Laboratorio Alte Valli - Cuore innovativo
L’idea del docufilm “L’acqua e la fabbrica” nasce l’anno scorso durante una conversazione tra il regista Luigi Cantore e Dario Fracchia, l’ex sindaco di Sant’Ambrogio, appassionato di storia locale. Inizialmente si concentra sul Maglificio Bosio di Sant’Ambrogio, ma poi acquista una valenza più generale sulla Val Susa, che vanta un grande passato industriale, con fabbriche in tanti Comuni.
Cantore pensa di ampliarla anche alla Valsangone, coinvolgendo perciò Elisa Bevilacqua, che ha conosciuto durante un laboratorio del ValsusaFilmFest. Quest’ultima infatti ha collaborato con Ferruccio Marengo, pubblicando nell’ottobre 2021 “Il secolo delle fabbriche”, la storia dell’industria in alta Valsangone. La sceneggiatura inizia a prendere forma e vi partecipano anche Paola Comolli e lo stesso Marengo.
Una squadra di tutto rispetto per una storia che miscela realtà e finzione, nel meccanismo tipico del docufilm. Dicono gli sceneggiatori: “La parte documentale è la narrazione della storia delle fabbriche nelle due valli, e di come il loro sviluppo sia legato all’importantissima risorsa acqua. Ci sono i primi anni di sviluppo impetuoso, gli anni degli scioperi, quelli della guerra, quelli delle crisi con licenziamenti e disoccupazione, e infine il recupero recente di alcuni edifici per altri scopi”.
La Cartiera Sertorio di Coazze in una foto d'epoca.
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Dal punto di vista visivo, il regista Cantore ha potuto rendere queste vicende grazie a foto e video d’epoca, tra cui qualche chicca come le pubblicità delle camicie “Capri” prodotte dal Cotonificio Vallesusa e sponsorizzate in televisione dall’attore Mario Carotenuto, un frammento di un film tratto da un’opera di Pirandello (Marsina Stretta) in cui si pronuncia la frase “Abbiamo le nostre fabbriche lassù a Valsangone” e infine alcuni filmati inediti relativi al crack dei cotonifici della famiglia Riva. Per le riprese contemporanee e le scene di acqua e canali sono stati utilizzati i droni, che danno una visione d’insieme del territorio.
Per quanto riguarda invece la parte di finzione, si è immaginata una trama che coinvolgesse entrambe le valli e due gruppi di operai, e si è proceduto al “casting” pubblico nei due comuni di Coazze e Sant’Ambrogio per la selezione di attori e comparse, lo scorso novembre.
In molti hanno aderito, portando anche alcune testimonianze di com’era il lavoro nelle “fabriche” alla loro epoca, raccontando di tanta fatica, ma pure di qualche soddisfazione. Specie per le donne infatti il passaggio fu epocale, contribuendo molto all’autonomia femminile. Non mancano accenni agli scioperi, alle contrapposizioni ideologiche tra cattolici e socialisti, quando poi perseguivano gli stessi scopi di mutua assistenza e tutela dei lavoratori.
Le riprese sono iniziate a fine marzo e hanno riguardato sei location diverse; oltre alle ex fabbriche Cartiera Sertorio e Maglificio Bosio, il Col Bione e il Folatone, luoghi di incontro per le persone provenienti dalle due valli.
Hanno coinvolto numerosi attori e comparse, tra cui studenti e studentesse delle classi 4 ª e 5ª del corso multimediale e della 5 ª del corso di design dell’Istituto Des Ambrois di Oulx con l’insegnante di cinema e fotografia Daniele Croce. Oltre a operatori di scena, costumisti e truccatori, il Gruppo Teatro insieme di Susa e Margherita Petrillo e Franco Boetto per i costumi; “più che riprese sembravano delle grandi feste”, dicono i ben informati.
Il film è stato proiettato in anteprima venerdì 22 luglio a Sant’Ambrogio e lunedì 25 luglio a Coazze, comuni che hanno patrocinato il docufilm, realizzato grazie alla produzione di ValsusaFilmFest e dell’associazione Moonlive.