Laboratorio Alte Valli - Cuore innovativo
Sembra incredibile ma, alla fine degli anni '70, a Condove esistevano due emittenti radio. La prima, RPL, acronimo di Radio Play Live, portava la firma di un gruppo di persone capitanate da Piero Bruno, Franco Rapelli e Enrico Votta. Le prime trasmissioni avvenivano da Frassinere, a casa di Piero Bruno. Poi, dalla borgata l'emittente si trasferì nel concentrico, presso l'abitazione di Votta, in via Brigate Partigiane.
"Penso che fosse il 1978 – racconta Piero Bruno. – Ad essere coinvolti in questo progetto eravamo 7 od 8 persone. Non ricordo più tutti i nomi, so soltanto che avevamo dato il via ad una sorta di autofinanziamento, anche se portare avanti una trasmissione era un impegno enorme. Non avevamo una grande strumentazione, eravamo piuttosto inesperti e la necessità di adeguarsi alle normative vigenti ci portò ben presto ad abbandonare l'idea. Resistemmo poco più di un anno, durante il quale comunque garantivamo il palinsesto 24 ore su 24, perché avevamo acquistato un registratore che ci permetteva di riprodurre dalle 22.30 alle 10.30 del giorno successivo quanto registrato in giornata".
Un po' più nitidi sono i ricordi per quanto concerne la nascita della seconda radio, ideata su iniziativa di un gruppo di adolescenti condovesi: Paolo De Grandi, Otello Belli e Walter Borla, con il prezioso supporto amministrativo ed un investimento economico da parte di Walter Selvo, avevano allestito una sorte di stazione rudimentale, che comunque funzionava benissimo.
"Era l'estate del 1979 – precisa Paolo De Grandi – e, in una tenda canadese a tre posti nel cortile di casa mia, in via De Amicis, avevamo posizionato un trasmettitore fai da te, con un'antenna da cb ed un attacco pl. Trasmettevamo musica, avevamo un mixer da battaglia ma ci divertivamo parecchio. Selvo, che era un po' più grande di noi, si era detto ben contento di aiutare questi tre ragazzini con qualche spicciolo, anzichè correre il rischio che andassimo in giro a combinare qualche marachella".
Nacque così "Radio 2001". "Nome che – interviene Walter Borla – si ricollegava alla rivista Ciao 2001, una delle rarissime pubblicazioni sulla quale ci documentavamo per scoprire le novità del mondo rock e della musica d'oltreoceano".
Due copertine del 1976 di "Ciao 2001", una vera "bibbia" per gli appassionati di musica dell'epoca.
Negli anni di piombo, la radio serviva anche, oltre che per diffondere musica, per far sentire la propria voce. "Eravamo una radio cosiddetta "pirata" – precisa Borla - le frequenze hanno avuto il via libera dopo di noi. A quei tempi il monopolio apparteneva alla Rai, assieme a Radio Montecarlo, che avevano palinsesti piuttosto standardizzati. Trasmettevano musica melodica, canzoni italiane, noi volevamo essere una voce alternativa".
Ad aiutarli nell'intento di ampliare gli orizzonti fu il fenomeno Bob Marley. "Il suo pensiero spinse tutti ad una grossa presa di coscienza – puntualizza Borla – ricordo splendide trasmissioni con la musica di Marley ed un'interessante ricerca che conducemmo sul mondo reggae. Ci portavamo i dischi da casa e, quando volevamo trovare generi più all'avanguardia, facevamo una scappata da Maschio, il "mitico" negozio di dischi in piazza Castello a Torino, che vantava buona discografia". Tra un disco e l'altro quiz musicali, programmi sul cantautorato e sul messaggio di lotta portato avanti da molti autori.
Intanto l'estate stava per concludersi. "Dato il successo e con l'avvicinarsi della brutta stagione – prosegue De Grandi – registrammo il nome ed acquistammo un trasmettitore professionale. Ci spostammo nel garage di casa dei miei, che era libero e, grazie al nuovo trasmettitore e ad un'antenna di 15 metri collocata nel cortile, riuscimmo a potenziare il segnale, raggiungendo anche San Valeriano. Più su non riuscivamo a spingerci, ostacolati dal promontorio di Gandoglio, ma a valle arrivavamo fino ad Avigliana. Ben presto arrivarono a darci una mano alcuni condovesi, anche in virtù del fatto che io lavoravo, Walter e Otello studiavano e serviva un aiuto per la programmazione".
"Eravamo regolarmente iscritti all'ufficio Iva – interviene Walter Selvo – e facemmo domanda per avere la frequenza a norma, sotto tutti i punti di vista. Purtroppo non abbiamo immagini fotografiche che documentino la nostra esperienza perché, a differenza di oggi, per noi l'importanza era viverla, più che fermarla in uno scatto. Devo dire comunque che non fui l'unico a scommettere nell'impresa, perché anche altri condovesi cofinanziarono il progetto, dimostrandosi ben disposti a scommettere su un'iniziativa che ragguppasse un buon numero di giovani".
In questa immagine e sopra al titolo Radio Alice a Bologna, una delle più conosciute "radio libere" degli anni 70.
La coesistenza tra le due radio sullo stesso territorio non sfociò mai in rivalità e concorrenza. "Lavoravamo serenamente – precisa De Grandi - senza rapporti conflittuali. Ci divertivamo tutti. Prendevamo telefonate in diretta, ricevevamo richieste musicali, eravamo padroni del nostro tempo e lo facevamo trascorrere anche a chi ci ascoltava".
Proprio il tempo, scarno per due studenti e per un lavoratore, ma soprattutto la mancanza di soldi e il servizio militare da svolgere, uniti a qualche screzio interno, fecero naufragare anche Radio 2001. "Durammo all'incirca un anno - conclude De Grandi – non credo molto di più. Forse eravamo anche troppo giovani, ognuno doveva trovare la propria strada. Sarebbe bello che oggi, con tutta la tecnologia esistente, qualche ragazzo volesse ripercorrere l'impresa. Anche se immagino che, tra permessi, autorizzazioni, scartoffie varie e diritti da pagare, non so quanto un'idea simile potrebbe decollare".
Grazie alla tecnologia, ascoltare musica al giorno d'oggi è diventato davvero un gioco da ragazzi, ma i ragazzi del terzo millennio sono molto diversi da quelli di fine anni '70.
Quelli cui bastavano una borgata di montagna o una tenda canadese e tanto entusiasmo per far volare il tempo in compagnia della musica.