una nevicata miracolosa, avvenuta, secondo la tradizione, il 5 agosto 358 a Roma. Sull’Esquilino, che è il più alto dei famosi sette colli, ma raggiunge solo i 58,3 metri di altezza sul livello del mare.
È la patrona di decine di località italiane e le sono dedicati oltre 150 edifici sacri. 31 di questi si trovano in Piemonte, ma 17 anche in Campania, dove è la patrona di Torre Annunziata, città rivierasca del Golfo di Napoli.
Ma il record lo batte la chiesa dedicata alla Madonna della Neve a Olinda, presso Recife in Brasile, poco a sud dell’equatore. Fa parte del convento di San Francesco, il primo fondato in Brasile nel 1585. Ricostruito nel 1631 vi arrivarono dei padri missionari romani che vi portarono il culto della Madonna della Neve in un contesto dove la neve non è mai stata vista. (...)
La statua della Madonna al Rocciamelone (Elena Maccari).
Il “miracolo della neve” del 358 d.C.
Nel IV secolo, sotto papa Liberio due ricchi coniugi romani senza prole decisero di offrire tutti i loro beni per la costruzione di una chiesa in onore della Madonna, pregandola di indicare loro il luogo.
Nella notte del 4 agosto la Vergine apparve in sogno alla coppia annunciando un evento miracoloso per l’individuazione del sito in cui erigerla. Il papa Liberio aveva fatto lo stesso sogno e quando si diffuse la notizia che sull’Esquilino nella notte c’era stata una nevicata circoscritta, vi si recò con i coniugi e delimitando l’area innevata segnò il perimetro della chiesa, che fu detta “Liberiana”, ma dal popolo “ad Nives”.
La chiesa era dedicata alla fede nel Credo, la dichiarazione di fede che era stata approvata circa trent’anni prima nel primo concilio ecumenico cristiano, convocato a Nicea da Costantino I imperatore, per ristabilire la pace religiosa e raggiungere l’unità dogmatica, minata da varie dispute, in particolare dall’arianesimo, che negava la piena divinità di Cristo.
Circa un secolo dopo la chiesa fu profondamente ristrutturata da papa Sisto III, che ne fece il primo luogo di culto mariano, dopo che nel 431 il concilio di Efeso aveva proclamato la divina maternità della Madonna. Gli ampliamenti e arricchimenti dei secoli successivi l’hanno dotata del campanile più alto della città (75 metri) e ne hanno fatto una delle chiese più grandi di Roma, per cui oggi è nota come Santa Maria Maggiore ed è una delle quattro basiliche papali romane.
Nel 1568, la denominazione ufficiale della festa liturgica della Madonna della Neve, fu modificata nel termine “Dedicazione di Santa Maria Maggiore” con celebrazione rimasta al 5 agosto. Il miracolo della neve in agosto non è stato più citato in quanto leggendario e non comprovato.
Dal 1983 è tornato a Roma il prodigio della nevicata sulla cupola della chiesa di Santa Maria Liberiana e in piazza Santa Maria Maggiore. L’architetto Cesare Esposito rinnova il miracolo del 358 d. C. proiettando in cielo milioni di cristalli di ghiaccio.
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