Laboratorio Alte Valli - Cuore innovativo
Si chiama Aida, come la celebre opera di Giuseppe Verdi, ma nulla ha a che vedere con la lirica. Dietro questo acronimo, infatti, si cela una lunga ciclovia, Alta Italia da Attraversare, che collega Susa a Trieste, congiungendo il passo del Moncenisio con il capoluogo giuliano.
In mezzo, tutte le città dell'alta Italia, solcate da tracciati già esistenti, soltanto da valorizzare e raccordare tra di loro per consentire, partendo dal Piemonte, di approdare in Friuli Venezia Giulia dopo aver attraversato Lombardia e Veneto. Il tracciato infatti, prevalentemente pianeggiante, si avvale di percorsi disponibili od in fase di sviluppo: per quanto concerne la Valle di Susa, in particolare, stiamo parlando di quello della via Francigena.
Il tracciato (in rosso) in Valle di Susa e nel torinese
Il progetto è ambizioso: cercare di offrire ai fruitori, nelle varie tappe previste, un connubio tra attività turistica e naturalistica dei territori attraversati, che devono al contempo essere in grado di fornire una strutturata capacità ricettiva. L'idea ha la paternità della Fiab, Federazione italiana amici della bici, ed è portata avanti da un comitato scientifico che si avvale anche del supporto della rete Bicitalia.
Ad occuparsi del tragitto nostrano, dal Moncenisio a Rivalta, è Jacopo Spatola di Bikehub Torino, che nel suo ruolo di promotore della mobilità sistemica indossa la veste di profilatore dei percorsi. "Aida – spiega Spatola – non vuole essere antagonista od alternativa a Vento, il progetto di ciclabile che dovrebbe collegare Torino a Venezia seguendo il corso del Po. Il progetto sfrutta tre grosse progettualità già esistenti in Piemonte: i Canali Cavour, che collegano il chivassese a Milano, la Corona di Delizie, che gravita intorno a Torino, e la via Francigena, con il progetto portato avanti dall'Unione Montana per realizzare una ciclostrada in valle Susa".
Negli ultimi anni, ci dice Spatola, che per mestiere ha il polso della situazione, l'approccio locale a queste iniziative è cambiato radicalmente. "I sindaci hanno finalmente capito, dopo molte insistenze, che il rilancio dell'economia parte dal territorio, e in questo senso anche la bicicletta può essere portatrice di valore aggiunto. Bisogna sfatare il mito che il cicloturismo non possa fare reddito, anzi le esperienze ci dicono che in questo settore la spesa media è piuttosto consistente.
Si tratta in genere di persone con una cultura elevata, dal reddito medio-alto, che sono più disposte a cercare situazioni alberghiere diffuse sul territorio ed a favorire la produzione locale. Chi attraversa le nostre terre in bicicletta le vuole godere appieno. È disposto a spendere per assaggiare il prodotto tipico, per scoprire il km 0, non cerca sicuramente la produzione industriale ma il valore di nicchia".
E se di gente che gravita intorno al mondo delle due ruote ce n'è tanta, ecco allora che Aida, senza ricorrere a nuove infrastrutture, ma utilizzando quanto è già esistente o su cui insistono degli studi di fattibilità, mira a raggiungere il suo intento nobile: promuovere e far conoscere tutte le realtà territoriali attraversate.
Aida, tuttavia, non è studiata soltanto per gli sportivi o per il turismo mordi e fuggi: i suoi percorsi possono anche favorire lo spostamento dei residenti o i tragitti tra casa e lavoro. Insomma, Aida si prefigge di fornire la possibilità di godere di un percorso unico dal punto di vista del panorama e dell'appeal naturale e turistico, senza preclusioni di sorta. Il che fa comprendere la doppia valenza che il suo nome può assumere: in questo caso, infatti, Aida è davvero un'opera sublime, musica per le orecchie di chi ama il territorio in cui vive.