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Elogio del Maometto di Borgone
È difficile, correndo sull’autostrada nel congestionato fondovalle della bassa Val di Susa, scorgere quei frammenti di paesaggio, storia e natura che pure abbondano. Per riuscire nell’intento occorre scivolare senza fretta sui lati della valle. Sul lato destro, ai piedi dei fitti boschi dove trovarono rifugio i frati giunti dalla Grande Chartreuse. O sul lato sinistro, ai piedi di bancate calcaree inondate di sole.
È qui, nel Comune di Borgone, che si trova il Maometto.
Toponimo curioso per un’edicola votiva scolpita su un masso erratico, ai margini di una radura. In realtà il Profeta non c’entra nulla, ma il toponimo è dovuto a una interpretazione popolare della figura: “’Ël mè omèt”, “il mio ometto”, da cui appunto Maometto. Le ricerche poi hanno condotto in direzione romana e non saracena.
“Un tempietto con due colonnine ai lati, con capitelli e basi appena sbozzati, sormontate da un frontone leggermente aggettante. Nella nicchia è raffigurata una figura maschile (l’ometto) con le due braccia sollevate verso l’alto e reggenti due oggetti di non facile identificazione”. (1)
L’edicola votiva fu scoperta negli anni ’40 del ‘900 dall’antropologo torinese Augusto Doro. La collocazione in una zona di cava fa presupporre la dedica al Dio Silvano, divinità delle selve, protettore dei boscaioli, ma in questo caso anche protettore dei lapicidae (cavatori), vista la necessità di legname per le operazioni di cavatura.
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Ma la toponomastica è scienza meno “esatta” dell’archeologia ed è per questo che l’interpretazione popolare ha infine prevalso. Maometto è infatti il nome della zona, compresi il corso d’acqua e la vicina borgata (da queste parti i Saraceni passarono davvero).
Tutt’intorno, i massi erratici e le rocce montonate ricordano il passaggio del ghiacciaio valsusino. Accadde ben prima dei saraceni, dei romani e dei certosini.
(1) Info "Associazione Culturale Archeologica Valsusina"
Consigli di viaggio (Itinerario 23):
La località Maometto si trova a monte di Borgone, sulla strada secondaria per San Didero. Con pochi minuti a piedi si raggiunge la radura che ospita il masso con il bassorilievo.
La citata strada secondaria fa parte della Ciclostrada della Val di Susa, detta “del Diacono Martino”: da Rivoli a Susa e Novalesa su strade laterali secondarie ai due lati della valle. Un viaggio lungo, ma il treno consente molte varianti e, soprattutto, un comodo ritorno.
Lungo ma ricco: Il Parco naturale dei Laghi di Avigliana, i centri abitati con i loro castelli e le fontane di pietra, Foresto e il suo magnifico orrido, la romana Segusium, Chianocco e i suoi lecci. E infine la Val Cenischia: Novalesa, le sue cascate e l’abbazia. Un giorno può non bastare.
La ciclostrada è segnalata ma non ancora completata e qualche difficoltà si può incontrare prima di Susa (settembre 2021). Sempre Susa e dintorni sono l’unica zona con traffico. Per il resto si va su provinciali tranquille, in alcuni tratti chiuse ai mezzi motorizzati nei giorni festivi.
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Vigilano sul viaggio i potenti profili del Monte Pirchiriano con la Sacra di San Michele e del Rocciamelone, montagna un tempo “più alta d’Italia”.
Percorso: Rivoli - Avigliana – Parco naturale Laghi di Avigliana – Sant’Ambrogio – Chiusa San Michele – Vaie – Sant’Antonino – Villarfocchiardo - Borgone - Maometto - San Didero – Bruzolo – Crotte (Chianocco) – Bussoleno – Foresto, (Riserva naturale dell’Orrido) - Chiodo – San Giuliano – Susa – Mompantero – Trinità – Marzano – Grangia – Venaus – Parore - San Rocco - Villaretto – Cascate – Novalesa, Abbazia – Susa.
59 km, dislivello 647 m
Stazioni ferroviarie lungo il percorso.
L’itinerario è visualizzabile:
sulla piattaforma digitale di mappe e percorsi online "bikemap.net"
sul sito cuboviaggiatore.net, curato da Max Ubicini, a questo link: Elogio del Maometto di Borgone.
Qui trovate anche tutti i percorsi localizzati su Google maps.La guida completa “Elogi di Piemonte” si può acquistare in libreria e sul sito dell’editore Atene del Canavese