Laboratorio Alte Valli - Cuore innovativo
In una delle strette vie che salgono al castello di Avigliana, quasi nascosta, si innalza una torre attorniata da un elegante palazzo dalle pareti rosa, che si sviluppa intorno ad una corte. È Casa Cantamerlo, villa ottocentesca in stile neo-medioevale ricostruita su antiche preesistenze.
In passato è stata la casa canonicale della parrocchia dei Santi Giovanni e Pietro nel Borgo Nuovo. Negli anni successivi al 1844 è abitata dall’allora parroco, il teologo Giovanni Maria Vignolo, natio di Villafranca Piemonte e grande appassionato d’arte.
La chiesa, costruita tra il 1284-1320, dal XIV secolo, è sede del titolare della prevostura. Nel XIX secolo conserva, all’interno ma anche nel sottotetto e in ricoveri di fortuna, diverse opere pittoriche, tra cui trittici di Defendente Ferrari come Lo sposalizio mitico di Santa Caterina, nato dalla collaborazione con Gerolamo Giovenone: una tavola centrale con la Madonna e il Bambino che porge l’anello nuziale a Santa Caterina e due laterali raffiguranti un San Lorenzo e un San Giovanni Battista. Il dipinto è giunto qui, con gli altri, nel 1802, dopo la soppressione napoleonica degli ordini religiosi.
Il sacerdote promuove una prima grande campagna di restauro affidandola al parmense Amabile Brusati. Nel 1860, in occasione del suo trasferimento nella parrocchiale di San Lorenzo a Cavour, dove diventerà vicario foraneo, la tavola centrale dello “Sposalizio" gli è donata con autorizzazione della Curia.
Don Vignolo, nel 1867 autore anche di un bizzarro romanzo storico, “La Regina e il Re della Fava ossia Teodolinda ed Accaccio”, che narra delle peregrinazioni in Bassa Valle Susa di due “promessi sposi” in compagnia del loro parroco, pretesto per una divagazione turistico-storica, vende nel 1860 la canonica a Norberto Rosa.
L'uomo, nato ad Avigliana il 3 marzo 1803, è procuratore legale a Susa, nonché poeta, musicista, pittore e giornalista, collaboratore del Messaggero Torinese e della Gazzetta del Popolo. Nel 1840 pubblica sul “Parnas Piemonteis” gli scritti di Angelo Brofferio, per poi distanziarsene polemicamente dopo averlo conosciuto.
Le sue poesie, sparse su giornali e fogli volanti, vengono riunite in un unico volume soltanto nel maggio del 1988.
Nel 1855 dalle pagine della Gazzetta del Popolo propone la sottoscrizione dei "Cento cannoni" per armare la Cittadella di Alessandria: piazza di primaria importanza strategica per la difesa del Piemonte nel caso di una nuova guerra con l'Austria. L’iniziativa ha un successo immediato: partecipano cittadini di ogni parte d'Italia e gruppi di emigrati sia negli Stati Uniti che in America Latina. In breve tempo si raccolgono 151.914 lire e 21 centesimi: le bocche da fuoco fuse nell'Arsenale di Torino sono 127 e ognuna reca un cartiglio con il nome di una persona o di una città donatrice.
Il 15 ottobre 1861 il Rosa ospita a pranzo, al Cantamerlo, l’amico Giuseppe Regaldi, poeta, scrittore e accademico: autore nel 1867 de “La Dora. Memorie”, una raccolta di annotazioni su arte, storia e costume valsusini . Così descrive il luogo: “Quel podere sostenuto dai baluardi dell’antico castello è una bella casa con fregi e porte di stile gotico, e con una torre ottangolare, coronata da otto merli biforcati dipinti in rosso. Intorno alla casa su le rupi del monte ridono campi fertili e fiorite aiuole; e gelsi, pampini ed allori verdeggiano fra i rosai.”
Il suo bizzarro nome è ispirato al merlo canterino dipinto sulla volta della torre. Ancora il Regaldi: “... e nella volta della torre, in lieta cameretta, mi additava figurato su di un ramoscello di edera il merlo, da cui piglia il nome il fantastico suo podere”.
Lo stesso Rosa dedica una breve composizione alla sua prediletta dimora:
Il Cantamerlo è un piccolo podere
fra campo e vigna e un po' di bosco in fondo
Con una casa colorata di biondo
e nel mezzo una torre o belvedere
Donde si può una vista godere
Che la più bella non la si gode al mondo,
la Dora, i laghi e cento ville al fondo,
e la Sagra e Superga infra le sfere.
Rosa però ha solo due anni per godersi il "piccolo podere": è colto da improvvisa morte a Susa nel giugno del 1862.
Negli anni antecedenti al secondo conflitto mondiale la casa ospiterà il Re, in Valle per le manovre militari. L'edificio è attualmente di proprietà privata e, sito al n° 2 della via dedicata al poeta, con il relativo vasto parco risale lungo le pendici della rocca del castello.
La camera che ha ospitato la coppia reale
Il parco
Nell'atrio è murata una stele romana, databile alla prima metà del II secolo D.C., raffigurante un prigioniero: è stata ritenuta da Don Natalino Bartolomasi, studioso di storia valsusina e storico ufficiale della Diocesi, una rappresentazione scultorea della vittoria di Settimio Severo su Clodio Albino.
Essa è stata collocata nel 1859, probabilmente come dono a Don Vignolo, dal giavenese cappuccino Padre Placido Bacco, per circa 40 anni tenacemente dedito allo studio della storia antica di Avigliana e Susa. Pur disponendo di pochi mezzi, li impiega tutti nell’archeologia di cui è appassionato: non ne è un esperto né tanto meno un epigrafista, ma un solerte raccoglitore di pezzi, geloso delle proprie scoperte, gran parte delle quali ora custodite nel Museo Archeologico di Torino e in quello di Susa.
I risultati della sua passione li trasferisce in centinaia e centinaia di pagine manoscritte, stese mescolando certezza e fantasia e con qualche infelice interpretazione storica. Alcuni sono conservati nella Biblioteca segusina.
La stele del Cantamerlo l’ha rinvenuta durante gli scavi solitari nella regione Malano di Avigliana, alla ricerca del sito di “ad Fines Cotii”: il confine fra le terre di Cozio e quelle romane, la stazione dove veniva riscossa la “Quadragesima Galliarum”, una tassa doganale del 2,5% su tutte le merci in entrata e in uscita alle frontiere. I punti di sosta sui confini, detti "Fines" o "Ad Fines", erano i luoghi in cui veniva esatta.
Su uno dei muri della villa, affaccianti sulla corte, è affrescata una copia della “Danza dei Folli”, la stessa che orna, nel Borgo Medioevale del Valentino di Torino, l’edificio che ricorda Casa Aschieri di Bussoleno, posto sulla piazzetta lastricata all'ingresso: è dipinta al primo piano ed è copiata dalla facciata di un’osteria di Lagnasco, in provincia di Cuneo, diroccata poco dopo la costruzione del Borgo.
Borgo del Valentino
Cantamerlo
All'interno del Cantamerlo alcuni locali, come la Sala d'Armi, prossima all'ingresso, il Salone di Rappresentanza e la Sala del Trono, conservano anch’essi esempi neo-medioevali di arredamento e di decorazione pittorica.
Il salone di rappresentanza
La sala del trono
Sul portone d’ingresso un drago stilizzato, in ferro battuto, accoglie gli ospiti.
Il drago
Particolari del portone
Foto di Claudio Rosa